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sabato 27 dicembre 2014

Stupore che nasce dalla fiducia - Riflessione sul Vangelo di domenica 28 dicembre 2014

Un vecchio proverbio dice "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi". Tralasciando, per ora, la seconda parte che affronteremo a suo tempo, ci soffermiamo sulla prima. Natale è la festa che, più di tutte le altre, si desidera trascorrere in famiglia,. anche a costo di fare lunghi viaggi o viaggi brevi ma molto trafficati!
Famiglia! Nell'anno che si sta concludendo questo vocabolo, o meglio il concetto/valore che esprime, è stato spesso discusso e dibattuto, si sono fatte sempre più pressanti le richieste di una parte della società di estendere il concetto di famiglia e di matrimonio anche a situazioni che, per lo meno da un punto di vista prettamente letterale, non lo sono. Quella stessa parte della società continua con insistenza a chiedere però anche la facilitazione del divorzio, diffondendo così l'idea che ognuno debba avere diritto di fare famiglia con chi vuole, come vuole e fin quando vuole.
Mentre questo dibattito culturale prosegue con toni spesso fastidiosi e non senza falsità, nella vita reale molte famiglie si sfasciano tra grandi sofferenze, molti giovani vorrebbero poter iniziare questa meravigliosa avventura ma la società non li favorisce, anzi sembra quasi ostacolarli, molti bambini vengono abbandonati senza che nessuno se ne possa prendere cura perché le procedure di adozione sono complicate da una burocrazia fine solo a se stessa.
In questa situazione, ha ancora senso parlare di famiglia? Sì, anzi oggi ce n'è ancora più bisogno!
La Parola di Dio di questa domenica ci presenta due famiglie, che a noi possono sembrare un po' speciali, ma che ci fanno comprendere cosa significhi essere famiglia secondo il disegno di Dio: Abramo e Sara con Isacco e Maria e Giuseppe con Gesù.
Lasciamoci guidare da queste famiglie e permettiamogli di insegnarci ad essere famiglia.
Abramo e Sara ci insegnano la fiducia in Dio, una fiducia piena e completa, un vero abbandono alla sua volontà. Si fidano così tanto di Dio da offrirgli anche quell'unico figlio, avuto miracolosamente in vecchiaia, non chiedono il perché di una richiesta così strana, sanno che Dio ha sempre un'ottima ragione per fare quello che fa. La richiesta di Dio sembra in piena contraddizione con quanto promesso ma sanno che Egli mantiene sempre le sue promesse.
Anche Maria e Giuseppe ci insegnano la fedeltà a Dio, alle sue richieste, al suo disegno, in modo, forse, più ordinario, più quotidiano. Hanno accolto un figlio decisamente speciale ma si comportano come genitori comuni, compiono con fedeltà quanto prescritto dalla Legge di Mosè e presentano Gesù al Tempio come ogni altra famiglia ebrea. Quando poi Simeone profetizza che Gesù è la "salvezza di Israele" e così anche la profetessa Anna, Maria e Giuseppe restano stupiti. Questo stupore nasce proprio dal pieno abbandono alla volontà di Dio, sanno bene chi è quel bambino eppure si lasciano stupire, non hanno fatto dei progetti o dei piani su di Lui, si lasciano guidare ogni giorno, in ogni situazione, per cui tutto ciò che riguarda il Bambino è per loro motivo di sorpresa. Maria e Giuseppe si fidano di Dio, non danno nulla per scontato, sanno bene che Dio ha un disegno che a noi è spesso incomprensibile perché siamo troppo piccoli per poterlo vedere tutto, ma sanno che è un disegno di salvezza e che ognuno di noi ha un compito preciso in questo disegno.
Impariamo da Abramo e Sara e da Maria e Giuseppe a fidarci di Dio, ad abbandonarci alla sua volontà, mettiamo da parte paure, sospetti, dubbi e incertezze, chiediamo al Signore cosa vuole dalla nostra famiglia e per la nostra famiglia. Lasciamoci sorprendere da Dio, rifiutiamo la tentazione di pensare di sapere come debbano andare le cose, di farci un nostro disegno o di pensare che la nostra vita non possa essere diversa da com'è.
Se Dio guida la nostra famiglia, affronteremo comunque difficoltà e momenti di prova, come li hanno affrontati Abramo e Sara e Maria e Giuseppe, ma sapremo che anche attraverso quelle fatiche e quei dolori Dio compirà il suo disegno di salvezza e sarà una meraviglia.

