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sabato 28 maggio 2016

Un incontro per incontrare - Riflessione sul Vangelo di domenica 29 maggio 2016

Noi italiani veniamo spesso presi in giro perché teniamo molto, anche troppo secondo alcuni, a due cose: alla famiglia e alla buona tavola. Nei tradizionali pranzi familiari nelle feste queste due nostre passioni si incontrano e danno vita a tavolate affollate di persone e pietanze. Dicano quello che vogliono ma tutto questo è molto bello!
È così bello che lo fa anche Dio, ogni domenica riunisce tutti i suoi figli attorno alla stessa mensa, li ama, li nutre con il dono più prezioso, il Corpo e il Sangue del Signore Gesù.
Purtroppo spesso, noi suoi figli, partecipiamo a questi banchetti meravigliosi in modo molto distratto, un po' per abitudine o per dovere, rischiamo di perdere il senso di ciò a cui stiamo prendendo parte, a non capire quale meravigliosa occasione il Signore ci stia offrendo.
Cerchiamo allora, in questa solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Gesù, di comprendere meglio cosa è l'Eucarestia.
A catechismo ci hanno insegnato che nel Sacramento dell'Eucarestia è realmente presente il Signore Gesù con il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Anima e la sua Divinità. Dunque quando andiamo a ricevere la Comunione noi stiamo ricevendo Gesù in persona, fattosi cibo per noi, è un incontro personale. Penso che ciascuno di noi abbia sperimentato una certa difficoltà a comprendere che, appunto si tratta di un incontro con una persona viva e non con un oggetto. La tentazione di andare a ricevere la Comunione come fosse una medicina o un porta fortuna è sempre dietro l'angolo!
L'Eucarestia, quindi, è il Signore Gesù che ci viene incontro e lo fa non da solo ma attraverso una famiglia, la sua Chiesa. Non c'è Eucarestia senza la Chiesa e non la possiamo capire se non viviamo la comunità. Diciamo infatti che riceviamo la Comunione ma non è solo comunione con il Signore Gesù è anche comunione con i nostri fratelli, con quanti abbiamo accanto fisicamente, che magari vediamo a Messa tutte le domeniche da anni ma di cui non conosciamo il nome.
IL Signore Gesù ha scelto di farsi cibo per noi, per nutrire la nostra vita, il cibo ci dà energia, ci rende possibile agire, muoverci, vivere. Così quando riceviamo il Signore Gesù realmente presente nel Sacramento, Egli ci rende capaci di essere in comunione con lui e di essere in comunione con i fratelli, trasforma il nostro cuore, ci rende capaci di amare e di prenderci cura di chi abbiamo accanto. Ci chiede però anche un piccolo sforzo, un po' di coraggio nel tendere la mano a chi mi siede vicino nel banco e presentarmi. Non dobbiamo violare la privacy di nessuno ma abbiamo bisogno di conoscere i fratelli che il Signore ci ha messo accanto, altrimenti non saremo in grado di conoscere nemmeno lui! Se non siamo in comunione tra noi non possiamo esserlo nemmeno con il Signore Gesù. Come abbiamo detto domenica scorsa, in Dio conoscere e amare coincidono e la Comunione con il Signore Gesù rende anche noi capaci di vivere questo, ci fa amare e conoscere insieme i nostri fratelli.
Molti dicono che uno dei mali più gravi della nostra società è la solitudine, il Signore Gesù si dona a noi per essere rimedio a questo male subdolo e gravissimo, ci rende capaci di volerci bene, di scoprirci parte di una comunità, di una famiglia, di saperci amati e di imparare ad amare.
La prossima volta che riceveremo la Comunione ricordiamo che stiamo incontrando una Persona, il Signore Gesù, che ci invita ad incontrarne altre, i nostri fratelli, e tendiamo la mano senza paura e la nostra vita cambierà.

