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venerdì 17 febbraio 2017

L'arma più potente - Riflessione sul Vangelo di domenica 19 febbraio 2017

Papa Francesco ripete spesso che stiamo assistendo ad una Terza Guerra Mondiale "a pezzi", penso abbia ragione. I notiziari ci riportano continuamente atti di violenza, omicidi e stragi. Se ci guardiamo attorno ci accorgiamo che anche nel nostro quotidiano la violenza, l'odio, il rancore la fanno da padroni, ogni minima cosa diventano pretesto per un litigio, uno screzio, sul posto di lavoro, in fila alla posta, alle riunioni di condominio ma, ahimè, anche nelle nostre famiglie.
Molte persone mi hanno chiesto perché Dio non interviene a fermare tutto questo odio, questa violenza, perché non ferma quelli che ci fanno del male... gli altri, ovviamente!
Veramente Dio la soluzione ce l'ha già data, siamo noi che non la vogliamo applicare!
Nel Vangelo di questa domenica Gesù dice "amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano" e poi sulla croce ce lo ha anche dimostrato "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno".
Davanti a queste parole così chiare è inutile cercare interpretazioni, sfumature di senso, traduzioni alternative. Più cerchiamo di sfuggire alla logica dell'amore e più ci ritroveremo a rispondere al male con altro male e a generare così ancora altro male. L'unico modo per interrompere la spirale del male è l'amore.
Ci chiediamo come sia possibile amare in questo modo, come sia possibile amare chi ci ha fatto del male. Se ci proviamo da soli non ci riusciamo, il rancore ci acceca, ci indurisce il cuore, ci impedisce di amare realmente. Da soli non possiamo ma con Dio sì! Ecco perché Gesù ci invita a pregare per i nostri nemici.
Attenzione, non dobbiamo pregare per chiedere che il Signore cambi loro i pensieri o, peggio, che li punisca per quanto hanno fatto. Preghiamo chiedendo al Signore di insegnarci ad amare i nostri nemici con lo stesso amore con cui li ama Lui. Da soli non possiamo amare chi ci odia, con il Signore anche questo diventa possibile.
Si tratta solo di vincere il rancore per il male subito e la paura che amare il nemico sia segno di debolezza e l'unico modo di superare tutto ciò è scegliere di amare anche se pensiamo di non saperlo fare chiedendo a Gesù di renderci capaci. Non c'è richiesta che Gesù non accolga più volentieri!
La sera, prima di andare a dormire, riguardiamo alla nostra giornata e se ci accorgiamo che c'è una persona con cui abbiamo avuto uno scontro, un litigio, che ci ha fatto del male, portiamola nella preghiera, chiediamo sinceramente al Signore di mettere nel nostro cuore amore per quella persona. Probabilmente saremo assaliti dalla tentazione di giudicarla indegna del nostro amore... perché, noi pensiamo di essere degni dell'amore di Dio?
Teniamo duro contro ogni tentazione che ci vorrà allontanare da questo proposito, continuiamo, incessantemente, a chiedere al Signore di imparare ad amare chi ci è nemico e verrà il momento in cui lo Spirito Santo trasformerà il nostro rancore in una dolcissima gioia. Amare i nemici non è prerogativa solo dei santi nelle nicchie delle nostre chiese, è di tutti i santi, di tutti i figli di Dio che assomigliano al Padre la cui prima perfezione è l'amore.

sabato 11 febbraio 2017

La legge della libertà - Riflessione sul Vangelo di domenica 12 febbraio 2017

Ogni situazione dove si incontrano da due persone in su ha bisogno di regole: lo Stato ha le leggi, in ogni famiglia ci sono regole, i giochi hanno le loro regole, le palestre,le piscine, perfino i teatri hanno il loro regolamento, anche la vita di fede ha le sue regole: i Dieci Comandamenti! ...Errore! I Dieci Comandamenti non sono le regole della Chiesa o della vita di fede, sono ben altro!
A catechismo ci hanno insegnato i Dieci Comandamenti e ci hanno detto che per essere buoni cristiani dobbiamo seguirli per bene. Abituati come siamo alle tante regole della nostra vita li abbiamo accolti nello stesso modo con cui abbiamo accettato le altre. I Comandamenti così sono passati nel nostro pensiero come i paletti che delimitano quello che posso fare e quello che non posso fare, hanno il compito di indicare se una determinata azione posso compierla o no, anzi, stabiliscono se una determinata azione è o non è peccato. Raramente ci siamo preoccupati di cercare di capirli meglio, di capire perché Dio li abbia dati a Mosè, anzi, qualche volta avremmo anche voluto dirgli che non doveva disturbarsi tanto!
Siccome dei Comandamenti ci abbiamo capito ben poco, è venuto Gesù a "dare compimento alla Legge". La lunga pagina di Vangelo di questa domenica ci indica un modo diverso di considerare i la Legge di Dio: non come un insieme di regole che delimitano il nostro agire ma le indicazioni di dove deve andare il nostro cuore. Gesù ci invita a considerare le intenzioni del cuore, quelle sono importanti è il cuore, non le azioni, il centro della nostra vita.
I Comandamenti Dio li aveva dati a Mosè sul Sinai non per regolare la vita del popolo ma per indicare a ciascuno la strada da percorrere per vivere una vita vera, piena, una vita d'amore, autentica e giusta. Siamo noi che li abbiamo trasformati in norme per che sembrano limitare la nostra libertà.
Seguire i comandamenti non è abdicare alla nostra libertà, rinunciare a fare quello che vogliamo, è l'esatto opposto, è esercitare la nostra libertà in modo autentico scegliendo e tendendo al bene.
Libertà non è fare tutto ciò che mi passa per la testa, quante volte lo abbiamo fatto e poi ci siamo amaramente pentiti!!! Libertà è scegliere ciò che è veramente bene per noi, bene che non sempre corrisponde con i nostri capricci, anzi quasi mai.
Gesù ci propone di portare la Legge di Dio, che non sono solo i Dieci Comandamenti ma è tutta la sua Parola, nel cuore perché ci indichi la via, la strada da percorrere, affinché indichi al nostro cuore quali desideri sono buoni e giusti, ci faranno bene e ci porteranno gioia e quali, invece, sono sbagliati perché ci porteranno a fare del male a noi stessi e agli altri.
La Chiesa, molto più saggia di quanto non siamo disposti a concederle, ci suggerisce di fare ogni sera l'esame di coscienza prima di andare a dormire, purtroppo di solito lo facciamo solo prima di confessarci, e di solito piuttosto male. Nel nostro esame di coscienza infatti ci limitiamo a considerare le nostre azioni e a giudicare se sono più o meno conformi ai Comandamenti. Il Signore Gesù ci invita, invece, a considerare le intenzioni del cuore. Nel considerare una azione non limitiamoci a guardarne il risultato, chiediamoci con quale intenzione la abbiamo compiuta, con quali sentimenti e desideri del cuore. Un comportamento formalmente corretto non ci salva se nasconde un cuore centrato solo su se stesso, capace solo di odiare, di invidiare e giudicare.
Lasciamoci illuminare dalla luce dello Spirito che ci insegni a rileggere le nostre intenzioni e a collocarle sulla strada che il Padre ha tracciato davanti a noi con la sua Parola di salvezza.

