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sabato 30 dicembre 2017

Famiglia normale - Riflessione sul Vangelo di domenica 31 dicembre 2017

Con l'idea di suscitarci rispetto e attenzione, tutto ciò che appartiene a Dio ci è sempre stato presentato circonfuso di un alone di sacralità, di straordinarietà, di eccezionalità. Il risultato, però, è stata un'idea di lontananza, di completamente altro da noi, così lontano da essere inarrivabile. Anche la sacra Famiglia di Nazareth, Gesù, Maria e Giuseppe ce li hanno talmente idealizzati che li abbiamo messi nel presepe, e da lì li guardiamo, belli, pii, devoti... ma poi la nostra vita è tutt'altra cosa!
Povero Gesù! E dire che ce l'ha messa tutta per essere normale, per avere una famiglia normale, per mettersi al nostro livello, per entrare nella nostra quotidianità, non come un supereroe o come un modello inarrivabile ma come uno di noi, in nulla diverso da noi.
Dovremmo, allora, cambiare la nostra prospettiva, smettiamola di guardare il presepe da fuori, entriamoci dentro, smettiamo di ascoltare il Vangelo come una bella favola di Natale iniziamo a viverlo come qualcosa che ci appartiene e a cui apparteniamo.
La Santa Famiglia che oggi la Chiesa ci fa contemplare non è eccezionale, è normale, è una famiglia come le altre. Certo, Gesù è il Figlio di Dio, Maria è l'Immacolata e Giuseppe è uomo giusto e pio, ma la vita che hanno scelto di vivere è stata una vita normalissima affinché anche noi, che non siamo immacolati né giusti e pii, possiamo imparare da loro.
La cosa più importante che dobbiamo imparare è a mettere Dio al centro delle nostre famiglie, a lasciarci guidare da lui, ad ascoltare la sua Parola affinché sia questa, e non i nostri capricci, a guidare le nostre scelte. La Santa Famiglia è una famiglia normale in cui tutti sono in ascolto della Parola del Signore, desiderano compiere la sua volontà e si prendono cura gli uni degli altri.
Tutti dicono che oggi la famiglia è in crisi: verissimo! E il primo motivo della crisi è che non si mette più Dio al centro della famiglia, che si sta insieme e si vive insieme finché ci va, quando non ci va più ci si lascia perché non è più importante il bene della famiglia ma la soddisfazione del singolo. Non si dialoga, non ci si ascolta ma soprattutto non si è disposti a fare sacrifici, a offrire, cioè, il proprio tempo, le proprie fatiche, le proprie aspirazioni come atto d'amore. La famiglia non è un diritto, è una chiamata, è una responsabilità, è un dono d'amore, dono non serbatoio a cui attingere per soddisfare le proprie carenze affettive.
In questa società che va perdendo ogni giorno di più la consapevolezza di cosa sia una famiglia vera e normale noi cristiani, che abbiamo nella Santa Famiglia il modello di com'è una famiglia normale, dobbiamo diventarne testimoni non a parole ma con i fatti, non facendo proclami o conferenze ma impegnandoci a vivere relazioni famigliari autentiche, vere, normali. Dobbiamo mostrare al mondo cosa significhi una famiglia normale, dobbiamo rimetter al centro Dio, dobbiamo metterci in ascolto della sua Parola, ritornare a pregare insieme, ad insegnare ai figli a pregare insieme, ad ascoltare il Vangelo ogni giorno. Dobbiamo iniziare a dimostrare con la vita che il dialogo, l'ascolto, l'accoglienza reciproca e a volte anche il sacrificio sono necessari affinché tutti i membri della famiglia possano essere felici, possano star bene perché la felicità e il benessere del singolo passa necessariamente dal benessere e dalla felicità di tutti.
Impariamo dalla Santa Famiglia cosa sia normalità, non dagli opinionisti che impazzano sul web o in tv, torniamo a fidarci di Dio e la lasciarci guidare da lui e non solo la nostra famiglia ne guadagnerà in serenità, in pace e in felicità ma lo farà tutta la nostra società.