sabato 21 maggio 2016

L'incontro più importante - Riflessione sul Vangelo di domenica 22 maggio 2106

Ci avete mai fatto caso? Le persone che conosciamo meglio sono quelle che amiamo di più. C'è una stretta correlazione tra conoscenza e amore. Nessuno vuole bene a una persona perché ne ha letto la biografia o il curriculum, nessuno fa colloqui di amicizia: "prima ti conosco e poi decido se voglio esserti amico, se mi va di volerti bene". Generalmente, più conosciamo una persona e più impariamo a volerle bene, più la amiamo e più la conosciamo. Amore e conoscenza sono strettamente legati, per questo la Scrittura non separa la sede della conoscenza da quella dei sentimenti, nella Bibbia è il cuore il centro della persona, il logo dei pensieri e dei sentimenti insieme.
Concluso il Tempo di Pasqua, la Chiesa ci invita a contemplare il mistero della Trinità: Dio Uno e Trino allo stesso tempo. Quando frequentavamo il catechismo, I catechisti hanno escogitato mille modi diversi per cercare di farci capire questo grande mistero e anche i teologi hanno elaborato molte immagini diverse ma se l'unico nostro scopo è capire, conoscere Dio, senza lasciarci coinvolgere affettivamente, sono tutti sforzi inutili.
Ammettiamolo, con il Signore il nostro atteggiamento è spesso di sospetto, vorremmo prima fargli un colloquio, raccogliere informazioni su di Lui per decidere se fidarci, se aprirgli anche il nostro cuore. Ma, ovviamente, così non può funzionare. Chi di noi sarebbe disposto a farsi fare un esame per iniziare un'amicizia, una storia d'amore? Nessuno!!! Eppure con Dio spesso facciamo così!
In Dio conoscenza e amore coincidono perfettamente dunque se vogliamo che si faccia conoscere dobbiamo anche permettergli di amarci. Scopriremo che è proprio lasciandoci amare e scegliendo di amarlo a nostra volta che Dio si fa conoscere, ci rivela il suo volto che è il volto dell'amore.
Molti, ora si possono aspettare che anche io scelga un'immagine per spiegare come fa Dio ad essere Uno e Trino allo stesso tempo, cosa significa Una Sostanza in Tre Persone... mi spiace ma resteranno delusi. Non voglio cercare un'immagine perché semplicemente non esiste, sarebbe una restrizione, una limitazione. Sant'Agostino diceva "se lo comprendi, non è Dio". Perché allora cercare di accontentarci con un surrogato, con una fotografia!
Volete conoscere Dio? C'è nel vostro cuore questo desiderio, anche se non sapete come ci è arrivato? Ne avete paura ma nello stesso tempo vi sentite attratti dalla conoscenza di Dio? Allora non vi resta che una cosa da fare: aprite il cuore a Lui! Lasciate che lo Spirito Santo effonda il suo amore nei vostri cuori!!! Lasciatevi travolgere la fiume in piena dell'amore di Dio, lasciatevi illuminare, riscaldare, colmare della sua grazia, della sua gioia e capirete che ciò che è importante non è capire Dio ma amarlo! Non abbiate paura di amare il Signore e di lasciarvi amare da Lui!
Prendetevi un po' di tempo, trovatevi un luogo tranquillo, magari immerso nella natura, suo dono per noi, o in una chiesa, o in qualsiasi altro luogo in cui potete essere soli con Lui e apritegli il vostro cuore! Non abbiate paura, è più facile di quanto non sembri. Siate spontanei e naturali, ricordate che Dio conosce il vostro cuore meglio di voi, che sa bene quali siano le vostre difficoltà, i vostri timori, le vostre fatiche e vi ama proprio in tutto questo. Non lottate, lottereste contro voi stessi, imparate semplicemente a dire "Signore sono qui e voglio lasciarmi amare da te!" e dimenticate tutto il resto. non demordete, perseverate, anche se le prime volte sembrerà difficile, o avrete l'impressione di parlare al vento. Non è così, Dio è lì accanto a voi, pronto a colmarvi del suo amore e della sua luce ma anche paziente ad attendere che siate pronti, senza mettervi fretta, senza farvi pressioni.
Non accontentatevi di sentir parlare di Dio, incontratelo, sarà l'incontro più importante di tutta la vostra vita!

