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sabato 22 febbraio 2014

Figli somiglianti al Padre - Riflessione sul Vangelo di domenica 23 febbraio 2014

Ci sono delle pagine del Vangelo che ci piacciono molto, che siamo sempre felici di ascoltare, ma ce ne sono altre che ci piacciono un po' meno, che quando le ascoltiamo la domenica... diciamo che non ci fanno impazzire dalla gioia.
Luca Rossetti, Trinità, Chiesa San Gaudenzio, Ivrea.
La pagina di questa domenica, che molti intitolerebbero "ama i tuoi nemici", è probabilmente una di quelle meno amate. Forse la sentiamo molto distante dal nostro vissuto, ci sembra che Gesù ci chieda qualcosa di troppo grande per le nostre forze.
Ma davvero può essere così? Ma davvero il Signore può chiederci qualcosa di cui non siamo capaci?
Non sarà forse che siamo noi ad aver capito male?
Proviamo allora ad ascoltare meglio quello che ci viene proposto.
Gesù in poche parole descrive quello che è il nostro quotidiano: voler bene a chi ti vuole bene ma star ben alla larga da chi ti è ostile e se ti fa qualcosa di male tu vendicati. La nostra vita, cioè, ha per centro il nostro Io quindi chi mi è amico lo tratto bene, chi non lo è... proprio non lo tengo in considerazione. Guardiamoci bene nel cuore con obbiettività e non potremo che concordare con questa descrizione.
Ma che tipo di vita è questa? È una vita felice? Se mi guardo intorno direi di no! Mi sembra piuttosto una vita in cui ci si accontenta di tirare a campare.
Gesù, però, desidera per ciascuno di noi una vita veramente felice e così ci invita a cambiare prospettiva, a mettere al centro della nostra vita Dio che ragiona in modo molto diverso da noi. È un Padre che ama tutti i suoi figli, buoni e cattivi, giusti e ingiusti, perché un padre fa così, ama i suoi figli sempre, anche quando disobbediscono, si comportano male, gli fanno del male.
Ma Lui è Dio e noi come possiamo pensare di essere capaci di amare come ama Lui?
È stato difficile nascere, assomigliare ai vostri genitori, imparare la loro lingua? No! Nessuno di noi ha faticato per avere gli occhi del colore di quelli di papà o i capelli del colore di mamma, nessuno di noi ha faticato per imparare la lingua dei nostri genitori, siamo cresciuti con loro. Amare come ama Dio non è diverso!
Ogni giorno (e più volte al giorno, spero) eleviamo a Dio la preghiera che ci ha insegnato suo Figlio Gesù che inizia con le parole "Padre nostro". Non sono mica parole a caso! Se Gesù ci invita a rivolgerci a Dio chiamandolo Padre è perché è davvero così, perché è davvero nostro Padre! Siamo noi che forse diciamo questa parola dandole poco peso. San Francesco spesso quando iniziava il Padre nostro non riusciva ad andare oltre la prima parola perché solo l'idea di poter chiamare Dio Padre, e quindi essere suo figlio, lo faceva impazzire dalla gioia.
Proviamo allora a metterci un po' di fiducia in più quando preghiamo il Padre nostro, crediamo che siamo davvero suoi figli e quindi gli assomigliamo in quella che è la sua caratteristica principale: l'amore. Amare i nostri nemici è un atto eroico solo se pensiamo di poterlo fare col nostro piccolo e freddo cuore, se invece ci apriamo al dono dello Spirito Santo e lasciamo che sia Lui, che è l'Amore del Padre, ad amare in noi il voler bene a chi ci fa del male non sarà altro che un atto del tutto naturale. San Paolo ci ricorda che noi siamo tempio di Dio e che lo Spirito abita in noi, non teniamolo rinchiuso! Lasciamo che ci insegni il linguaggio del Padre che è il linguaggio dell'amore per tutti.
Il nostro ego cercherà di frenarci dicendoci che vivere così è vivere da fessi che si fanno imbrogliare e opprimere dagli altri, non diamogli retta!
Pensiamoci bene: stiamo meglio quando portiamo rancori e litighiamo o quando viviamo in pace volendo bene a tutti? Io penso che una vita davvero gioiosa sia quella in comunione e in pace con tutti.
All'inizio sarà un po' difficile, le cattive abitudini sono dure da perdere, ma se non ci lasciamo scoraggiare e ci impegniamo innanzi tutto ad aprire il cuore all'azione dello Spirito (dobbiamo pregare, se non fosse sufficientemente chiaro), piano piano ci accorgeremo che non è così complicato, anzi che è davvero bellissimo! Una vita d'amore vero è una vita di gioia perché ci fa essere più noi stessi ci fa vivere da quello che siamo: figli amati che somigliano al loro Padre.