sabato 20 dicembre 2014

Messaggeri dell'amore - Riflessione sul Vangelo di domenica 21 dicembre 2014

La pagina dell'Annunciazione è una di quelle più conosciute, la Chiesa, infatti, ce la fa ascoltare in diversi momenti dell'anno liturgico.
È un brano che amo molto e che medito sempre con molta gioia perché è una vera miniera inesauribile di amore di Dio!
Spesso si legge questa pagina nella prospettiva di Dio che compie le sue promesse o di Maria che accoglie la volontà di Dio. C'è però un terzo personaggio che viene considerato poco, quasi dimenticato: l'Arcangelo Gabriele.
Vi propongo di provare a rileggere questo evento così importante nella prospettiva dell'angelo.
Gabriele è un messaggero di Dio, angelo significa proprio colui che porta un messaggio, che riceve il compito di portare la notizia più importante della storia dell'umanità: Dio si fa uomo!
Mi piace immaginarlo trepidante mentre parte dal Paradiso e arriva a Nazareth.
Io avrei già cominciato ad avere qualche perplessità: perché proprio Nazareth? Un paesetto che nessuno conosce, di cui non c'è alcuna traccia nella Scrittura, non è mai successo nulla a Nazareth...
Ecco l'incontro con Maria che è una ragazza giovane e semplice, bella e graziosa, umile e indifesa, già anche promessa sposa.
Io a questo punto mi sarei chiesto se non avessi capito male, se non mi fossi sbagliato indirizzo, avrei pensato a una persona più importante, più titolata, più sicura economicamente, più tutelata giuridicamente, avrei anche chiesto a Dio "ma sei proprio sicuro?"
Gabriele invece come vede Maria, vede la sua umiltà, la sua semplicità, la sua docilità capisce che è proprio la persona giusta perché Dio sceglie così, non prende i forti, i sicuri, i perfetti, Dio sceglie i deboli, gli umili, i semplici.
Gabriele sapeva che stava portando un grande annuncio, qualcosa che avrebbe potuto spaventare molto la giovane Maria, per cui mi piace immaginare che le sue parole fossero cariche di attenzione e di delicatezza per non turbare ma anche piene di entusiasmo e gioia per trasmettere la trepidazione di tutto il Paradiso nell'attesa della risposta di Maria.
Anche a noi Dio ha affidato un annuncio speciale, dobbiamo far sapere ai nostri fratelli che hanno un Padre che li ama, che hanno un amico e fratello che per loro ha dato la vita, che hanno uno Spirito che li colma d'amore e di gioia. È un annuncio importantissimo e preziosissimo, allontaniamo le tentazioni di decidere chi sia degno o pronto a ricevere questo annuncio, non sta a noi scegliere! Rendiamo grazie a Dio che si è così tanto fidato di noi da affidarci questo compito così importante e portiamo il suo amore ad ogni persona che incontriamo. A qualcuno lo potremo dire apertamente, con altri potremo permetterci solo un gesto o un sorriso, non importa, l'amore di Dio ha una potenza dirompente che sana e guarisce le ferite, che conforta e incoraggia. A noi sarà sembrato solo un sorriso fatto a una persona che pensiamo impermeabile alla grazia di Dio ma quel sorriso, carico del Suo amore, potrà essere portatore di vita nuova.

sabato 13 dicembre 2014

Testimoni della delicatezza di Dio - Riflessione sul Vangelo di domenica 14 dicembre 2014

