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sabato 26 novembre 2016

Vigiliamo! - Riflessione sul Vangelo di domenica 27 novembre 2016

Quando siamo molto concentrati a fare qualcosa può capitare che qualcuno ci chiami e noi nemmeno lo sentiamo. Ci capitava da bambini quando giocavamo: quante volte le nostre mamme ci dovevano chiamare perché la cena era pronta! A ben pensarci un po' tutta la nostra vita è così. Siamo sempre molto impegnati, preoccupati a seguire tutte le nostre attività e i nostri doveri, anche quando ci dedichiamo a passatempi, allo sport, ad attività ricreative ci mettiamo molta attenzione.
Ma siamo sicuri che in questo modo non rischiamo di perderci qualcosa?
Iniziamo questa domenica il Tempo di Avvento che, come gli altri tempi forti dell'anno liturgico, è un tempo nel quale la Chiesa ci invita a fermarci, ad allentare un po' la tensione, a distogliere almeno per un momento la nostra attenzione dalle cose di questo mondo per considerare il senso vero e profondo della nostra vita. È un tempo che si apre con un invito forte del Signore Gesù: Vigilate!
Gesù non ci invita a fare notti in bianco o a tralasciare i nostri doveri, non ci chiede nemmeno di rinunciare ai nostri passatempi o al nostro relax. Ci invita, però. a vivere tutto senza lasciarci fagocitare completamente da ciò che stiamo facendo, dalle cose di questo mondo.
Quando qualcuno a cui vogliamo bene ci dice che passerà a trovarci noi continuiamo le nostre faccende ma con un orecchio sempre teso al campanello affinché appena suona possiamo correre ad aprirgli. Questa è la vigilanza che il Signore ci chiede in questo tempo di Avvento, continuiamo a svolgere le nostre attività, i nostri doveri, i nostri divertimenti, ma nell'attesa del Signore che viene.
Perché non lo facciamo sempre? Perché ogni anno la Chiesa deve ricordarcelo?
Perché in fondo noi non ci crediamo poi tanto, non pensiamo che il Signore possa davvero venire nella nostra vita perché l'unica venuta del Signore che immaginiamo è l'ultima, quando i sarà in Giudizio Universale. A parte che non sappiamo quando arriverà quel giorno, potrebbe benissimo essere domani, ma non è solo l'Ultimo Giorno che dobbiamo attendere. Il Signore ci invita ad essere vigilanti perché ogni giorno viene nella nostra vita, viene a visitarci, viene a liberarci, viene a guarirci. Se non facciamo attenzione, se non tendiamo l'orecchio, se non siamo pronti e vigilanti, se permettiamo alle cose di questo mondo di assorbire tutta la nostra attenzione rischiamo di perderci il passaggio del Signore nella nostra vita. Quando il Signore viene a visitarci è sempre per la nostra salvezza, per la nostra guarigione, per la nostra liberazione. Conosco tante persone che nella vita avevano già dato tutto per scontato, si erano già rassegnati a vivere fatiche, dolori, ansie, sicuri che nessuno avrebbe mai potuto liberarli. Invece un giorno, quando meno se lo aspettavano, il Signore Gesù è entrato nella loro vita in un modo nuovo, diverso, inatteso e sorprendente e la loro vita è cambiata. Gesù vuole entrare così nella nostra vita, scegliamo, quindi, in questo Tempo di Avvento di vegliare, di attenderlo, di restare attenti a tutte le occasioni che il Signore ci metterà davanti, lì, proprio dove noi meno ce lo aspettiamo, il Signore manifesterà la sua gloria e noi troveremo la nostra gioia.
Maranatha! Vieni Signore Gesù!