sabato 15 febbraio 2014

Verso una giustizia più alta - Riflessioni sul Vangelo di domenica 16 febbraio 2014

A chi piacciono regole, norme, leggi?
Penso a nessuno eppure capiamo che sono utili, e spesso anche necessarie, per mantenere una convivenza civile.
"L'uomo è un animale sociale" diceva Aristotele, non siamo fatti per una vita solitaria, abbiamo bisogno di relazioni in cui condividere i nostri pensieri, le nostre emozioni, i nostri sentimenti, le nostre esperienze ma abbiamo anche bisogno gli uni degli altri perché da soli non saremmo in grado di sopravvivere (mica siamo tutti Bear Grylls!). Fin da bambini ci accorgiamo che la convivenza con gli altri necessita di norme che limitano la mia libertà per tutelare quella dell'altro, che mi accordano dei diritti ma anche dei doveri.
Tutti, però, viviamo anche relazioni in cui le norme e le leggi sono superflue, non hanno bisogno di essere stabilite, sono le relazioni d'amore, quelle in cui cerchiamo prima il bene dell'altro che il nostro. Tra due innamorati non c'è bisogno (o almeno non dovrebbe) di stabilire a che ora telefonarsi o quante volte uscire a cena in un mese perché ci si ama e ognuno dei due desidera più il bene dell'altro che il proprio. Relazioni del genere, però, ne abbiamo poche e in tutte le altre è facile che passi prima il nostro interesse che il bene dell'altro.
Dio conosce le nostre fragilità e già ad Israele ha donato una Legge, sintetizzata nei cosiddetti Dieci Comandamenti (ma che meglio si dovrebbero dire Dieci Parole), per indicarci come vivere senza farci troppo male tra noi.
Gesù, questa domenica, ci dice che è venuto a "dare compimento" a quella Legge cioè a mostrarci che, a ben guardare, comportarsi come gli scribi e i farisei, ligi ad ogni precetto in modo quasi maniacale, ma senza andare un passo più in là è solo il minimo sindacale per vivere in modo umano, è accontentarsi di sopravvivere.
Gesù non si accontenta, non gli basta vederci sopravvivere, desidera per ciascuno di noi una vita bella, vera, piena e gioiosa, una vita alta! E ci indica una via alta!
Questa via alta è la via dell'amore che si dona, è la via dell'amore per il fratello che scaturisce dall'amore di Dio. La cosa più importante è, quindi, lasciarsi raggiungere dall'amore di Dio e non permettere a nulla di ostacolarlo, fossero anche situazioni a noi molto care o che pensiamo esserci necessarie. Nella nostra vita non c'è nulla che sia più necessario di Dio e della sua salvezza, tutto il resto deve essere subordinato.
Quando ci scopriamo amati e custoditi da Dio impariamo anche a capire che possiamo, anzi che è la cosa più naturale, mettere il bene del fratello davanti al nostro perché è proprio cercando il bene del fratello che troverò anche il mio. Se la mia vita è spesa nella ricerca dei miei interessi, gli altri diventano solo oggetti che possono essermi utili o ostacoli che si frappongono tra me e quello che desidero, e tutto diventa mediocre e deludente.
Perché, allora, accontentarci? Perché limitarci al minimo sindacale per essere corretti?
Gesù ci propone uno stile di vita impegnativo ma lo fa perché sa che siamo in grado di viverlo: ci ha donato il suo Spirito che ama e agisce in noi, che ci rende capaci di cose grandiose, ben superiori alle nostre forze. Non dobbiamo aver paura di fallire o che non si riveli la scelta giusta, il Signore è venuto a dare compimento alla Legge non sulla carta ma nella nostra vita! La Legge di Gesù è la legge dell'amore che è già scritta nel nostro cuore, se decidiamo di crederci, di fidarci, comprenderemo che queste parole che ora ci sembrano troppo difficili da vivere sono la via della nostra gioia piena e corrispondono a quello che realmente siamo, alla nostra vera natura.
"Ama e fa' ciò che vuoi" diceva s. Agostino. Quando amiamo veramente, non noi stessi ma Dio e i fratelli, vorremo solo cose buone e sarà l'amore a guidare le nostre scelte, anche le più piccole e, anche in quelle, scopriremo la nostra felicità.

