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sabato 28 novembre 2015

Tempo di attesa - Riflessione sul Vangelo di domenica 29 novembre 2015

I mezzi di comunicazione sempre più efficienti ci trasmettono in tempo reale quello che accade in ogni angolo del mondo e, purtroppo, spesso quello che ci fanno vedere è molto brutto. Abbiamo ancora molto vivido il ricordo delle immagini giunte da Parigi solo due settimane fa e ogni giorno hanno continuato ad arrivarci altre notizie di violenze, guerre, omicidi. Davanti a tutte queste notizie così tristi e terribili ci ritroviamo inorriditi, tristi, preoccupati, non possiamo fare a meno di chiederci "e se capitasse a me o ai miei cari?".
Questa abbondanza di notizie corredate da immagini strazianti ci hanno portato ad essere molto emotivi, a cercare il senso di quello che vediamo senza riflettere sulle cause, a chiederci "ma dov'è Dio in tutto questo, perché permette questi abomini?"
Il Signore Gesù viene oggi nel nostro mondo ferito dall'odio e dalla violenza, viene accanto a noi appesantiti dalla paura, dall'ansia per il nostro futuro, viene a farci rialzare la testa a ridarci coraggio, a farci guardare oltre questo mondo così cupo.
Iniziamo questa domenica il Tempo dell'Avvento, il tempo dell'attesa del Signore che viene. La Chiesa ci ricorda che non è questa la nostra casa, che non è per questo mondo che siamo stati creati, che quanto accade qui non può toccare ciò che è stato preparato per noi e ci invita ad attendere il Signore Gesù che viene, senza averne paura, con fiducia, con speranza, nella certezza che non manca mai di compiere le sue promesse.
Gesù sa bene che vivere a questo mondo non è facile, che ci troviamo circondati da tanto male, che anche noi spesso ci troviamo a compierlo, magari non compiamo attacchi terroristici, ma anche ciascuno di noi sa di aver fatto male a qualcuno in un momento di rabbia, di gelosia, di invidia. A volte per distrarci cerchiamo di ubriacarci di tante cose, cerchiamo di impegnare la nostra vita in tante attività, in tante occupazioni, per distrarci, per non pensarci, per darci l'illusione che le cose possono anche andare bene. Eppure tutte queste cose, ognuno ha le sue, ci appesantiscono solo , ci stancano e ci fanno adagiare.
Il Vangelo di questa domenica ci invita a rialzare la testa, a guardare oltre le cose di questo mondo, non per trascurarle, non per fingere che non siano importanti o per rintanarci in un mondo fantastico ma per puntare lo sguardo su colui che ci salva da tutto questo.
Le pagine di Vangelo come questa, che annunciano la fine del mondo, non ci stanno mai molto simpatiche, ci mettono sempre un po' d'ansia. Ci hanno sempre dipinto il Giorno del Giudizio come un momento terribile di cui avere paura e così speriamo che arrivi il più tardi possibile. Invece è proprio il contrario, quel giorno sarà il Giorno, il momento del nostro incontro definitivo con il Figlio dell'Uomo, con il Signore Gesù che ci ha amato fino a dare tutta la sua vita per noi, che ci accoglie nel suo Regno dove non c'è più alcuna traccia di male.
Non dobbiamo, dunque, avere paura di quel Giorno, non dobbiamo temere l'incontro col Signore Gesù, anzi dobbiamo aspettarlo con ansia, come si aspetta l'arrivo di una persona cara.
San Paolo ci ha dato le indicazioni di come prepararci a questo incontro: rendendo saldi i nostri cuori nell'amore sovrabbondante. Il nostro amore si consolida innanzi tutto con il perdono, se prima non perdoniamo non potremo nemmeno amare. Iniziamo col perdonare noi stessi, perdoniamoci per gli errori compiuti, per le debolezze, per le fragilità. Tutti fatichiamo a perdonare gli altri perché innanzi tutto non siamo capaci di perdonare noi stessi e così teniamo anche lontano il perdono di Dio.
Con la sua Croce il Signore Gesù ci dice che il Padre perdona chiunque si rivolga con sincerità e pentimento a lui, perché è Dio di misericordia, questo non lo dobbiamo mai dimenticare. Papa Francesco ha voluto indire un Giubileo della Misericordia perché è ciò di cui abbiamo tutti più bisogno. Ma se non siamo disposti a perdonare noi stessi non saremo nemmeno disposti ad accogliere la misericordia di Dio per noi. Impariamo dunque a perdonare noi stessi e diventeremo capaci di perdonare anche chi ci ha fatto del male, inizieremo così ad amare come Gesù ci ama, rinsalderemo il nostro cuore nel suo amore e comprenderemo, col cuore, che non solo non abbiamo nulla da temere dal suo ritorno ma che anzi dobbiamo aspettarlo con tutto noi stessi perché sarà il compimento di tutta la nostra vita.