sabato 16 dicembre 2017

Testimoni di luce - Riflessione sul Vangelo di domenica 17 dicembre 2017

A circa metà dell'Avvento, alla terza domenica, la Chiesa ci invita a gioire con la domenica Gaudete.
Siamo invitati a gioire non solo perché ormai mancano pochi giorni a Natale ma perché il Signore viene nella nostra vita! Perché ci ama e ci porta gioia vera!!!
Se ci guardiamo intorno i modelli di gioia che ci vengono proposti sono quelli del successo, della fama, della popolarità. Ci dicono che per essere felici nella vita dobbiamo diventare popolari, dobbiamo conquistare posizioni importanti, dobbiamo poterci permettere quello che vogliamo.
Non so se gli attori, i magnati della finanza, i calciatori, le top model sappiano cosa sia la gioia vera, glielo auguro, so, però, che cosa può portarci quella gioia vera.
È san Giovanni Battista, nel Vangelo di questa domenica, a mostrarcelo. I Giudei lo interrogano, gli offrono anche la possibilità di vantare per se un titolo prestigiosissimo in Israele quello di Messia! e quando nega di esserlo gli chiedono se sia profeta! E non un profeta qualunque ma niente meno che Elia, il profeta che verrà a preparare la via al Messia.
Giovanni avrebbe avuto ogni diritto ad affermare di essere quel profeta, avrebbe guadagnato fama e popolarità invece di se dice "io sono voce..." Nemmeno un personaggio, solo voce.
Giovanni sembra quasi voler sparire, voler essere solo un annuncio che dà una testimonianza, che indirizza verso qualcun altro ben più importante di lui, l'unica vera personalità: il Signore Gesù.
Giovanni non disprezza popolarità e fama, semplicemente non gli interessano, ha nel cuore qualcosa di molto più grande e importante, ha nel cuore la luce di Dio e ha compreso che la sua vita non sarà completa, non sarà veramente felice se non sarà interamente spesa per darle testimonianza, per condurre gli uomini a quella luce.
Dare testimonianza alla luce di Dio, annunciare l'amore del Signore, condurre i fratelli all'incontro con Gesù non è stato il compito solo di Giovanni Battista, è il compito di ciascuno di noi, di ogni cristiano. E come per Giovanni non ci sarebbe stata gioia vera se non avesse dato la sua testimonianza, così anche noi non sapremo cosa sia la gioia vera finché non inizieremo a raccontare agli altri l'amore del Signore.
È ancora largamente diffusa l'idea che l'annuncio del Vangelo, dell'amore del Signore Gesù, sia compito di preti e suore, invece la Chiesa ci sta dicendo da duemila anni che è compito di ogni cristiano. In particolare dal Concilio Vaticano II e con i magisteri degli ultimi Papi, Papa Francesco soprattutto, tutti i cristiani sono invitati a riscoprire la gioia che dà annunciare agli altri che Dio ama ogni uomo. Non dobbiamo fare chissà che, basta che ci lasciamo colmare della sua luce e diventeremo luminosi anche per gli altri.
Forse dobbiamo chiederci se abbiamo accolto in noi la sua luce, se ci siamo lasciati contagiare dalla sua gioia. Forse il nostro andare a Messa la domenica, le preghiere recitate ogni giorno, sono più atti di abitudine che atti d'amore.
Disponiamoci ora ad accogliere il Signore che viene nella nostra vita. In questa settimana di Avvento che ancora ci separa dal Natale chiediamo con fiducia al Signore di venire nel nostro cuore, di colmarlo della sua luce, di inondarlo della sua gioia. Non aspetta altro! Attende solo che glielo chiediamo con sincerità, senza mezze misure, senza la paura che ciò che vuole compiere con noi possa infastidirci. Tanti uomini e donne nella storia hanno scelto di essere testimoni della luce e nessuno di loro se ne è mai pentito, nessuno di loro è mai tornato indietro perché la gioia del Signore sorpassa ogni nostra immaginazione.