sabato 14 maggio 2016

Volere volare - Riflessione sul Vangelo di domenica 15 maggio 2016

Chi non ha mai desiderato di saper volare? Non dico di prendere un aereo, un elicottero, un deltaplano o altri mezzi, dico di saper volare come Superman! Che bello sarebbe! E tutti, almeno una volta nella vita abbiamo desiderato farlo!
Vorremmo poter volare sulla nostra vita, guardare tutto dall'alto, vorremmo poter sovrastare le difficoltà, i problemi, le fatiche, i dolori, vorremmo poterci sentire liberi veramente, non più condizionati da quanto ci circonda...
E se vi dicessi che è possibile? Non certo volare come Superman, ma poter guardare la nostra vita dall'alto, poter sovrastare le difficoltà e i problemi, piccoli e grandi, poterci sentire veramente liberi, senza condizionamenti e senza costrizioni, tutto questo è possibile! È la vita nello Spirito!
Celebriamo questa domenica la solennità di Pentecoste, il dono dello Spirito Santo sugli Apostoli con Maria e su tutta la Chiesa, un dono che è dato anche a ciascuno di noi.
La vita degli Apostoli era già molto cambiata dal primo incontro con il Signore Gesù ma il dono dello Spirito li ha ulteriormente trasformati, li ha resi capaci di vivere una vita totalmente diversa, di annunciare il Signore Risorto a tutti, di farsi comprendere da tutti, di testimoniare il Vangelo fino a donare la loro vita. Gli Atti degli Apostoli ci presentano uomini gioiosi, liberi, che non si lasciano angosciare dai problemi del mondo, che non si preoccupano per le difficoltà da affrontare, nemmeno per gli oltraggi e le persecuzioni, che affrontano la vita con serenità e con gioia. Potremmo essere tentati di pensare che essendo loro gli Apostoli fossero persone speciali ma se guardiamo alla storia della Chiesa troviamo tantissime persone che lungo i secoli hanno vissuto una vita veramente piena, gioiosa, abbandonata realmente al soffio dello Spirito, e ce ne sono tante ancora oggi! Ma tutto questo non è per pochi privilegiati, è un dono per tutti noi! Lo Spirito Santo dimora nel nostro cuore dal giorno del nostro battesimo, è lì e non se ne va, se non lo percepiamo, se non ne abbiamo mai riconosciuto la voce è perché teniamo ben chiuse le porte del nostro cuore, perché abbiamo paura di abbandonarci alla sua volontà. È molto normale che ci sia in noi questa paura, è una conseguenza del nostro peccato, la diffidenza verso tutto ciò che è di Dio.
Se però ci impegniamo a vincere questa diffidenza, se decidiamo di abbandonare la nostra vita al soffio dello Spirito, se gli diciamo di cuore "Signore, fai tu!", se decidiamo di aprire le porte del nostro cuore, allora il vento dello Spirito comincerà a soffiare nella nostra vita, il fuoco del suo amore ci scalderà, scopriremo che sappiamo davvero volare! Inizieremo a volare sulle difficoltà della nostra vita, le affronteremo cioè, con la consapevolezza che tutto è già stato vinto dal Signore Gesù e che ormai tutto, anche le cose più dolorose, concorrono al nostro bene perché il Signore volge al bene tutto nella nostra vita, tutto trasforma in un'occasione di crescita, nella possibilità di imparare ancora di più a fidarci di lui, a sperimentare la concretezza del suo amore.
Alcuni hanno paura che abbandonarsi alla volontà di Dio sia come trasformarsi in burattini o in automi che rispondono a dei comandi. Nulla di più lontano da ciò che è veramente! Dio non ci costringe mai, non ci obbliga a nulla, non viola mai la nostra libertà! Abbandonarsi alla volontà di Dio, farsi strumento nelle sue mani significa iniziare a vivere una vita colma di sorprese, una vita in cui il Signore ti rende capace di compiere meraviglie. Lo Spirito prende le tue fragili debolezze e ci fa cose strepitose!
E poi c'è l'aspetto più personale. Vivere la vita nello Spirito significa entrare in un'intimità con Dio, sperimentare concretamente la sua tenerezza, la sua misericordia, il suo amore che guarisce, che risana, che consola.
Possiamo temere, possiamo aver paura di non essere capaci di abbandonarci veramente, ma a Dio basta uno spiraglio, basta solo che gli diciamo "Signore, fai tu!" e, se ne siamo poco convinti, continuiamo a ripeterlo, tante volte al giorno. Col tempo anche i cuori più duri cedono!
Lasciamo che lo Spirito Santo prenda possesso della nostra vita e sarà molto meglio che saper volare!