sabato 4 febbraio 2017

Il gusto della vita - Riflessione sul Vangelo di domenica 5 febbraio 2017

Ci sono tante caratteristiche per cui noi italiani siamo famosi nel mondo, una di queste è sicuramente la nostra abitudine alla buona cucina. Se vi è mai capitato di visitare un supermercato in un Paese straniero avrete notato la grande quantità di cibi precotti, pronti in pochi minuti di microonde. Da qualche tempo alcuni di questi prodotti hanno fatto capolino anche sugli scaffali dei nostri supermercati ma con poco successo. Siamo abituati troppo bene, ben conosciamo i gusti degli alimenti genuini e fatti in casa e diffidiamo di tutto ciò che è preconfezionato, le nostre papille gustative sono sensibili a conservanti e coloranti e additivi vari e non si lasciano ingannare facilmente. Per la maggior parte di noi, almeno, il cibo deve avere un buon sapore, nutrirsi non può essere solo una necessità, deve essere uno dei piaceri della vita. Ad ogni alimento deve corrispondere il suo sapore, altrimenti a che serve?
Nella pagina di Vangelo di questa domenica Gesù ci dice che siamo il sale della terra e se il sale perdesse il suo sapore non servirebbe più a nulla. Dunque noi, suoi discepoli, abbiamo il compito di dare sapore alla nostra società, al nostro mondo, così come il sale esalta i sapore delle pietanze. Ciò che rende saporita la vita, che la rende gustosa, piacevole non sono le soddisfazioni di questo mondo, non il successo né la ricchezza, questi, come gli aromi artificiali danno un gusto di conservante, di finto alla vita. L'amore, invece, è ciò che dà buon sapore alla vita, è ciò che la rende piacevole, appetibile, gustosa. Se la nostra vita è colma d'amore saprà anche dare un buon sapore alla vita delle persone che abbiamo accanto.
Dobbiamo dunque farci una domanda: che gusto ha la mia vita? Ha un sapore genuino, di cibo preparato in casa con amore o sa di cibo precotto e riscaldato al microonde?
Fuor di metafora: la mia vita è colma di soddisfazioni artificiali e illusorie o di amore vero?
Tra i grandi mali della nostra società ci sono la solitudine, l'abbandono, la depressione: vite insipide, scialbe, che non hanno alcuna attrattiva. Tante persone vivono accontentandosi di vite senza sapore o, peggio, in cui il sapore è dato dalle illusioni del mondo. Noi cristiani, noi che abbiamo sperimentato l'amore di Dio per noi, che ne abbiamo gustato il sapore autentico, intenso, pieno abbiamo il dovere di dare sapore alla vita dei nostri fratelli. Non un dovere che deriva da un contratto ma un dovere d'amore. Iniziamo quindi a compiere gesti d'amore, di gratuità, che portino gioia, conforto, sostegno a chi vive accanto a noi. Le nostre opere buone possano essere non tanto un esempio da seguire ma uno stimolo a cercare l'incontro con il Signore Gesù, l'unico che dà sapore alla nostra vita.
Facciamo in modo che chi ci sta accanto venga a chiederci il segreto della nostra gioia, della nostra generosità, del nostro amore perché ha intuito che la nostra vita è gustosa, bella, gioiosa, piena. I santi hanno fatto così, non hanno mai dovuto costringere nessuno, hanno semplicemente vissuto a pieno la loro fede, la loro comunione con Dio in ogni gesto, in ogni parola, in ogni azione e chi stava loro accanto, incuriosito dal buon sapore di una vita spesa per amore degli altri, ha chiesto di poter incontrare colui che è la fonte di questo buon sapore: il Signore Gesù.