sabato 9 dicembre 2017

Buona notizia - Riflessione sul Vangelo di domenica 10 dicembre 2017

Ogni giorno i mezzi d'informazione ci riferiscono centinaia di notizie, la maggior parte delle quali sono cattive. Per trovare una buona notizia ci dobbiamo impegnare, un po' perché le belle notizie non attirano l'attenzione come quelle brutte (e un po' su questo dovremmo riflettere...) un po' perché sono oggettivamente difficili da trovare.
C'è però una buona notizia, la Buona Notizia, che riecheggia nel mondo da duemila anni: Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio! Dio si è fatto uomo per venire a salvarci.
Ma a noi, oggi, interessa ancora questa buona notizia? Vogliamo essere salvati? O ci siamo accontentati/rassegnati alla vita che abbiamo?
Forse non ci rendiamo più conto ci aver bisogno di salvezza, forse le cose ci vanno bene così, ci accontentiamo di vivere la nostra vita, cercando di evitare quel che può farci male e facendo quello che ci fa star bene... o almeno è quello che vogliamo credere.
Beninteso, nessuno ci obbliga a cambiare nulla, il Signore non vuole entrare di prepotenza nella nostra vita, ci lascia liberi ma nello stesso tempo ci offre qualcosa di completamente nuovo, qualcosa di bellissimo che nessuno a questo mondo potrà mai darci: la vita nello Spirito!
Per accogliere il dono dello Spirito dobbiamo prima convertirci dai nostri peccati. È vero che il concetto di peccato oggi sembra un po' démodé, la nostra società ha superato quest'idea affermando che la vera libertà è poter fare tutto quello che vogliamo e che se mi va di fare una cosa devo poterla fare senza che nessuno mi dica se è giusta o sbagliata.
A ben pensarci il nostro ideale di libertà sarebbe non solo poter fare tutto quello che ci passa per la testa ma anche che non avesse conseguenze: vorremmo poter mangiare quello che ci va senza mai ingrassare nemmeno di un grammo, vorremmo aver sempre la meglio nei litigi, vorremmo poter dire le bugie senza che vengano mai scoperte... e così via.
Le nostre azioni, però, hanno tutte delle conseguenze, quelle poi che non sono guidate da una scelta d'amore hanno sempre conseguenze nefaste per noi e per chi abbiamo accanto. Il peccato è questo, sono azioni che invece di essere guidate da un amore autentico sono dettate dal nostro egoismo e portano delle conseguenze a breve, medio e lungo termine e le tante cattive notizie dei telegiornali ne sono la perfetta dimostrazione.
Abbiamo bisogno di conversione, di lasciare ciò che ci fa male, di lasciare i nostri capricci, le nostre passioni e aprire il cuore all'unico che ci salva dalle conseguenze del nostro peccato: il Signore Gesù!
Giovanni Battista ha predicato un battesimo per il perdono dei peccati, ha cioè invitato a lasciarci immergere nella misericordia di Dio che ci purifica dal male che abbiamo scelto e che continua a farci del male.
Gesù è venuto per battezzarci nello Spirito, per immergerci nell'Amore del Padre, per donarci la vita nello Spirito Santo. Dal giorno del nostro Battesimo lo Spirito Santo abita nei nostri cuori ma spesso lo teniamo chiuso come in uno sgabuzzino, confinato nel profondo del nostro cuore, imbavagliato perché non ci disturbi.
Lasciamolo agire in noi, lasciamoci trasformare nel profondo, permettiamogli di cambiare il nostro modo di vedere le cose, la vita, il mondo. Lasciamo che risvegli i nostri sensi spirituali che ci permettono di vedere la verità della nostra vita, di saper riconoscere le conseguenze dei nostri peccati e di capire in anticipo dove una scelta di egoismo può portarci, così da saperla rifiutare. Ma, soprattutto, impariamo a riconoscere la volontà di Dio per noi, il suo disegno d'amore e di salvezza, unica vera via della nostra gioia.
Accogliere il Signore, lasciare che ci doni di vivere nello Spirito Santo è la vera grande e buona notizia, quella che cambia davvero tutta la nostra esistenza. Questo tempo d'Avvento possa essere  tempo d'attesa desiderosa di questo incontro speciale e straordinario con il Signore che viene nella nostra vita.