Pagine

sabato 30 aprile 2016

Scegliere di amare - Riflessione sul Vangelo di domenica 1° maggio 2016

Dal giorno del nostro battesimo siamo cristiani... ma che significa?
La maggior parte di noi pensa che essere cristiani significhi seguire i comandamenti quindi: dover andare a Messa la domenica, dire le preghiere, comportarsi bene, non dire le parolacce, essere onesti e corretti, non dire bugie... e così via. Tutto questo per sperare che Dio ci risolva i problemi e per meritare il paradiso. Tutte queste regole e tutti questi divieti... essere cristiani è proprio una gran fatica! Sì, tutto questo è faticoso, ma non è questo essere cristiani!
Essere cristiani è amare il Signore Gesù! Questa è l'unica cosa che dobbiamo decidere e scegliere ogni giorno, nella piena libertà. 
Se scegliamo di amare il Signore Gesù pur considerando la fragilità della nostra volontà, se lo accogliamo veramente nel nostro cuore, gli apriamo la porta della nostra vita, la nostra vita cambia radicalmente. 
Quando apriamo il nostro cuore al Signore Gesù, lo mettiamo al primo posto nella nostra vita, custodiamo nel cuore la sua Parola, ecco che tutto cambia, tutto si trasforma perché Dio viene ad abitare nella nostra vita, viene a prendere dimora presso di noi. In realtà c'era già da prima ma scegliendo l'amore per il Signore diventiamo capaci di riconoscere la sua presenza, i suoi gesti d'amore, al sua cura per noi. Poi pensa a tutto Lui! Ci dona il suo Spirito che ci insegna a guardare oltre le illusioni di questo mondo, che smaschera le menzogne, che ci ricorda i tanti doni d'amore che abbiamo ricevuto, che guarisce la nostra memoria dai traumi e dalle ferite che ci intristiscono. Il Signore viene a dare sollievo alla nostra vita, comprendiamo che con lui accanto non abbiamo più nulla da temere perché pensa a tutto lui, perché ha già vinto con la sua morte e resurrezione ogni pericolo, ogni malattia, ogni sofferenza, ogni ansia della nostra vita. Scegliere di amare il Signore non ci mette al riparo dalle difficoltà, ma quando le affrontiamo sappiamo di avere accanto colui che le ha già sconfitte, che con lui abbiamo già vinto!
Detto così sembra tanto semplice eppure tante persone ancora non hanno fatto questo semplice passo, tanti ancora vivono nel turbamento, con il cuore pesante, nella solitudine. 
Perché? Perché è così difficile scegliere di amare il Signore? 
Per paura! 
Abbiamo paura di rimanere incastrati in un sistema che ci possa costringere, abbiamo paura che una volta scelto il Signore Gesù ci ritroveremo a dover fare cose che non ci piacciono, a dover rinunciare a ciò a cui siamo abituati, alle nostre sicurezze. C'è un solo modo per vincere questa paura, fare esperienza dell'amore del Signore Gesù! 
Il Signore mi ha donato di conoscere tante persone che hanno scelto di amarlo, di metterlo al primo posto nella loro vita, di lasciarsi guidare da lui, sono persone gioiose, persone che amano, che si donano, che hanno rinunciato a tante comodità, a tante sicurezze, persone che impiegano il loro tempo libero a servizio del Vangelo, annunciano, pregano, confortano, incoraggiano. Non sto parlando solo di sacerdoti e religiose, parlo di padri e madri di famiglia, di laici di ogni età che hanno scelto di lasciarsi guidare dal Signore perché hanno sperimentato la bellezza, la potenza e la grandezza del suo amore e ora non desiderano altro che annunciarlo ai fratelli.
Tutto quello che serve, allora, è un pizzico di coraggio e un minimo di sincerità con noi stessi e con il Signore. Scegliamo di amare il Signore, diciamoglielo chiaramente nella preghiera "Signore Gesù, malgrado tutti i miei timori, le mie incertezze e le mie debolezze voglio amarti con tutto me stesso, non voglio tenere per me nulla, voglio che tutta la mia vita sia nelle tue mani! Fammi sperimentare la bellezza del tuo amore affinché sia capace d accoglierti veramente e tu possa pendere dimora nella mia vita, possa illuminarla e guarirla, confortarla e riscaldarla col fuoco del tuo amore!" 
Essere veramente cristiani, aver messo il Signore Gesù al primo posto nella vita è impegnativo, sì, ma è bellissimo! E di fronte alla dolcezza e tenerezza del suo amore tutto il resto non vale più nulla.

