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sabato 27 febbraio 2016

Tempo di frutti buoni - Riflessione sul Vangelo di domenica 28 febbraio 2016

Nel piccolo giardino della mia parrocchia c'è un albero di arance selvatiche che fa dei frutti davvero molto belli, peccato però che non siano buoni da mangiare! Accanto c'è un albero di limoni che fa frutti non solo belli ma anche molto buoni. Chiediamoci: a quale dei due assomiglia la mia vita? Come l'albero di arance selvatiche la mia vita è piena di opere belle ma inutili o simile al limone che fa frutti buoni e utili?
Nella pagina di Vangelo di questa domenica Gesù paragona la nostra vita ad un albero di fichi che non porta frutti, che sfrutta il terreno senza dare alcun contributo, senza servire a nulla, e ci invita a fare un esame di coscienza, a considerare con attenzione il nostro stile di vita.
La Quaresima è il tempo più propizio per questo check-up della nostra vita, è il tempo nel quale poterci fermare e considerare se ciò che riempie la nostra vita è buono, utile, importante o è solo apparenza, solo un'illusione. L'esame di coscienza non è mai piacevole, tutti abbiamo paura di guardare alla nostra vita e trovarla sterile, temiamo che considerare tutto quello che abbiamo fatto fin'ora, tutto ciò su cui abbiamo fondato le nostre certezze fino ad oggi ci porti a scoprire che è tutto sbagliato. Così preferiamo andare avanti, accontentarci di quello che abbiamo, cercare di convincerci che va bene così, che in questa vita stiamo benissimo, siamo perfettamente soddisfatti... ma in fondo forse non ne siamo poi così sicuri.
In questo tempo il Signore Gesù ci invita a conversione, a cambiare modo di pensare, modo di decidere, di agire, a cambiare il centro della nostra vita: togliere i nostri capricci, le nostre pulsioni, i nostri desideri per mettere Lui al centro, la sua volontà, la sua verità, il suo amore. Forse si tratta di una rivoluzione copernicana che ci spaventa, di cui non ci pensiamo capaci, che temiamo di dover affrontare da soli. Non siamo soli, il Signore Gesù ci offre tutto ciò che è necessario per cambiare, per convertirci, per iniziare una vita nuova, una vita con Lui. Per quanto possiamo illuderci di essere immortali, sappiamo tutti perfettamente che questa nostra vita terrena ha un suo termine che non conosciamo, non continuiamo a rimandare questa revisione di vita, questo cambiamento di prospettiva, smettiamola di accontentarci di quello che abbiamo e non ci soddisfa perché bello ma inutile, abbiamo la possibilità, da oggi stesso, di vivere una vita piena, autentica, che porti frutti d'amore, di pace, di gioia, capace di rallegrare, di portare serenità e infondere coraggio in chi ci sta intorno. Non rimandiamo oltre la nostra vera conversione.
Il Signore Gesù ha promesso di esserci accanto, dunque chiediamogli aiuto! 
Signore Gesù aiutami a convertirmi, illumina la mia vita, donami il tuo Spirito che mi faccia riconoscere i frutti inutili che ho portato fin'ora, che mi doni forza e coraggio per cambiare ciò che nelle mie scelte, nelle mie azioni, nelle mie parole non è secondo il disegno d'amore del Padre. Sostienimi con la tua grazia, col tuo amore affinché ogni giorno senta il desiderio di nutrirmi della Parola di Dio, poni accanto a me persone che mi aiutino nel cammino di conversione, che mi accompagnino a scegliere di mettere la volontà del Padre e non la mia al centro della mia vita.

sabato 20 febbraio 2016

L'esperienza dell'amore del Signore Gesù - Riflessione sul Vangelo di Domenica 21 febbraio 2016

