Sant'Agostino sostiene che in ciascuno di noi c'è un anelito, un desiderio, una nostalgia di Dio, in tutti! Anche in quanti si professano atei convinti! Quante volte mi è capitato di incontrare persone che non mettevano piede in chiesa da decenni ma che, trovandosi ad affrontare problemi o dolori molto grandi, hanno sentito il bisogno di pregare, di affidarsi a qualcuno, di provare a credere che la nostra vita non è gettata per caso in questo mondo ma è amata, custodita, difesa. È vero che molti tornano in chiesa quando hanno paura di morire o non sanno più come tirare avanti, è vero che sembra un po' troppo comodo un tale comportamento e forse alla maggior parte di noi appare opportunistico.
Dio però non la pensa così! Dio è un Padre che ama tutti i suoi figli, anche quelli che non si fanno sentire da tanto tempo e quando si rifanno vivi hanno bisogno di qualcosa. Dio è un Padre tenerissimo che non tiene conto dei nostri peccati pur di riabbracciarci, pur di potersi ancora prendere cura di noi.
Tutti noi da bambini abbiamo imparato alcune preghiere: il Padre nostro, l'Ave Maria, l'Angelo di Dio, magari le nostre nonne ci hanno insegnato qualche piccola giaculatoria (quelle preghiere brevi, spesso in rima, da ripetere spesso). Abbiamo imparato che la preghiera è un dovere per un buon cristiano, che è il modo con cui chiediamo a Dio che si occupi delle nostre difficoltà. Purtroppo il risultato di questo genere di educazione è che la nostra preghiera assomiglia a una domanda in carta bollata da presentare allo sportello dell'ufficio richieste del Comune.
La preghiera però è tutt'altro! È questione di fiducia!
La preghiera è l'abbandono fiducioso nelle braccia del Padre. Quando i discepoli hanno chiesto a Gesù di insegnare loro a pregare Gesù ha insegnato il Padre nostro. San Francesco non riusciva ad andare oltre la parola Padre perché poter chiamare Dio Padre gli causava una gioia così grande che no riusciva a dire altro.
Non pensiamo alla preghiera come una richiesta ma come un'abbandonarci con fiducia nell'abbraccio del Padre e lì, quando siamo faccia a faccia, anzi guancia a guancia con Lui, sussurrargli all'orecchio le nostre preoccupazioni, i nostri dolori, le nostre ansie. Il Padre non mancherà di consolarci, di sostenerci, di rasserenarci. "Ci penso io" ci dirà con tenerezza e fermezza.
Quante volte nella preghiera ci troviamo a chiedere cose che non ci servono veramente, avanziamo richieste dettate dalle nostre paure e dalle nostre ansie. Quando, invece, vivremo la preghiera come un'intimità fiduciosa col Padre ecco che non chiederemo più nulla che non ci sia davvero necessario perché sapremo che Egli provvede tutto ciò che ci serve.
Quando sapremo abbandonarci fiduciosi nelle braccia del Padre comprenderemo che uno solo è il vero desiderio del nostro cuore: lo Spirito Santo, essere abitati dall'Amore di Dio, diventare un tutt'uno con Lui affinché sia la nostra luce, la nostra forza, la nostra pace.
In questo tempo estivo cerchiamo dei tempi di intimità col Padre, ritagliamoci qualche tempo di silenzio e di tranquillità per abbandonarci nel suo abbraccio e sperimentare tutta la dolcezza del suo amore per noi.
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