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sabato 31 maggio 2014

Fino ai confini della terra - Riflessione sul Vangelo di domenica 1° giugno 2014

Quando pensiamo e parliamo delle realtà di Dio, dei misteri della nostra fede, utilizziamo sempre immagini della vita comune che ci aiutano a farci meglio un'idea, che ci fanno cogliere qualche riflesso di ciò che nella sua essenza continua ad esserci incomprensibile. Si chiama "analogia" ed è molto utile, ne troviamo molti esempi in tutta la Scrittura e tutti i grandi teologi l'hanno utilizzata per descrivere le realtà divine, tuttavia dobbiamo ricordare che si tratta solo di immagini che lasciano gran parte del mistero inespresso.
Questa domenica celebriamo l'Ascensione del Signore e il titolo stesso di questa festa ci fa pensare ad una sorta di viaggio di Gesù Risorto che parte da questo mondo e torna al Padre e si siede alla sua destra. L'immagine che la Scrittura ci consegna è molto evocativa, ci fa pensare a qualcosa di maestoso, di solenne, ci fa comprendere che si tratta di un momento importante a cui dobbiamo prestare attenzione, ma ricordiamo che sono analogie che illustrano qualcosa di molto più grande.
Gesù lascia i suoi ma nel momento stesso in cui "parte" dice loro «Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo». Se l'Ascensione del Signore fosse un viaggio, uno spostamento tra due luoghi diversi e separati, dovremmo chiederci come Gesù possa essere insieme ai suoi se è assiso alla destra del Padre.
Dobbiamo ripensare la nostra idea di Ascensione: Gesù torna al Padre, il Figlio torna nell'intima comunione d'amore col Padre dopo aver compiuto la salvezza dell'uomo, torna portando in quella comunione la nostra umanità e aprendoci così l'ingresso alla vita divina. Dio ha creato l'uomo come altro da Sé affinché fosse, come Lui, persona libera, capace di una relazione d'amore autentica nella libertà. Noi però abbiamo usato male questa libertà e con il peccato ci siamo allontanati da Dio, ci siamo staccati da Lui. Il Figlio si è fatto uno di noi, ha fatto sua la nostra umanità, ha preso su di Sé la conseguenza del nostro peccato, la morte, l'ha vinta e ha donato alla nostra umanità la sua vita divina. Oggi porta la nostra umanità risorta nell'intima comunione con il Padre per accoglierci, per stringerci a Sé, ci apre l'ingresso nell'amore di comunione di Dio. Così Gesù può davvero essere con noi tutti i giorni perché ha portato noi con Sé, noi continuiamo a camminare su questa terra ma la nostra umanità è già nell'eternità di Dio.
Quest'opera meravigliosa che è la nostra salvezza non ci è imposta ma proposta, il Signore non ci forza ad entrare nell'eternità ma ci invita, ci tende la mano, ci dice: "se lo vuoi puoi stare con me e io con te". Se gli diciamo di sì, se afferriamo la sua mano, ci dona il suo Spirito che ci fa gustare e contemplare quanto sia grande il suo amore per noi e quanto prezioso quello che ha realizzato per noi.
Il Signore ci invita attraverso la testimonianza dei fratelli: gli Apostoli hanno visto Gesù Risorto, ma soprattutto, hanno creduto in Lui entrando, così, in questa comunione d'amore. Avendo sperimentato la realtà di questa comunione Gesù li ha inviati a invitare tutti i popoli ad entrare nell'amore di Dio.
Anche a noi è giunto questo invito tramite la testimonianza di altri fratelli che hanno detto il loro sì al Signore e allo stesso modo siamo inviati a raccontarlo, a dirlo a tanti fratelli che incontreremo sulla nostra strada.
Diciamo oggi il nostro sì al Signore, lasciamoci accogliere nel suo amore infinito e diventiamone anche noi testimoni fino ai confini della terra, senza paura perché Gesù è con noi ogni giorno fino alla fine del mondo.