Ci stiamo avvicinando alla primavera, le giornate si allungano, il sole comincia ad essere più caldo, diventa piacevole fare passeggiate all'aria aperta. Ma provate a pensare come sarebbe se fossimo sempre stati chiusi in una camera buia, se non conoscessimo che la luce di una lampadina debole e fioca. Uscire alla luce del sole, sentirne il calore, vedere la bellezza delle piante, ascoltare il canto degli uccellini, ammirare i colori dei fiori... quale meraviglia ci assalirebbe, da rimanere senza parole, quasi da sentircene sopraffatti.
Deve essere stata più o meno questa la meraviglia provata da Pietro, Giacomo e Giovanni quando hanno potuto contemplare il Signore Gesù, trasfigurato nella sua gloria, che conversava con Mosè ed Elia. L'evangelista ci dice che nei giorni successivi tacquero, probabilmente non avevano compreso quanto avevano contemplato, forse cercavano di capire il senso di quell'esperienza.
Gesù aveva voluto mostrare loro la meta verso cui stavano camminando, ha voluto anticipare loro come sarebbe stato il compimento della promessa, quella stessa promessa fatta ad Abramo di cui tutta l'umanità è destinataria: la vita eterna!
Che bello sarebbe poter fare la stessa esperienza! Che bello sarebbe poter vedere il Signore Gesù nella sua gloria, poterne ascoltare la voce, poterne contemplare il volto luminoso!
Smettiamola di usare il condizionale e iniziamo a usare l'indicativo! Iniziamo a dire "che bello è contemplare il volto del Signore Gesù, che gioia è poter ascoltare la sua parola!" Possiamo usare l'indicativo perché anche noi abbiamo la possibilità di contemplare il Signore Risorto, ogni domenica, ogni giorno, nella celebrazione dell'Eucaristia.
Quello che è avvenuto sul Tabor davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni, avviene davanti ai nostri occhi ogni volta che partecipiamo alla Messa: ascoltiamo la Parola di Dio che ci ricorda la promessa che il Padre ha fatto a ciascun uomo, la promessa della vita eterna; contempliamo l'amore del Signore Gesù, morto e risorto per la nostra salvezza, realmente presente nell'Eucarestia.
Quasi sempre, però, partecipiamo in modo distratto, i nostri pensieri restano sulle cose di questo mondo, forse abbiamo addirittura perso la speranza di poter fare un'esperienza profonda di Dio. Forse pensiamo che la Messa sia un rito da compiere, un obbligo da espletare, ascoltiamo la Parola di Dio in cerca di qualche suggerimento per la nostra vita, facciamo tutto questo con grande rispetto di Dio ma continuiamo a pensarlo lontano, continuiamo a pensarci lontani da Lui.
Ogni volta che celebriamo l'Eucarestia il tempo per noi si ferma, lo Spirito Santo ci porta nell'eternità, ci porta nella Gerusalemme nuova, ci porta al banchetto di nozze dell'Agnello, che il Padre ha preparato per noi perché tutta l'umanità è la Sposa amata!
Non c'è una ricetta, un trucco, un accorgimento per vivere tutto questo, dobbiamo solo e semplicemente scegliere di fidarci di Dio, di lasciarci condurre da Lui a scoprirlo, a contemplarlo. Dobbiamo permettere allo Spirito Santo di aprirci gli occhi del cuore, permettergli di pregare nelle profondità del nostro essere, di farci percepire l'amore, la luce, la gioia del Padre, il dono d'amore del Signore Gesù che per ciascuno di noi ha dato la sua vita.
Anche noi possiamo fare l'esperienza del Tabor, anche noi possiamo vedere il compimento della promessa di Dio per noi, basta solo fidarci veramente di Lui. Provateci, non stancatevi, non demoralizzatevi, non cercate fenomeni strani ed esperienze miracolose, lasciatevi condurre da Gesù e permettetegli di stupirvi, sicuramente lo farà perché non desidera altro che mostrarci la grandezza del suo amore per noi.


sabato 13 febbraio 2016

Una guida sicura nel cammino della vita - Riflessione sul Vangelo di domenica 14 febbraio 2016

