Esattamente dieci anni fa, giorno più giorno meno, venivo ammesso tra i candidati all'Ordine del diaconato e del presbiterato, era il primo "atto ufficiale" con cui la Chiesa riconosceva nella mia vita la chiamata di Dio al sacerdozio.
Per quella celebrazione mi fu chiesto di scegliere la Parola che più aveva segnato il mio cammino di discernimento, la Parola con cui Dio mi aveva chiamato, io scelsi Gv 13,1 "...avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine". I motivi per cui scelsi quella Parola sono diversi, alcuni li sto ancora scoprendo, ma i principali penso siano due.
Il primo motivo è che mi sono sentito amato dal Signore di un amore smisurato, pieno, totale, fino alla fine, ho capito che se anche nella vita tutti mi avessero abbandonato e voltato le spalle Lui sarebbe sempre stato accanto a me, mi avrebbe sempre e comunque amato di un amore tenerissimo e pieno.
Il secondo motivo è che capii che mi chiedeva di essere strumento di quel suo amore, che attraverso la mia vita, le mie mani, le mie parole, voleva continuare ad amare tutti "fino alla fine". Così ho vissuto la mia formazione in seminario e questi anni di ministero con questo desiderio: essere strumento dell'amore di Dio.
Perché abbia scelto proprio me non penso lo capirò mai, ho difetti, fragilità, debolezze tali che riesco spesso a rovinare le meraviglie che vuole compiere attraverso di me, ma da tempo mi sono arreso a Lui e al suo amore, gli chiedo perdono dei pasticci che combino ma resto meravigliato ogni giorno di quello che riesce a fare con questo povero zuccone che sono!
In questi dieci anni posso dire che non ci sia stato giorno in cui Dio non si sia mostrato un Padre che coccola, mi sono sentito sempre molto coccolato da Dio.
Mi ha donato una famiglia in cui ho imparato cosa significhi essere amati gratuitamente e pienamente, sempre e comunque.
Mi ha donato amici preziosissimi e sinceri durante gli anni di Seminario, con molti di loro condividiamo ora la gioia del ministero sacerdotale e li sento come miei veri fratelli.
Mi ha donato comunità parrocchiali in cui ho vissuto l'esperienza della famiglia, della Sua famiglia: san Gerardo a Monza (ben prima di dieci anni fa!) poi qui a Roma san Vigilio, la mia comunità di origine, in cui mi sono sempre sentito amato, stimato e custodito dalla preghiera di tutti e poi santa Galla, la mia prima parrocchia da sacerdote dove ho vissuto anni davvero bellissimi (e spero di continuare a viverne) anche qui amato, stimato e custodito.
Mi ha donato amici preziosi con i quali mi confronto sui temi che più mi stanno a cuore, che mi sostengono e incoraggiano con il loro affetto tenero, gratuito e immeritato, che mi confortano nei momenti più faticosi e con i quali condivido le gioie di questa meravigliosa avventura che è essere prete.
Insomma, Dio mi ha coccolato molto fino ad ora, ben più di quanto non mi potessi immaginare, ma non solo gli piace coccolarmi, gli piace anche sorprendermi così da qualche tempo se ne è inventata una nuova!
Mi ha donato di incontrare una nuova comunità in cui ha continuato a coccolarmi, la comunità carismatica "Gesù ama" che mi ha accolto, in cui mi sono sentito voluto bene da subito e che è ora per me motivo di grande gioia. Solo sei mesi fa mi sembrava impossibile (e non solo a me) che proprio io partecipassi alla preghiera carismatica e mi ci potessi trovare bene, ma, come già ho detto, a Dio non solo piace coccolare i suoi figli ma anche sorprenderli.
Scrivo tutto questo perché è un modo per dire il mio grazie al Signore ma soprattutto perché desidero che quello che ho vissuto e sperimentato nella mia vita lo possano vivere e sperimentare tutti!
Dio non coccola mica solo me! Vuole coccolare tutti, vuole confortare, guarire, incoraggiare, sostenere ciascuno dei suoi figli con modi tenerissimi e sorprendenti e se ci sembra che lo faccia solo con gli altri e non con noi è perché siamo noi a non essere disposti a farci coccolare da Lui. Impariamo, lo dico a me stesso innanzi tutto, a lasciarci amare e coccolare da Dio eliminando le paure e le forzature che ci tengono lontani da Lui.
Quando poi ci saremo scoperti amati e coccolati sapremo anche farci suoi strumenti affinché attraverso la nostra vita possa coccolare chi ha bisogno di sentirsi abbracciare dal più affettuoso dei papà. Io lo faccio, o almeno ci provo, cerco di essere strumento nelle sue mani e, sapete una cosa, vedere che le coccole di Dio per i fratelli passano attraverso la tua vita, la tua fragile umanità, è davvero bello.
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