sabato 24 maggio 2014

Mai soli - Riflessione sul Vangelo di domenica 25 maggio 2014

Quante persone attorno a noi sono convinte che quella che viviamo su questa terra sia l'unica vita che ci è data e quindi va vissuta sfruttando ogni possibilità di felicità... Qualcuno è disposto a pensare che, forse, qualcosa dopo la morte c'è, ma come sia e cosa sia non è ancora momento di scoprirlo.
Noi, invece, che partecipiamo alla Messa ogni domenica, noi che siamo, tutto sommato, buoni cristiani, sappiamo che il Signore è risorto per noi, che c'è il Paradiso e speriamo di andarci... il più tardi possibile...
Se le cose stessero davvero così, la vita che stiamo vivendo sarebbe un corso di sopravvivenza piuttosto crudele, sul modello di alcuni reality televisivi che oggi vanno tanto di moda, in cui il Paradiso è il premio finale per chi è riuscito ad arrivare fino in fondo.
Gesù però non ci ha chiamati ad un reality ma alla vita eterna, il Paradiso non è un miraggio lontano a cui cerchiamo di arrivare ma una realtà che è già accanto a noi, che ci è già offerta oggi.
Gesù rivela ai suoi discepoli (e quindi anche a noi) che non ci abbandona, che ci dona il suo Santo Spirito, il Paraclito (che significa "chiamato vicino") che sta sempre con noi affinché non ci sentiamo più soli, orfani.
Quanta solitudine attorno a noi, quante persone che si sentono sole e quante volte anche noi ci sentiamo soli perché ci sentiamo incompresi, abbandonati alle nostre paure, ai nostri dolori.
Il Signore Gesù ci dice "Non aver paura! Non ti lascio solo, non ti lascio orfano! Ti dono il mio Spirito! Ti accolgo nel mio amore, nell'amore che c'è tra me e il Padre! Vengo ad abitare in te e faccio abitare te in me!"
Il Paradiso non è un luogo ma uno stato di vita, è stare con Dio, nel suo amore, è il sapersi amati in modo smisurato, infinito, è il sentirsi accolto sempre e comunque, senza se e senza ma, senza dover essere diverso da quello che sono, con tutte le mie fragilità, le mie debolezze e anche con tutti i miei peccati... perché l'amore di Dio è sempre più grande del mio peccato.
Gesù ci chiede solo di aprire gli occhi del cuore, di iniziare a riconoscere anche quella realtà che non può essere percepita con gli occhi del corpo, la realtà dello Spirito che è reale quanto quella materiale, anzi che è molto più vera! Quante volte le cose che vediamo coi nostri occhi e che pensiamo vere si rivelano poi false!
Ma come si fa ad imparare a riconoscere la realtà dello Spirito? Bisogna solo scegliere di amare il Signore Gesù, decidere di dargli fiducia, di credere che veramente Egli ci salva, che ha dato la sua vita per noi. Non serve altro perché scegliendo di amarlo ci lasciamo anche amare da Lui e il suo amore ci insegna ad amare i fratelli proprio perché amati da Lui. Decidere di amare il Signore ci pone in una vita d'amore vero che apre i sensi del nostro spirito e ci fa riconoscere che il Signore mi ha già donato il Paradiso perché è venuto ad abitare in me riempiendo tutta la mia esistenza del suo amore vero.