sabato 21 novembre 2015

Re della verità - Riflessione sul Vangelo di domenica 22 novembre 2015

Nell'aula della mia quinta elementare c'era una grande cartina dell'Italia con le regioni colorate con colori diversi e quando la maestra ci interrogava in geografia per prima cosa ci chiedeva di indicare i confini di ogni regione. All'epoca non mi era ben chiaro quale fosse la ragione di tanta attenzione proprio ai confini, capii successivamente che i confini erano importanti per identificare l'appartenenza di un determinato luogo all'una o all'altra regione.
Dall'inizio della sua predicazione, Gesù ha parlato del Regno di Dio, nel Vangelo di questa domenica si proclama egli stesso Re, ma quali sono i confini di questo Regno?
Gesù stesso precisa che il suo Regno non è di questo mondo, è dunque inutile cercarne i confini sulla cartina geografica, eppure è un regno in cui tutti siamo invitati ad entrare, di cui siamo stati resi cittadini con il Battesimo.
Non è facile per noi da capire, siamo abituati alle cose di questo mondo che hanno dei confini precisi, non solo gli stati o le regioni, tutto ha dei confini, anche noi abbiamo dei confini, potremmo dire che la nostra pelle è il confine del nostro corpo. Il Regno di Dio non è di questo mondo, quindi dobbiamo partire con l'idea che si tratta di qualcosa di diverso da ciò a cui siamo abituati, cercare dei confini fisici sarebbe inutile. Tuttavia anche il Regno di Dio ha un confine: la verità. Gesù afferma davanti a Pilato di essere venuto per dare testimonianza alla verità e chi è dalla verità ascolta la sua voce. Dunque il Regno di Dio è il regno della verità e Gesù è il Re della verità perché ci conduce alla verità.
Ma cosa significa che il Regno di Dio è il regno della verità?
Guardiamo alla nostra vita, quante volte non siamo veri, non solo quando diciamo le bugie, non siamo veri nemmeno quando ci comportiamo in modo autentico, quando fingiamo di essere diversi da quello che siamo per essere come gli altri ci vogliono. Non viviamo secondo verità quando non siamo disposti a riconoscere le nostre debolezze, i nostri limiti, e cerchiamo di nasconderli, di negarli, di mascherarli. Non viviamo secondo verità quando le nostre relazioni non sono gratuite ma interessate, quando siamo amici di qualcuno perché ci fa comodo, quando cerchiamo di approfittarci delle situazioni. In tutte queste situazioni, e in molte altre, non siamo veri, non viviamo secondo verità e così non siamo nemmeno liberi, siamo schiavi della menzogna che ci costringe a vivere in modo falso. Quante volte ci sentiamo appesantiti, siamo tristi, scoraggiati, delusi dalla vita che abbiamo, è perché non viviamo secondo verità, forse perché ne abbiamo paura, forse perché pensiamo che possa farci male.
Gesù è il nostro Re, è il Re della verità e, come ogni buon re, guida i suoi verso il Regno. Lasciamoci guidare da Gesù a vivere la verità, lasciamoci liberare dalla schiavitù della menzogna, scegliamo di seguirlo, di riconoscerlo come nostro Re.
Per fare tutto questo dobbiamo solo metterci in ascolto della sua parola di verità, che ci libera, che ci salva.
Per ascoltare dobbiamo innanzi tutto fare silenzio noi poi dobbiamo mettere a tacere le tante voci che risuonano intorno a noi e nella nostra mente che ci spingono alla menzogna. Quando avremo fatto silenzio nella nostra vita potremo metterci in ascolto della parola del Signore Gesù, all'inizio sarà difficile da comprendere, come quando si impara una lingua nuova, poi piano piano ci diventerà familiare, impareremo a riconoscerne le caratteristiche, come riconosciamo la voce delle persone care. Il Signore parla a ciascuno di noi in modo diverso ma possiamo riconoscere la sua voce perché è l'unica che ci dice la verità della nostra vita, della nostra esistenza.
Vieni a regnare nella mia vita, Signore Gesù, a riportare verità, vieni a sconfiggere la menzogna, la falsità, l'inganno, vieni a liberarmi da ciò che mi costringe a portare una maschera, a fingere di essere diverso da quello che sono, sarò così, finalmente, libero da ciò che mi ha fatto soffrire, che mi ha intristito e angosciato e inizierò a vivere la vita che il Padre desidera per me, quella di figlio amato.