sabato 16 aprile 2016

In mani sicure - Riflessione sul Vangelo di domenica 17 aprile 2016

Viviamo in un periodo di grandi incertezze, la crisi economica ci fa temere per la nostra sussistenza, ci sentiamo minacciati dal terrorismo internazionale, temiamo le malattie gravi, ci spaventa la violenza che si consuma spesso vicino a noi. Ogni giorno siamo inondati di notizie di male e di morte che creano in noi un senso di preoccupazione, di paura, di ansia che, senza che nemmeno ce ne accorgiamo, ci paralizza. Questo senso di inquietudine generale ci porta a guardare con paura anche alle nostre situazioni quotidiane, ai nostri problemi, alle nostre difficoltà, spesso facendole sembrare più nere e pericolose di quanto in realtà non siano. Avvertiamo il bisogno di un sollievo, di qualcuno che ci dia sicurezza, di un punto di riferimento a cui poterci affidare, che tracci una strada davanti a noi, che ci guidi verso una sicurezza nuova. Ci siamo affidati tante volte a tante persone che però ci hanno illuso, sia a livello personale che dell'intera società. Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle come la maggior parte delle persone che promettono di risolvere i nostri problemi poi, in realtà, pensano solo ai propri. Senza nemmeno rendercene conto, ci sentiamo spesso spauriti e spersi.
Non siamo soli, non siamo abbandonati, non siamo un volto anonimo in una folla anonima, siamo conosciuti, siamo amati uno per uno.
La quarta domenica di Pasqua è la domenica del Buon Pastore, la Chiesa ci fa ascoltare ogni anno una pagina di Vangelo in cui il Signore Gesù si presenta a noi come Buon Pastore, come guida sicura nelle difficoltà di questo mondo.
Il Signore ci conosce uno per uno, sa quali sono i nostri problemi, le nostre difficoltà, le nostre sofferenze e ansie, è lui a custodirci, a condurci verso la vita eterna.
Fatichiamo molto a riconoscere il Signore come nostro Pastore, ad affidarci a Lui. Vorremmo sapere prima cosa intenda fare, come voglia procedere, come pensa di risolvere i nostri problemi, pretendiamo soluzioni rapide, indolori e definitive. In una parola: non ci fidiamo!
La soluzione è tutta qui: la fiducia! Dobbiamo imparare a fidarci del Signore Gesù, dobbiamo iniziare a credere che davvero la nostra vita è nelle sue mani e nessuno gliela può togliere. C'è un solo modo per sfilargli la mia vita dalle mani: che sia io stesso a farlo scegliendo di non credere in Lui, allontanandomi, rinnegandolo. Se però decidiamo di fidarci, di concedergli di guidare la nostra vita, se iniziamo ad ascoltare la sua voce che ci parla attraverso la sua Parola, accogliendo l'annuncio di salvezza per noi, piano piano scopriremo che davvero il Signore ci custodisce e ci guida.
Fidarci del Signore Gesù non ci mette al riparo dalle fatiche, dalle difficoltà e dalle sofferenze ma ci permette di comprendere che per quanto dolorose o minacciose possano sembrare non avranno mai la meglio su di noi, che la nostra vita non è in balia del male e della morte ma è già salvata da Cristo Risorto!
Fidarci del Signore sembra una cosa difficile, ci sembra di no farlo mai abbastanza, e in buona sostanza è vero, ogni giorno dobbiamo crescere nella fiducia in Lui, nel lasciargli un pezzettino in più della nostra vita affinché possa sanarlo, illuminarlo, ridonargli vita. La cosa importante è volerlo, è dire al Signore "Voglio fidarmi di te, voglio lasciarmi guidare da te, voglio mettere la mia vita nelle tue mani". Giorno per giorno lo Spirito Santo ci farà crescere nella fiducia e inizieremo a vedere le meraviglie che il Signore opera in noi, nelle nostre difficoltà, in tutti gli angoli bui della nostra vita e scopriremo che davvero è per noi il Buon Pastore.