sabato 5 novembre 2016

La fonte della vita - Riflessione sul Vangelo di domenica 6 novembre 2016

Da sempre l'uomo è un essere curioso, vuole scoprire, conoscere, capire. Nei tanti secoli di storia dell'umanità molti sono stati gli scienziati che hanno speso la loro vita a studiare i tanti fenomeni che costituiscono il nostro mondo. Di tutti il fenomeno più studiato, nelle sue tante forme, è la vita. Molte sono le branche del sapere che se ne occupano: la biologia, la medicina, la botanica, la zoologia e molte altre. L'uomo di ogni tempo non può non essere affascinato dalla vita: è ciò che ci è più proprio eppure continua a sfuggircene il segreto. Molti filosofi hanno anche cercato di definirla ma anche loro non sono arrivati a un risultato soddisfacente. È qualcosa che tutti sperimentiamo ogni giorno eppure continua a sfuggirci. Non sarà, forse, perché sbagliamo il punto di partenza?
Vogliamo studiare la vita come se si trattasse solo del funzionamento di una macchina composta di cellule invece che di ingranaggi, sia che si tratti di un batterio, di una pianta, di un animale o dell'uomo, vogliamo carpirne il meccanismo. Infatti se si trattasse di un meccanismo, per quanto complesso, potremmo evitare la domanda più spinosa: chi è la fonte della vita?
Se veramente vogliamo carpire il segreto della vita dobbiamo invece proprio partire da qui, dalla sua fonte, da Dio! Dobbiamo abbandonare la nostra pretesa di conoscenza, il nostro razionalismo che ci imprigiona in schemi freddi e rigidi e cominciare a chiederci: perché esiste la vita?
Ci affanniamo tanto a studiare quando basterebbe chiedere! Basta chiedere a Dio, fonte della vita, perché ci hai creati, perché hai creato la vita, quale ne è il senso? E sapete qual è il bello? È che Dio ci ha già risposto! Lo ha fatto in Gesù, lo ha fatto condividendo la nostra vita, per donarci la sua, per farci comprendere che la vita umana è un atto d'amore e che non la comprenderemo mai finché non la ameremo fino in fondo, fino alla sua fonte, finché non ameremo veramente Dio. Quando lo avremo fatto, quando avremo scelto di amare la vita a partire dal suo creatore comprenderemo che non è un meccanismo, che non è qualcosa di relegato a questa realtà che conosciamo ma che è per l'eternità.
Nella pagina di Vangelo di questa domenica Gesù invita i sadducei, e noi con loro, a fare proprio questo cambio di prospettiva, a non considerare la vita a partire da quel poco che conosciamo a questo mondo ma di partire considerando l'autore della vita: Dio che è Dio dei vivi e non dei morti.
Proviamo a fare questo cambiamento, iniziamo a pensare alla nostra vita non come a un fenomeno naturale stretto nelle regole di questo mondo ma per quello che è veramente, un atto d'amore di Dio e, in quanto tale, non limitato nel tempo ma eterno. Molti scienziati hanno paura che partire da questo presupposto ci imprigioni in norme, regole e leggi. In realtà è l'esatto opposto: pensare alla nostra vita e ad ogni vita umana come un atto d'amore di Dio ci libera innanzi tutto dalla solitudine che ci portiamo nel cuore perché sappiamo di non essere soli. Ci libera dalla paura di trovarci abbandonati perché comprendiamo che ogni altra forma di vita è creata perché sia di sostegno alla nostra vita, è un dono che deve essere custodito e usato con rispetto e gratitudine. Ci libera dall'egoismo perché perché ci fa scoprire anche chi abbiamo accanto come un dono speciale e prezioso di cui non posso disporre a nostro piacimento. Ci libera dalla paura della morte perché ci fa comprendere che non è la fine ma il passaggio alla pienezza della vita.
La vita che stiamo vivendo qui è solo l'inizio di una esperienza meravigliosa che troverà la sua pienezza nella resurrezione, nella vita eterna che il Signore ha preparato per noi, qualcosa che ora non possiamo comprendere fino in fondo, che vorremmo poter conoscere con ciò a cui siamo abituati qui ma che comprenderemo solo quando la vivremo. Ripartiamo ogni giorno dalla fonte della nostra vita, ripartiamo ogni giorno da Dio, dal suo amore infinito ed eterno e il suo Spirito darà al nostro cuore le risposte che tanto affannosamente cerca.