sabato 14 novembre 2015

Pronti all'incontro più importante - Riflessione sul Vangelo di domenica 15 novembre 2015

Quando ero in Seminario, per la festa della Madonna della Fiducia, il Papa veniva ad incontrare noi seminaristi. Era un momento molto emozionante e i giorni precedenti erano dedicati a tanti preparativi: si tiravano a lucido tutti gli ambienti, arrivavano le piante e i fiori per adornare i corridoi, la sala e il refettorio dove avremmo ricevuto il Santo Padre, si apparecchiavano i tavoli con piatti e bicchieri preziosi... ognuno aveva un compito specifico, tutti ci preparavamo ad un incontro speciale.
Forse non a tutti sarà capitato di dover incontrare il Papa ma penso che tutti abbiamo sperimentato la trepidazione dell'attesa di un incontro speciale, l'attenzione nel preparare tutto, il timore che qualcosa possa andare storto... Gli incontri importanti vanno preparati con cura.
Ognuno di noi, nella vita, si trova a dover fare degli incontri importanti, tutti però ci stiamo preparando ad un incontro speciale, l'incontro più importante di tutta la nostra esistenza: l'incontro con il Signore Gesù.
Il Vangelo di questa domenica ci parla proprio di questo incontro ma lo fa con un linguaggio un po' difficile. In gergo tecnico si chiama linguaggio apocalittico perché diffuso in molti libri di profeti, in alcune pagine del Vangelo e nel libro dell'Apocalisse, nei quali Dio rivela il compimento della salvezza che il Signore Gesù è venuto a portarci. Nulla a che fare, dunque, con l'idea di catastrofi e sconvolgimenti vari. Dobbiamo tenere conto che quanto descritto non va preso alla lettera ma compreso nella prospettiva di tutta la Buona Notizia della salvezza.
Per comprendere, allora, la pagina di Vangelo che la Chiesa ci consegna questa domenica seguiamo l'indicazione di Gesù che ci invita a guardare all'albero del fico. Ora noi non abbiamo più molte competenze botaniche ma all'epoca di Gesù si faceva molta attenzione ai cambiamenti della natura per comprendere il corso dell'anno. Il fico è una delle poche piante della Palestina che perde le foglie durante il breve inverno e, non appena la temperatura inizia a risalire fa rispuntare le sue foglie, si prepara a lasciarsi illuminare e riscaldare dal sole affinché possa poi produrre i suoi frutti maturi e dolci.
Anche noi dobbiamo prepararci all'incontro con il Signore Gesù, anche noi dobbiamo disporci a lasciarci illuminare dalla sua luce, riscaldare dal suo amore affinché la nostra vita possa ancora portare frutto. Attorno a noi vediamo tanti eventi che ci preoccupano, che ci inquietano, che ci spaventano. Gli inumani attentati terroristici di questi giorni sono solo uno dei tanti eventi dolorosi e spaventosi che potrebbero indurci a dubitare che il Signore stia ancora pensando a noi, che potrebbero farci pensare che ci abbia abbandonato la male, alla crudeltà, alla barbarie.
No, il Signore non ci ha dimenticato, viene a radunare i suoi, da tutti i confini della terra, non ci lascia soli, ce lo ha promesso e la sua promessa non viene mai meno. Il Signore Gesù è venuto a donarci la vita eterna, a radunarci nel suo Regno e se anche sembra che non risolva i problemi di questo mondo è perché ha preparato per noi qualcosa di ben più importante e prezioso. San Paolo, nella Lettera ai Romani, afferma "Ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi". Ciò che ora ci sconvolge, ci fa soffrire, ci confonde, non è nulla di fronte alla gloria che il Signore ha preparato per noi tutti, non lasciamoci distrarre, non permettiamo al male di questo mondo di toglierci la virtù teologale della Speranza che è l'attesa del Signore Gesù che viene a salvarci, a liberare la nostra vita. Non permettiamo al male di questo mondo di coinvolgerci nel suo meccanismo autodistruttivo, non cediamo alla tentazione dell'odio e della paura.
Non sappiamo quando il Signore Gesù verrà, meglio, così possiamo iniziare a prepararci da oggi stesso e non rischiare di non essere pronti quando verrà il giorno in cui entreremo nella pienezza della gloria di Dio, in quella patria che è pronta per ciascuno di noi.

venerdì 6 novembre 2015

Tutto quello che abbiamo per vivere - Riflessione sul Vangelo di domenica 8 novembre 2015

