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sabato 7 maggio 2016

Questione di cittadinanza - Riflessione sul Vangelo di domenica 8 maggio 2016

La relativa facilità con cui oggi si può viaggiare in tutto il mondo, le numerose offerte di lavoro all'estero, un diffuso desiderio di conoscere nuove culture, hanno portato molte persone oggi a viaggiare molto, tanto che alcuni amano definirsi cittadini del mondo. Molti altri, invece, tengono molto alla propria cittadinanza, vogliono continuare a sentirsi cittadini di una specifica nazione perché vogliono continuare a sapere di avere un posto da considerare come casa, luoghi familiari, che rassicurano, che ci fanno stare bene.
L'Epistola a Diogneto, uno dei più antichi esempi di letteratura cristiana, afferma che i cristiani "Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini, e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera." Tutto questo perché la nostra patria è nei cieli, è il Regno di Dio!
In questa domenica celebriamo l'Ascensione del Signore: Gesù Risorto sale al cielo e siede alla destra del Padre, ci apre così la via al cielo, nostra vera patria.
Per poter comprendere la grandezza e la bellezza di questo grande evento dobbiamo prima farci una domanda: "Qual è la mia patria? Io sono cittadino del mondo o cittadino del cielo?" Dalla risposta a questo interrogativo dipende tutta la nostra vita.
Se ci pensiamo cittadini del mondo continueremo a sentirci minacciati dai tanti pericoli che ci circondano, oppressi dalle tante ombre che offuscano il nostro futuro, dalle tante sofferenze che appesantiscono il nostro cuore. Dio continuerà ad essere una presenza nella nostra vita ma in lontananza, nella sua beata eternità, disposto a dare una mano ogni tanto, da interpellare nel momento del bisogno e da ingraziarsi con atti devozionali e con una vita ligia al dovere. Non so a voi, ma a me una prospettiva del genere non sembra molto allettante.
Se invece impariamo a pensarci per quello che siamo realmente, cioè cittadini del Cielo, tutto ciò che ottenebra questo mondo non ci potrà più fare paura, non potrà più angosciarci perché, per quanto grave possa essere, rimarrà qui, non ci potrà seguire nella vita eterna. Nella Gerusalemme Nuova non c'è posto per il male, per il dolore, per la sofferenza e per la morte perché Cristo ha vinto il male e  la morte e tutto ciò che ne deriva. Se viviamo da cittadini del Cielo, Dio non è una presenza lontana ma è vicinissimo a noi, ne percepiamo l'amore, l'attenzione, la tenerezza, la custodia, Gesù, ascendendo al Cielo, non se n'è andato, è rimasto con noi in un modo nuovo.
Il Vangelo ci dice che dopo la sua ascensione gli Apostoli "tornarono a Gerusalemme pieni di gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio" (Lc 24,52-53). Non è certo questo l'atteggiamento di chi ha appena visto partire un amico carissimo. Se gli Apostoli erano ancora pieni di gioia anche dopo l'Ascensione di Gesù è perché avevano compreso che non li aveva lasciati, ma che restando in comunione con Lui loro potevano già vivere la vita nuova inaugurata dalla sua risurrezione.
Possiamo pensare che sia difficile, invece è più semplice di quanto non sembri, è questa la vera conversione di cui ha sempre parlato Gesù, è cambiare mentalità, è lasciarsi trasformare da Dio, è abbandonare le fragili certezze di questo mondo e iniziare a riconoscerci sin d'ora cittadini del Cielo. Il nostro cuore troverà finalmente la pace, sarà colmato di gioia, impareremo ad amare chi abbiamo accanto perché nostro fratello e nulla ci potrà più far paura perché il Signore Gesù, vincitore della morte è sempre con noi!
 Apriamo il cuore al Signore Gesù e chiediamogli "Rendimi cittadino del tuo Regno, Signore!"

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