sabato 9 aprile 2016

Balsamo per il cuore ferito - Riflessione sul Vangelo di domenica 10 aprile 2016

La vita è davvero imprevedibile, non sappiamo cosa possa capitarci, in quali situazioni possiamo trovarci. Ognuno di noi ha tante persone a cui vuole bene, che non vorrebbe mai deludere ma, a volte, ci può capitare di sentirci alle strette, di lasciarci prendere dalla paura e, così, ci troviamo a fare cose che mortificano noi e amareggiano chi amiamo. Forse a molti è capitato di deludere profondamente una persona amata, ci sentiamo sconfitti, ce l'abbiamo con noi stessi per non essere stati capaci di una scelta più coraggiosa, temiamo di non essere più degni dell'amicizia e dell'amore di chi abbiamo così tanto deluso.
Si trovava in questa situazione, così brutta eppure così frequente, il buon Simon Pietro, quella mattina sul lago di Tiberiade. Erano passati alcuni giorni da quell'orribile notte in cui erano venuti ad arrestare il Signore Gesù, da quella notte in cui non aveva saputo tener testa a una ragazzetta e aveva rinnegato di essere suo discepolo. Lo sguardo di Gesù, così carico d'amore, lo aveva fatto sentire ancora più male, lo aveva rinnegato eppure continuava ad amarlo. Poi Gesù era risorto e Pietro, insieme agli altri, ne aveva gioito ma nel fondo del cuore restava quella macchia indelebile, quella consapevolezza di aver deluso profondamente Gesù, il suo maestro, il suo Signore. Pietro non si voleva illudere, non sarebbe tornato tutto come prima, aveva avuto un'opportunità e l'aveva sprecata.
Così quella notte aveva pensato di tornare al suo vecchio mestiere ed aveva preso il largo ma la pesca era stata del tutto infruttuosa. Ma ecco ce Gesù ancora una volta torna a manifestarsi a lui e agli altri, gli fa rifare la stessa esperienza dell'inizio: la pesca miracolosa. È giovanni a riconoscere che è Gesù quell'uomo che parla loro dalla riva, perché Giovanni guarda col cuore e non con gli occhi. Pietro è fuori di sé dalla gioia e si butta in acqua per raggiungere il Signore, in fondo lui continua ad amarlo con tutto se stesso. Dopo la colazione che Gesù ha preparato per loro ecco il dialogo, tanto temuto e tanto atteso da Pietro: "Simone, mi ami più di tutto questo?" Questa domanda ripetuta tre volte perché tre erano stati i rinnegamenti diventa un balsamo per il cuore ferito di Pietro. Proprio come quando si disinfetta una ferita all'inizio brucia e le parole di Gesù hanno bruciato nel cuore di Pietro. Gesù non aveva bisogno di accertarsi dell'amore di Pietro, voleva solo offrirgli la possibilità di rimediare, di cancellare quei tre "non lo conosco" che pesavano come macigni sul suo cuore. E poi la parola più dolce di tutte "Seguimi". Il Signore non aveva smesso di amarlo, di fidarsi di lui, anzi, ancora una volta lo invitava a lasciare tutto e a seguirlo, come se nulla fosse stato, come se quel dialogo con la giovane portinaia non ci fosse mai stato. Quale gioia immensa deve aver invaso il cuore di Pietro, una gioia che non l'ha più lasciato, che gli ha fatto affrontare con coraggio il sinedrio, i persecutori, mille difficoltà e lo ha portato fino a versare il suo sangue in nome del Signore Gesù.
Forse anche noi abbiamo qualcosa nella nostra vita che ci fa pensare di non essere degni dell'amore del Signore, forse abbiamo qualche peccato che vediamo come un tradimento, con cui pensiamo di averlo deluso, di aver perso la sua stima e la sua fiducia. Anche a noi, a ciascuno di noi, oggi il Signore chiede "Mi ami tu più di tutto il resto della tua vita?" e ce lo chiede per ogni volta che lo abbiamo rinnegato, non per rimproverarci ma per offrirci una nuova possibilità. Per dirci "io non ho smesso di amarti, vuoi ancora stare con me?" Con fiducia, allora, mettiamogli nelle mani i nostri tradimenti, i nostri rinnegamenti, tutto ciò di cui ci vergogniamo e lasciamoci curare dal balsamo del suo amore misericordioso affinché, anche a noi possa dire "Seguimi" e il nostro cuore sia inondato di gioia come lo fu il cuore di Simon Pietro.