sabato 17 maggio 2014

In cammino verso casa - Riflessione sul Vangelo di domenica 18 maggio 2014

Quando ero bambino spesso passavamo il fine settimana dai nonni, al nostro arrivo trovavamo sempre un dolce ad attenderci e i letti pronti nelle nostre camere: piccole cose che ci comunicavano l'amore dei nonni, il loro desiderio di averci con loro, il loro prendersi cura di noi.
Quando una persona amata viene a trovarci gli prepariamo un posto, gli offriamo un luogo confortevole perché possa rimanere e stare bene, è un gesto che viene a tutti molto naturale. 
Il Signore fa la stessa cosa per ciascuno di noi! Ha preparato in casa propria, il Paradiso, un posto per farci rimanere con Lui, un posto confortevole, preparato con amore, segno della sua tenerezza.
A noi allora non resta che incamminarci verso quella casa che è anche la nostra, in cui non ci sentiremo ospiti ma accolti e al posto giusto, non tanto per il luogo ma per la compagnia, la compagnia di Dio. Sì, perché Dio fa tutto questo per averci con Sé, per accoglierci nella propria intimità d'amore, per amarci per l'eternità.
Ma come ci arriviamo? Da dove si passa? Da soli sappiamo bene di non saperci arrivare: abbiamo bisogno del navigatore anche solo per attraversare la città, figuriamoci per arrivare in Paradiso! 
Da soli la nostra vita è un vagare senza meta, un bighellonare in cerca di qualcosa che possa darci un po' di soddisfazione, è una ricerca di ciò che ci dia un po' di gioia ma troviamo solo falsità e delusioni che portano morte nel cuore. 
Gesù sa bene che da soli non sapremmo mai arrivare fino a Lui per questo si fa Lui per noi via, verità e vita.
Via perché si propone di essere nostro compagno di viaggio, di guidarci nel cammino di ogni giorno; verità perché viene a dire verità nella nostra vita, così spesso segnata dall'errore e dalla menzogna; vita perché viene a donare la sua vita vera a noi che spesso viviamo con la morte nel cuore.
Quando si va a trovare una persona cara durante il viaggio si pregusta già il momento dell'incontro, dello stare insieme ma è ancora solo un'attesa, e, se l'idea già ci rallegra, la gioia vera la sperimentiamo solo nel momento in cui arriviamo alla meta.
Il viaggio con Gesù è diverso, la realtà verso cui ci sta conducendo non la sperimenteremo solo dopo la morte, la gioia del Paradiso non è un dono lontano e promesso che ora dobbiamo attendere ma una verità che possiamo vivere già da oggi. La gioia del Paradiso è la comunione d'amore col Padre, per mezzo di Gesù, nello Spirito Santo, è l'ingresso nell'amore di Dio: è a questa comunione che il Signore ci sta conducendo e, se glielo permettiamo, ce la fa gustare già da oggi perché è Lui a mostrarci il Padre, il suo amore tenerissimo.
Tutto questo forse ci fa un po' paura o dubitiamo che veramente Dio voglia farci entrare nella comunione con Sé eppure è proprio così! Dio ha scelto di fare tutto questo per amore nostro, semplicemente perché ci ama, perché ci vuole con Sé, vuole coinvolgerci nella sua intimità d'amore. 
Potremmo anche pensare che sia difficile seguire Gesù, che la via che ci propone è scomoda, che essere cristiani davvero sia una gran fatica... non è assolutamente così! Basta fare come Maria, basta dire "Eccomi"!
Non serve altro, basta il nostro sì, un sì che deve però essere incondizionato, vero, autentico e pieno e poi tutto il resto lo fa Lui! ...e ci stupiremo delle meraviglie che il Signore opererà attraverso le nostre vite.