sabato 8 febbraio 2014

Sii quello che sei! - Riflessioni sul Vangelo di domenica 9 febbraio 2014

Fin da bambini piccoli abbiamo tutti scoperto con amarezza che nella vita non avremmo potuto fare sempre e solo quello che ci passa per la testa, crescendo, poi, abbiamo scoperto che abbiamo anche degli obblighi, dei doveri: ci tocca fare cose senza averne la minima voglia.
Col tempo, chi più chi meno, ci siamo rassegnati a questa condizione di costretti e viviamo spesso in una latente frustrazione, ci accontentiamo della nostra vita ma in fondo la vorremmo ben diversa, più corrispondente a quella che pensiamo essere la nostra vera natura. Abbiamo ben chiaro, infatti, che per essere veramente felici dobbiamo poter vivere una vita che sia conforme a quello che siamo: "se potessi fare quello che voglio, vivere per quello che sono!"
Ma sappiamo davvero quello che siamo? Siamo certi di conoscere la nostra vera natura?
Questa domenica Gesù ci aiuta a capire chi siamo veramente, quale sia la nostra vera natura, perché quell'intuizione è giusta, è vero che saremo veramente felici solo quando vivremo secondo quello che siamo e Gesù ci vuole felici.

Per prima cosa dobbiamo sgombrare la mente da un pregiudizio che tutti abbiamo: il Vangelo non è un manuale di buone maniere, non mi dice cosa devo fare, non mi impone un comportamento.
Il Vangelo mi dice chi sono, qual è la mia vera natura e mi guida a fare scelte che siano conformi perché possa vivere felice. La prospettiva è totalmente diversa!
Nella pagina di Vangelo di questa domenica Gesù ci dice "voi SIETE il sale della terra... voi SIETE la luce del mondo": usa l'indicativo presente non il congiuntivo esortativo. Non ci sta dicendo cosa fare ma cosa siamo.

Siamo cristiani, siamo suoi discepoli, e averLo accolto nella nostra vita ci ha trasformati e ha fatto di noi il sale della terra e la luce del mondo: la nostra natura ora è essere sale e luce.
Se quindi vogliamo essere veramente felici, se vogliamo vivere una vita piena e gioiosa, dobbiamo iniziare a dare sapore e a illuminare perché è questo che fanno il sale e la luce. Per farlo dobbiamo donarci ai fratelli: il sale per dare sapore deve sciogliersi, la lampada per illuminare deve consumare il suo olio, il cristiano per essere se stesso deve donarsi ai fratelli, compiere opere buone. Essere discepoli di Cristo è aver capito che la nostra vera natura è amare per cui compiere opere buone non è un obbligo, un'imposizione, una richiesta ma semplicemente vivere quello che siamo.

Ripeto, il Vangelo non è un manuale di buone maniere, non ci sta dicendo cosa dobbiamo fare ma cosa siamo, Gesù non ci impone delle regole di comportamento ci dice solo "Sii quello che sei! Non aver paura, non continuare a rimuginare sulla tua vita, sulle tue scelte, sulle tue sofferenze! Vivi amando! Ama! È più facile di quello che pensi! E troverai la tua gioia!"
Con il Battesimo il Signore ha acceso nel nostro cuore la fiamma dello Spirito Santo, è Lui la nostra luce che rischiara la nostra vita e la vita dei nostri fratelli accanto a noi, è Lui l'amore del Padre che ci rende capaci di amare come Cristo ci ha amato e così donare la nostra vita!

Perché, allora, ci sembra così difficile?
Perché non ci siamo ancora decisi a credere a quello che il Signore ci ha detto, perché pensiamo che pretenda da noi qualcosa che è al di sopra delle nostre forze e possibilità, perché pensiamo di dover pagare il suo amore con la nostra fatica, perché pensiamo di dover raggiungere un livello di perfezione che vediamo troppo lontano da noi.
Ma non è così! Gesù ci dice oggi: tu SEI sale e luce! e Gesù non mente quindi è vero che siamo sale e luce!
Compiamo oggi un vero atto di fede, diciamo al Signore "Io CREDO che tu mi hai amato gratuitamente, che mi hai donato il tuo Spirito che ora vive e ama in me e mi rende sorgente di amore, sale che dà sapore, luce che illumina!"
Attenzione! L'atto di fede non è qualcosa che dobbiamo "sentire", la fede non è un sentimento ma un atto di volontà. Nella vita ci capita tante volte di fare cose che non "sentiamo" che non ci emozionano ma le facciamo (dunque vogliamo farle) perché sappiamo che è giusto così, perché ci fidiamo di chi ci ha detto di fare così. Oggi dobbiamo fare la stessa cosa, dobbiamo compiere un atto di fede, dobbiamo voler credere che il Signore ci ha veramente salvati e ci ha resi suoi cooperatori nell'annunciare il suo amore per ogni uomo!