Nelle passeggiate in montagna può capitare di dover guadare un piccolo ruscello dove non tute le pietre sono stabili, alcune sono smosse e instabili tanto che se se ci si mette il piede sopra si rischia di scivolare e di farsi male. In quella situazione è importante avere qualcuno di esperto che apra la pista, che vada avanti e individui quali pietre sono stabili e quali invece sono pericolose così si potrà passare sulle prime evitando le seconde.
Anche nella vita ci sono pietre smosse, situazioni, cioè, che all'apparenza sembrano stabili e invitanti ma che ci fanno finire a terra, sono le tentazioni che ci inducono a cadere nel peccato le cui prime vittime siamo sempre noi stessi.
Abbiamo però una guida sicura che ha percorso prima di noi la nostra umanità e ci mette in guardia dagli inganni di questo mondo, dai tranelli che il demonio ci tende, è la guida migliore di tutte, è il Signore Gesù.
Non solo ha scelto di farsi come noi ma ha anche affrontato le nostre stesse tentazioni così ci può mettere in guardia. Facciamo, allora, attenzione alla pagina di Vangelo di questa prima domenica di Quaresima è un po' come una mappa delle pietre smosse che potremo incontrare nella nostra vita.
La prima tentazione che Gesù affronta per metterci in guardia è quella della fame o, in senso più ampio, di soddisfare i nostri bisogni fisici. Non c'è nulla di male nel mangiare, anzi, è necessario per la nostra sopravvivenza, diventa un problema quando tutte le nostre energie e la nostra attenzione sono concentrate sulla soddisfazione dei nostri bisogni e pulsioni. Ben presto ci chiudiamo in noi stessi, diventiamo ingordi, avari, iniziamo a trattare gli altri come oggetti, ci servono solo per ottenere quello che vogliamo. Gesù ci apre lo sguardo, ci insegna a rispondere a questo genere di tentazioni con la consapevolezza che ciò che nutre veramente la nostra vita non è il cibo o il soddisfare le nostre necessità ma l'amore del Padre.
La seconda tentazione da cui Gesù ci mette in guardia è quella del potere, del prestigio, della fama. È la tentazione di voler primeggiare sugli altri, di volerci mettere al di sopra di chi abbiamo accanto. Non c'è nulla di male nel ricoprire un ruolo di responsabilità al lavoro, in famiglia, anche nel gruppo di amici, l'importante è non lasciarsi prendere dalla sete del potere che ci porta ad essere invidiosi, sospettosi, orgogliosi. Gesù ci insegna a rispondere a questa tentazione riconoscendo ogni giorno che la nostra vita è tutta nelle mani di Dio e che le responsabilità che abbiamo ce le ha affidate lui affinché possiamo prenderci cura dei nostri fratelli.
La terza tentazione che Gesù affronta per noi è la più sottile, ci caschiamo molto più spesso di quanto non ci rendiamo conto: fare la nostra volontà invece di quella di Dio. La sola idea di dover fare la volontà di un altro ci lascia infastiditi, ci fa pensare di essere costretti, prigionieri e oppressi. Il Signore Gesù ci insegna con tutta la sua vita che compiere la volontà del Padre è ciò che ci rende veramente liberi, scegliere invece di fare la nostra volontà ci rende schiavi delle nostre pulsioni, dei nostri piaceri, del nostro egoismo. Gesù ci mostra la strada, ci fa vedere che quando compiamo la volontà di Dio per noi troviamo la vera pienezza della nostra vita, la nostra piena realizzazione.
Questo tempo di Quaresima possa essere un cammino di luce, possiamo imparare, guidati da Gesù, a riconoscere le pietre smosse della nostra vita, quelle tentazioni che ci fanno inciampare e cadere così da evitarle, così da saper sempre scegliere quel percorso d'amore che il Padre ha preparato per ciascuno di noi.