Alcuni anni fa, nel comporre una breve descrizione di me per un sito internet, scrissi che ero convinto che la maggior parte dei nostri problemi di fede nascono da una idea errata che abbiamo di Dio. Ora dopo quasi otto anni di ministero ne sono ancora più convinto.
Penso sia capitato a tutti di affrontare un periodo nella vita in cui di Dio avevamo l'idea di un giudice severo e inflessibile, pronto solo a punire quello che di male facciamo, che parla con la voce grossa e minacciosa, insomma qualcuno di cui aver paura. Forse quel momento lo abbiamo superato, forse abbiamo cambiato idea o forse la pensiamo ancora così. Non so voi, ma a me non piace molto quando qualcuno si fa di me un'idea sbagliata, magari distorta dall'opinione di chi mi disprezza. 
Con Dio, spesso, noi facciamo proprio così, ci facciamo un'idea di Lui deformata da chi lo disprezza, manipolata dalle menzogne del maligno.
Vogliamo, allora, dargli un'altra possibilità? 
Il Vangelo di questa domenica ci offre una buona occasione per comprendere bene come Dio voglia agire nella nostra vita. 
Se davvero Dio fosse un prepotente che vuole imporci la sua volontà con la forza, quasi sicuramente lo farebbe con "effetti speciali" degni dei più roccamboleschi film di Hollywood, farebbe sentire la sua imponente voce e poi farebbe di noi quello che vuole. 
Non so a voi, ma a me non è mai capitato di sentire il vocione di Dio, né mi ha mai costretto a fare quello che voleva Lui.
Lo stile di Dio è ben diverso. Vuole essere così delicato e rispettoso della nostra libertà che non inizia mai parlandoci direttamente ma mandandoci qualcuno che ci parli di Lui. In alcuni momenti sembra quasi timido ma non è timidezza ma delicatezza e tenerezza per ciascuno di noi.
Dio manda Giovanni il Battista perché sia testimone della Sua luce che è il Signore Gesù. Il testimone è colui che ha vissuto un evento, che conosce una persona, e ne parla, lo racconta e così fa sorgere la curiosità e il desiderio dell'incontro. Incontro che però rimane totalmente una scelta nostra.
Nella vita di ciascuno di noi Dio ha mandato tanti Giovanni Battista, tanti fratelli che, prima di noi, hanno scelto di lasciarsi amare da Dio, che si sono lasciati illuminare dalla Sua Luce e sono poi venuti a raccontarcelo, a testimoniarci l'immensità del Suo amore per ciascuno di noi.
Dio non è un invadente che si presenta alla porta di casa e la sfonda perché vuole entrare.
Dio è un amante delicato che vuole disturbarci il meno possibile, che vuole lasciarci liberi anche di dirgli di no perché sa bene che l'amore è possibile solo nella libertà. 
Se, per una volta, usiamo bene la nostra libertà, non per soddisfare i nostri capricci, ma per dire di sì al Signore che viene nella nostra vita a liberarci dalle nostre schiavitù, viene a fasciare le nostre ferite, viene ad amarci con tutto se stesso, troveremo in lui la nostra salvezza. 
I nostri Giovanni Battista ci portano, però, solo fino alla soglia dell'incontro con il Signore Gesù, ci conducono fino al desiderio di dirgli "eccomi, Signore, voglio conoscerti". Da lì in poi sarà il Signore a parlare con noi, a farci sentire il suo amore, a renderci capaci di vedere i tanti doni del suo amore che quotidianamente pone nella nostra vita, a farci scoprire di non essere soli ma che tutti quelli che ho accanto a me sono miei fratelli, che siamo tutti parte della grande famiglia di Dio che è la Chiesa universale.
Questa esperienza del suo amore, vero, concreto, reale, trasforma poi anche ciascuno di noi in un Giovanni Battista, in un testimone di luce per i fratelli che sono nel buio del dolore, della sofferenza, del male e del peccato. Potrebbero sorgere in noi timori di non essere capaci di un compito tanto grande. È vero, non ne siamo all'altezza! Ecco perché non dobbiamo portare il nostro pensiero ma la nostra testimonianza, perché dobbiamo annunciare quello che il Signore ha fatto nella nostra vita, senza paure ma anche senza la ricerca di una gloria personale.
Potremmo anche pensare di non essere capaci di parlare, di esprimere quella che è la nostra esperienza dell'amore del Padre. Il più delle volte non ce n'è bisogno! Se abbiamo accolto in noi il Signore che è Luce diventeremo noi stessi luminosi, ce lo leggeranno negli occhi e ci chiederanno di portarli dal Signore perché chi ha incontrato noi vorrà incontrare colui che ci ha così trasformato.
Sono ben cosciente che a molti questo discorso possa sembrare un po' troppo idealistico, forse anche una bella favola da raccontarsi sperando di alleviare un po' le noie e le sofferenze della vita.
Io, però, so che è la verità, è quello che ho vissuto e vivo ogni giorno nella mia vita e che vedo nella vita di tante persone accanto a me le cui vite sono state trasformate per sempre dall'incontro con il Signore.
Non ci resta, allora, che lasciarci accompagnare dai nostri Giovanni Battista all'incontro con Lui, a dirgli il nostro sì, il nostro eccomi.