Vivere una vita di amore che si dona non ci sembrerà più una cosa da pochi eletti, una cosa che sanno fare solo i santi ma capiremo che è la nostra vera natura ed è ciò che ci dona una gioia che non potevamo nemmeno immaginare e chi ci sta accanto sarà inondato di questo amore che lo Spirito Santo fa sgorgare in noi e "renderà gloria al Padre" capirà, cioè, che Dio è davvero un Padre tenerissimo che ama ciascuno di noi!

sabato 1 febbraio 2014

Occhi che vedono l'invisibile - Riflessioni sul Vangelo di domenica 2 febbraio 2014

Qualcuno una volta mi ha chiesto: ma come agisce Dio nella nostra vita? Io ho risposto: Dio trasforma l'ordinario in straordinario.
È un po' quello che è successo quella mattina di 2000 anni fa circa quando Maria e Giuseppe, fedeli alla Parola di Dio e alle prescrizioni della Legge, hanno portato Gesù bambino al Tempio di Gerusalemme per consacrarlo al Padre offrendo una coppia di colombi in sacrificio. Penso che sia stato un giorno di particolare emozione per questi due genitori così "speciali" ma per le tante persone che li hanno incrociati quella mattina era un giorno come gli altri, un giorno ordinario.
Arrivati al Tempio però capiscono che non sarebbe stato un giorno ordinario, ecco avvicinarsi un anziano, Simeone, che con fare sicuro e tenerissimo prende Gesù bambino in braccio e inizia con gioia grande a lodare Dio per avergli donato di vedere il Messia!
Ma come ha fatto Simeone a riconoscere il Salvatore in quel bimbo così simile a tanti altri? Cosa hanno visto i suoi occhi?
Il segreto di Simeone non è un segreto, non è nemmeno una tecnica particolare, men che meno una magia, è soltanto fiducia, fiducia piena in Dio. Simeone è uomo giusto e pio che ha aperto il suo cuore allo Spirito Santo, si lascia guidare, ne ascolta la voce, ha compreso che abbandonandosi completamente alla Sua volontà avrebbe trovato la gioia della sua vita... ed infatti è proprio quello che ci racconta il Vangelo di questa domenica.
All'ascolto di questo racconto, di solito, siamo portati ad avere due atteggiamenti: c'è chi pensa che l'evangelista abbia calcato un po' la mano e abbia "romanzato" un po' la vicenda e poi c'è chi ammette che le cose siano andate veramente così ma è un episodio della vita di Simeone -beato lui- ma a noi non cambia gran ché.
Non dimentichiamo che il Vangelo parla a ciascuno di noi, nessuno escluso! Anche noi siamo chiamati a fare la stessa esperienza di Simeone: riconoscere in Gesù il Messia, colui che è venuto a consolare l'umanità e a portare luce nelle tenebre della nostra vita.
Il Cantico di Simeone è un'esplosione di gioia per aver riconosciuto in quel bimbo di quaranta giorni colui che il Padre ha mandato all'umanità per consolarla, la salvezza che ha preparato, con infinita tenerezza, la luce che illumina il nostro cammino. Con Gesù non siamo più soli, non siamo più abbandonati al buio della morte ma siamo nella luce della vita eterna di Dio. Questa gioia così grande può e deve essere anche la nostra!
Apriamo, dunque, la porta del nostro cuore, con fiducia invochiamo lo Spirito che abita in noi dal giorno del nostro Battesimo, affidiamogli tutta la nostra vita perché la colmi della sua pace, della sua gioia, del suo amore. Non è una bella favoletta, non è un'illusione per cercare di rendere meno amaro un mondo spesso duro e triste è la possibilità concreta, reale, vera di lasciare che Dio trasformi il nostro ordinario monotono e ripetitivo in una straordinaria novità che ci sorprende continuamente e ci libera dalla schiavitù della nostra sofferenza. Quante volte ci rassegniamo a soffrire, ci convinciamo che alcuni dolori nella nostra vita non potranno mai essere guariti... Il Signore viene a guarirci,viene a liberarci, viene a purificarci perché non sopporta di vederci tristi e annoiati, ci vuole felici e gioiosi.
Ci dobbiamo però anche mettere un po' del nostro: prima di tutto smettiamola di lamentarci sempre di tutto e di vedere solo quello che va male poi iniziamo a riconoscere i doni che Dio fa nella nostra vita e cominciamo a lodarlo per tutto ciò. Iniziamo proprio dalla Messa, iniziamo a viverla con un po' più di partecipazione, pensando a quello che diciamo, cantando con la bocca e con il cuore, lasciamoci coinvolgere un po' di più dalla lode per il Signore come hanno fatto Simeone e Anna, anziani d'età ma giovani nello spirito proprio perché aperti allo Spirito Santo.
Lo Spirito ci cambia la vita e poi di quella cosa scialba e noiosa che prima chiamavi vita poi non sai più che fartene perché scopri che vivere la Vita che Dio ti dona è la cosa più bella che ti possa capitare!