sabato 7 maggio 2016

Questione di cittadinanza - Riflessione sul Vangelo di domenica 8 maggio 2016

La relativa facilità con cui oggi si può viaggiare in tutto il mondo, le numerose offerte di lavoro all'estero, un diffuso desiderio di conoscere nuove culture, hanno portato molte persone oggi a viaggiare molto, tanto che alcuni amano definirsi cittadini del mondo. Molti altri, invece, tengono molto alla propria cittadinanza, vogliono continuare a sentirsi cittadini di una specifica nazione perché vogliono continuare a sapere di avere un posto da considerare come casa, luoghi familiari, che rassicurano, che ci fanno stare bene.
L'Epistola a Diogneto, uno dei più antichi esempi di letteratura cristiana, afferma che i cristiani "Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini, e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera." Tutto questo perché la nostra patria è nei cieli, è il Regno di Dio!
In questa domenica celebriamo l'Ascensione del Signore: Gesù Risorto sale al cielo e siede alla destra del Padre, ci apre così la via al cielo, nostra vera patria.
Per poter comprendere la grandezza e la bellezza di questo grande evento dobbiamo prima farci una domanda: "Qual è la mia patria? Io sono cittadino del mondo o cittadino del cielo?" Dalla risposta a questo interrogativo dipende tutta la nostra vita.
Se ci pensiamo cittadini del mondo continueremo a sentirci minacciati dai tanti pericoli che ci circondano, oppressi dalle tante ombre che offuscano il nostro futuro, dalle tante sofferenze che appesantiscono il nostro cuore. Dio continuerà ad essere una presenza nella nostra vita ma in lontananza, nella sua beata eternità, disposto a dare una mano ogni tanto, da interpellare nel momento del bisogno e da ingraziarsi con atti devozionali e con una vita ligia al dovere. Non so a voi, ma a me una prospettiva del genere non sembra molto allettante.
Se invece impariamo a pensarci per quello che siamo realmente, cioè cittadini del Cielo, tutto ciò che ottenebra questo mondo non ci potrà più fare paura, non potrà più angosciarci perché, per quanto grave possa essere, rimarrà qui, non ci potrà seguire nella vita eterna. Nella Gerusalemme Nuova non c'è posto per il male, per il dolore, per la sofferenza e per la morte perché Cristo ha vinto il male e  la morte e tutto ciò che ne deriva. Se viviamo da cittadini del Cielo, Dio non è una presenza lontana ma è vicinissimo a noi, ne percepiamo l'amore, l'attenzione, la tenerezza, la custodia, Gesù, ascendendo al Cielo, non se n'è andato, è rimasto con noi in un modo nuovo.
Il Vangelo ci dice che dopo la sua ascensione gli Apostoli "tornarono a Gerusalemme pieni di gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio" (Lc 24,52-53). Non è certo questo l'atteggiamento di chi ha appena visto partire un amico carissimo. Se gli Apostoli erano ancora pieni di gioia anche dopo l'Ascensione di Gesù è perché avevano compreso che non li aveva lasciati, ma che restando in comunione con Lui loro potevano già vivere la vita nuova inaugurata dalla sua risurrezione.
Possiamo pensare che sia difficile, invece è più semplice di quanto non sembri, è questa la vera conversione di cui ha sempre parlato Gesù, è cambiare mentalità, è lasciarsi trasformare da Dio, è abbandonare le fragili certezze di questo mondo e iniziare a riconoscerci sin d'ora cittadini del Cielo. Il nostro cuore troverà finalmente la pace, sarà colmato di gioia, impareremo ad amare chi abbiamo accanto perché nostro fratello e nulla ci potrà più far paura perché il Signore Gesù, vincitore della morte è sempre con noi!
 Apriamo il cuore al Signore Gesù e chiediamogli "Rendimi cittadino del tuo Regno, Signore!"