sabato 6 febbraio 2016

Mi fido di te - Riflessione sul Vangelo di domenica 7 febbraio 2016

A tutti sarà capitato un fallimento: un brutto voto a scuola, un errore al lavoro, una gara persa, un'iniziativa andata male. In quei momenti non abbiamo certo bisogno di qualcuno che ci faccia notare ancora di più il nostro errore o ci biasimi per la nostra incapacità, abbiamo bisogno di qualcuno che ci incoraggi, che ci sproni a rialzarci e ad andare avanti.
Doveva sentirsi un po' abbattuto Simon Pietro quella mattina quando, sulla riva del lago di Gennesaret risistemava le sue reti rimaste vuote, l'amarezza di una notte di lavoro infruttuosa gli faceva vedere tutto nero. "Sono cose che capitano" gli deve aver detto qualcuno, qualcun altro deve avergli dispensato qualche consiglio che suonava però come una critica. Poi arrivò Gesù, Simone lo conosceva già, glielo aveva presentato suo fratello Andrea, lo aveva ascoltato alcune volte e, come molti altri, era rimasto sorpreso dal suo insegnamento. Quella mattina però Simone non aveva molta voglia di ascoltare un lungo discorso, voleva solo finire di sistemare le sue reti e poi andarsene a casa a dormire un po'. Proprio quella mattina, però, Gesù scelse la sua barca come pulpito per insegnare, rifiutare non sarebbe stato educato così, forse un po' contro voglia, Simone si trovò ascoltatore privilegiato con un posto in prima fila. Terminato il suo insegnamento Gesù si rivolse direttamente a lui e gli disse di riprendere il largo e di gettare le reti. Che iniezione di coraggio e di fiducia in quelle parole, mentre tutti gli altri lo deridevano per non essere stato capace di prendere nemmeno un pesce, Gesù lo incoraggiava a non abbattersi, a riprovarci subito. Che sorpresa e meraviglia quando la rete iniziò a riempirsi al punto che quasi faceva affondare la barca. D'un tratto Simone comprese che quello che aveva davanti non era un maestro come gli altri, aveva davanti un uomo di Dio e nello stesso momento avvertì anche tutta la sua inadeguatezza, tutto il peso e la bruttura del suo peccato. "Allontanati da me, che sono un peccatore!" provò a dire a Gesù ma più cercava di allontanarlo e più Gesù gli infondeva coraggio. "Vieni con me, ti farò pescatore di uomini". Simone non sapeva cosa significasse essere pescatore di uomini ma Gesù, l'uomo di Dio, il Maestro, aveva così tanta fiducia in lui da chiedergli di diventare uno dei suoi, conosceva le sue debolezze eppure lo voleva con sé comunque. Fino ad allora nessuno si era mai fidato così tanto, tutti lo avevano deriso, criticato, tutti erano sempre stati pronti a evidenziargli le sue mancanze ma quell'uomo no, Gesù era stato l'unico ad incoraggiarlo, ad amarlo così com'era, con tutti i suoi difetti e le sue debolezze.
Davanti ad un amore così non c'è altro da fare che lasciare tutto e seguire quell'uomo così speciale.
Potremo pensare che Simon Pietro sia stato particolarmente fortunato a vivere un'esperienza del genere, beato lui, ci verrebbe da dire.
Ma Gesù viene anche nella nostra vita, viene a visitarci lì dove pensiamo di aver fallito, dove ci sembra di non essere capaci, di essere dei buoni a nulla e ci dice: "Coraggio! Prendi il largo! Getta le tue reti! Non aver paura, non pensare di non essere capace, non fermarti ai tuoi insuccessi! Io mi fido di te!" Per quanto possa sembrarci strano e assurdo il Signore Gesù vuole fidarsi di noi, conosce bene le nostre debolezze, i nostri difetti, eppure sceglie di fidarsi di noi, ci vuole con sé, vuole affidarci il suo amore perché lo portiamo ai nostri fratelli: in casa, tra gli amici, al lavoro, in tutte le situazioni della nostra vita.
Ci sarà successo spesso di trovare chi ci critica, forse avremo avuto la fortuna di incontrare qualcuno che ci ha incoraggiato ma non incontreremo mai nessuno che si fidi di noi più che il Signore Gesù. senza aver paura di questo amore grande e incomprensibile facciamo anche noi come ha fatto Pietro, lasciamo tutto, lasciamo le nostre certezze e le nostre sicurezze che ci hanno spesso portato a fallimenti e seguiamo lui, lasciamoci coinvolgere nel suo progetto di salvezza, troveremo anche noi come Simon Pietro la gioia della nostra vita.