sabato 10 maggio 2014

Guidati verso la vera gioia - Riflessione sul Vangelo di domenica 11 maggio 2014

Vi è mai capitato di rimanere chiusi in ascensore? Un'esperienza davvero brutta! Non vedi l'ora che vengano a liberarti, a tirarti fuori, perché lì dentro ti senti soffocare. (Un amico che ci lavora mi ha tranquillizzato che ogni ascensore è progettato per far passare tutta l'aria sufficiente per respirare normalmente in attesa dei soccorsi!)
A nessuno piace stare chiuso in un luogo angusto, eppure molte volte trasformiamo la nostra vita in un recinto stretto, fatto di sicurezze, di abitudini, di idee consolidate dalle quali non siamo disposti a separarci. Il recinto sarà anche stretto ma ci dà una certa sicurezza, ci conforta perché lo conosciamo bene, non ci riserva sorprese e non ci mette in discussione. 
La nostra vita spirituale è spesso un recinto stretto, fatto di pratiche religiose, di buone azioni, di rapporti corretti e civili, è spesso la vita del "buon cristiano". 
Ma che male c'è? Apparentemente nessuno. Non c'è nulla di male ad andare a Messa ogni domenica, a dare l'elemosina al povero alla fermata della metropolitana, ad avere rapporti civili con i vicini e corretti con i colleghi, non c'è nulla di male, anzi sono tutte cose buone e giuste... 
Il problema è nell'intenzione che mettiamo nel compierle: se tutte queste pratiche buone ci servono per "assicurarci il Paradiso" per metterci a posto la coscienza, ci siamo creati il nostro piccolo recinto sicuro che non lascia spazio di movimento a Dio.
A Gesù le prigioni e gli spazi angusti non piacciono per questo viene nel nostro recinto e ci spinge fuori, come un pastore fa con le pecore, e ci conduce verso una vita completamente diversa, una vita nuova.
Gesù è il nostro buon pastore che vuole condurci alla vera libertà che non è fare quello che ci pare all'interno delle nostre sicurezze, ma seguire la sua voce, andare dietro di Lui e lasciarci condurre alla vera gioia. Sembra difficile ma è molto più semplice di quanto non immaginiamo: dobbiamo solo lasciarci guidare dal Signore Gesù, ascoltando la sua voce, basta solo voler compiere la sua volontà. 
Dobbiamo uscire dalle nostre certezze, dobbiamo lasciare la nostra idea di Dio, molto angusta, spesso sbagliata, che ci fa pensare a Lui come a un fiscalista che calcola azioni buone e cattive e poi condanna o salva a seconda della percentuale. 
Dio è amore misericordioso, è un Padre che si prende cura di noi, che ha preparato per noi pascoli freschi e verdeggianti in cui possiamo riposarci, in cui vivere con serenità una intimità con Lui.
No, non mi sto riferendo al Paradiso, quello sarà molto meglio di così, mi sto riferendo alla nostra vita qui, oggi, a questa vita che spesso assomiglia più ad un angusto recinto. 
Basta! Lasciamoci condurre da Gesù nel pascolo che ha pensato per noi, fidiamoci di Lui, ascoltiamo la sua voce ogni giorno! Non lasciamo che l'unico momento in cui siamo raggiunti dalla Parola di Dio sia la Messa domenicale, che spesso ascoltiamo un po' distrattamente, impariamo a leggere una pagina di Vangelo ogni giorno, dedichiamo qualche minuto alla preghiera, alla relazione con il Signore Gesù. Chiediamogli di guidare la nostra vita, di vincere le nostre paure e i nostri dubbi, lasciamogli la libertà di dirci quello che vuole, non pretendiamo che risponda alle nostre domande come noi vogliamo, saremmo ancora nel nostro recinto. Impariamo a fidarci della fantasia di Dio che ha in serbo per ciascuno di noi cose meravigliose che noi nemmeno ci aspettiamo!
Gesù stesso è la porta che ci fa uscire dalle nostre prigioni, passiamo attraverso di Lui, attraverso il suo amore, attraverso la sua vita, vita che Egli ci dona in abbondanza perché non venga mai meno.
Il dono del Battesimo che abbiamo ricevuto è questo passaggio, è l'ingresso nella vita piena, la vita di Cristo Risorto, ce la portiamo nel cuore, la possiamo vivere già ora se solo ci lasciamo liberare, se solo siamo disposti ad abbandonare le nostre certezze e permettere a Dio di stupirci ogni giorno con le meraviglie del suo amore per ciascuno di noi.