sabato 2 aprile 2016

Insieme - Riflessione sul Vangelo di domenica 3 aprile 2016

Nella seconda domenica di Pasqua, ogni anno, la Chiesa ci fa ascoltare il racconto dell'incontro di san Tommaso con il Signore Gesù. Diciamocelo, Tommaso ci sta particolarmente simpatico perché un po' tutti ci riconosciamo in lui. Chi di noi non ha mai dubitato, anche solo per un momento, che Gesù sia veramente risorto? Ma anche , chi di noi non vorrebbe poter fare la stessa esperienza, poter toccare il Signore Risorto? Poi i più diligenti di noi dicono a se stessi: "no, devo credere, devo accettare quello che mi viene raccontato da chi è venuto prima di me..." E così ci troviamo a pensare che l'incontro con il Signore Gesù sia stato un privilegio degli Apostoli e che noi dobbiamo accontentarci di un racconto, di leggerne una sorta di resoconto su un libro antico.
L'intenzione di Gesù, però, è esattamente quella opposta, non fa il prezioso, non resta nascosto, vuole incontrare ciascuno di noi, vuole farsi presente nella nostra vita, vuole mostrarsi a noi veramente risorto! Come? Beh, non come a Tommaso, facendosi toccare, ma in un modo altrettanto reale e vero, nell'esperienza della fede. Gesù dice a Tommaso "Beati coloro che pur non avendo visto crederanno" e così non ci sta dicendo semplicemente di dar credito a quello che i cristiani raccontano da duemila anni ma ci indica la via per l'incontro con lui: la fede.
Ma cos'è la fede? Che significa credere? Significa aprire il cuore a Dio, permettergli di parlarci, di rivelarsi a noi, di manifestarci la sua presenza.
Dove? Qual è il luogo in cui avviene questo incontro, dove si vive la fede? Nella comunità, nella Chiesa! Il Vangelo dice "Gesù stette in mezzo e disse..." Gesù si manifesta nella comunità degli Apostoli riuniti, Tommaso che è da solo, infatti, non lo incontra, e una settimana dopo nuovamente Gesù si manifesta nella comunità riunita. Possiamo incontrare il Signore Risorto solo nella comunità perché la Resurrezione è un atto d'amore e come tale può essere compreso solo lì dove si vive l'amore.
Ogni volta che partecipiamo all'Eucaristia la comunità è riunita, c'è la stessa situazione di quel primo giorno dopo il sabato, possiamo incontrare il Signore Gesù, se siamo ben disposti, se non ci isoliamo. 
La prossima volta che partecipiamo all'Eucarestia guardiamoci intorno, ci saranno visi conosciuti e altri che vediamo per la prima volta, con alcuni dei presenti avremo un'amicizia che dura da tanto tempo, di altri non conosceremo nemmeno il nome. Guardiamo bene le persone e nel nostro cuore ringraziamo Dio perché tutti quelli sono i fratelli che ci ha donato e sarà attraverso di loro, amando loro che potremo incontrare Gesù Risorto. Le prime volte sembrerà strano, è qualcosa a cui non siamo abituati, spesso partecipiamo alla Messa come si partecipa ad una conferenza, limitandoci ad ascoltare, allo scambio di pace diamo la mano al vicino come lo saluteremmo trovandolo sull'ascensore. Iniziamo a riconoscere chi abbiamo accanto come un fratello da amare. 
Solo scegliendo e vivendo l'amore per il fratello potremo scoprire il grande amore che il Signore Gesù ha per noi, solo così lo incontreremo nella fede e incontrandolo nella fede, vivremo la beatitudine eterna.