Una volta, l'unico tipo di telefono esistente era quello fisso e accanto aveva sempre la rubrica su cui segnare i numeri di telefono di parenti, amici, dell'elettricista, dell'idraulico e del medico. Oggi tutti abbiamo gli smartphones che, tra le mille funzioni che svolgono, hanno anche la rubrica di tutti i nostri contatti permettendoci di ordinarla secondo i nostri criteri. Possiamo così indicare alcuni numeri come preferiti così da averli subito a disposizione. Sì perché ognuno di noi ha tante amicizie ma non sono tutte uguali, ci sono amici per i quali siamo sempre pronti e disponibili e altri ai quali ci dedichiamo solo quando ne abbiamo voglia.
Ci sono amici per i quali siamo disposti a rinunciare ai nostri progetti, alle nostre comodità, al riposo e al relax, ce ne sono altri a cui rispondiamo solo se proprio non abbiamo nient'altro di meglio da fare. Ad alcuni siamo disposti di donare tutto quello che abbiamo, ad altri solo il superfluo.
Non tutte le persone con cui siamo in relazione hanno per noi la stessa importanza, inutile negarlo, ma è del tutto umano. Anzi, se vogliamo capire quanto teniamo ad una persona chiediamoci cosa siamo disposti a fare per lei, quanto di noi siamo disposti a donare. 
Nel Vangelo di questa domenica Gesù è nel tempio e con i suoi discepoli guarda la gente che entra e getta la propria offerta nel tesoro: ci sono tanti ricchi che gettano tante monete tintinnanti e poi c'è una povera vedova che vi getta solo due spiccioli. Uno sguardo umano porta a pensare che i ricchi abbiano contribuito molto di più ma Gesù, che legge i cuori, svela ai suoi discepoli che la povera vedova ha dato molto più degli altri perché ha dato tutto quello che aveva. 
Sappiamo bene che il Vangelo non è solo una cronaca di fatti avvenuti duemila anni fa, parla a ciascuno di noi e questa domenica ci chiede: e tu? Cosa sei disposto a dare a Dio? Gli doni il superfluo o tutto quello che hai, tutta la tua vita?
Tante volte, forse senza nemmeno rendercene veramente conto, diamo a Dio solo il superfluo, siamo presi da mille impegni, mille progetti, mille necessità, e gli dedichiamo solo pochi minuti al giorno per una rapida preghiera. Magari ci sembra di aver dato tanto ma se guardiamo bene si tratta solo del superfluo, abbiamo paura a dare altro, a rinunciare alle nostre aspirazioni, ai nostri desideri e piaceri, temiamo di non avere poi abbastanza per noi. 
Forse pensiamo di non avere abbastanza, che quello che possiamo dare al Signore è poco perché magari siamo avanti in età e le forze ci hanno abbandonato, magari siamo giovani ma abbiamo mille impegni lavorativi, familiari, di studio, ci sembra che non resti gran che da offrire. Non importa! Impariamo ad offrire al Signore tutta la nostra vita, i nostri progetti, le nostre aspirazioni, i nostri impegni, le nostre azioni, offriamogli tutta la nostra vita senza la paura di restare senza il necessario, Dio si prende cura di noi, non ci fa mancare nulla. 
Ma come si fa a dare al Signore tutta la nostra vita? Significa che dobbiamo scegliere tutti la vita consacrata? No! O meglio, sì! La nostra vita è già consacrata, lo è dal giorno del nostro battesimo. Basta ora scegliere di vivere secondo il nostro battesimo. Donare a Dio la nostra vita significa mettere tutto quello che siamo e abbiamo a sua disposizione affinché faccia di noi degli strumenti della sua salvezza. Detto così sembra difficile, faticoso, impegnativo, invece basta solo fidarsi di lui, lasciando che ci coinvolga nel suo disegno di salvezza. Basta non aver paura di rinunciare a ciò che ci fa comodo e ci piace ed essere pronti a lasciarci smobilitare dalle occasioni della vita. Basta essere disposti a farci insegnare ad amare come ama lui, senza paura di restare senza nulla perché, in fin dei conti, l'unica cosa di cui abbiamo veramente bisogno nella vita è l'amore! 
Donare tutto quello che abbiamo per vivere a Dio non è altro che questo iniziare ad amare come ama lui, in modo del tutto gratuito e libero. Non c'è bisogno di chiedersi: cosa devo fare? L'amore non sta mai con le mani in mano, si mette sempre in azione per compiacere l'amato. Lasciamo che Dio trasformi la nostra vita in amore donato e troveremo la gioia senza fine.