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sabato 28 dicembre 2013

Famiglia, scuola di vita - Riflessioni sul Vangelo di domenica 29 dicembre 2013

Dio tiene tanto alla famiglia, molte volte nella Scrittura ce la indica come la dimensione più preziosa e importante nella vita di ogni persona. Scegliendo di farsi uomo per condividere la nostra umanità ha voluto nascere in una famiglia del tutto simile a quella in cui siamo nati noi.
Ma perché ci tiene così tanto?
San Giovanni nella sua prima lettera ci ricorda che Dio è Amore e l'amore non può restare un bel sentimento o una romantica idea, deve diventare concreto in relazioni vere, autentiche, gratuite, stabili ed è nella famiglia che tutto ciò avviene, è lì che l'amore si fa impegno, dono, responsabilità, sacrificio, lì ogni persona che viene al mondo impara che l'amore vero non è un inseguire i propri capricci e le proprie emozioni ma un continuo dono di sé agli altri.
Il Signore non ci propone nulla senza prima averlo provato sulla propria pelle, senza dimostrarcelo con la sua stessa vita, per questo ha scelto di nascere in una famiglia che, a guardarla bene, non differisce poi molto da ogni altra famiglia al mondo.
Pensando alla Santa Famiglia tutti ci aspetteremmo qualcosa di simile alle famiglie che ogni giorno affollano le pubblicità e i programmi televisivi, quelle in cui tutto va sempre bene, tutti sono felici e senza problemi. Il Vangelo di questa domenica però ci presenta una situazione ben diversa da quella delle pubblicità.
Avere Gesù per figlio non ha preservato la Santa Famiglia da problemi, sofferenze e difficoltà , anzi con il bimbo appena nato si sono trovati profughi in Egitto per sfuggire alla follia cieca di un tiranno, Erode, terrorizzato di poter perdere il suo regno. Maria e Giuseppe non permettono però al male di avere la meglio, continuano a confidare in Dio, restano in ascolto della sua Parola e compiono la sua volontà anche quando questa li porta a dover cambiare i loro progetti e a rinunciare alle loro sicurezze. Maria e Giuseppe si fidano di Dio non solo perché Gesù è Figlio Suo ma perché sanno che Egli non abbandona nessuno dei suoi figli.
Se il Vangelo ci racconta questa triste e angosciosa vicenda non è per strapparci un moto di compassione per la Santa Famiglia ma perché possa essere modello per le nostre famiglie, soprattutto quando ci troviamo ad affrontare situazioni difficili e dolorose. Forse non ci troveremo perseguitati da Erode ma potrà capitarci di affrontare momenti bui, di incertezza, situazioni pericolose, ci troveremo a dover rinunciare ai nostri progetti e alle nostre sicurezze e quando ci chiederemo “e adesso come facciamo?” dovremo imparare dalla Santa Famiglia a confidare in Dio, a lasciarci guidare da Lui.
Ma come si fa a fidarsi così di Dio? Spesso può sembrarci impossibile o, per lo meno, molto difficile, qualcosa di cui sono capaci solo i santi.
Per un verso è vero la fiducia piena in Dio è propria dei santi i quali, però, non se la sono inventata, l’hanno imparata. Tutti impariamo ad aver fiducia in Dio e la prima scuola è proprio la famiglia: Dio si fa chiamare Padre!
La pagina del Siracide che ascoltiamo in questa domenica non è un reperto da museo, una concezione superata, rispettare i genitori, amarli e prendersene cura quando sono anziani non è solo un dovere di gratitudine verso chi ci ha dato la vita ma anche una efficace palestra in cui impariamo a riconoscere la paternità di Dio e così a fidarci di Lui. Cercare ogni giorno l’armonia nelle nostre famiglie, prendendosi cura gli uni degli altri, amandosi e perdonandosi ogni giorno come ci suggerisce san Paolo è ciò che ci insegna ad essere uomini e donne capaci di relazioni vere e autentiche che non fuggono davanti alla prima difficoltà, persone che sanno vivere davvero perché vivono nella luce dell'amore di Dio.

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