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sabato 25 gennaio 2014

Chiamati a una vita grandiosa! - Riflessioni sul Vangelo di domenica 26 gennaio 2014

Visitare la Terra Santa è un'emozione spirituale particolare, ti guardi intorno e pensi che Gesù ha camminato sulla terra su cui ora stai camminando tu, i suoi occhi hanno contemplato lo stesso panorama che hai tu davanti. Che esperienza meravigliosa deve essere stata quella dei discepoli che si sono sentiti chiamare per nome, che hanno camminato con Lui e hanno ascoltato la sua Parola dalla sua bocca... e forse fa capolino un po' di invidia (qualcuno la chiama santa ma sempre invidia è) che però, a ben pensarci, è davvero insensata.
Avrebbe senso invidiare gli apostoli se noi ora non avessimo la possibilità di incontrare Gesù, di ascoltare la sua Parola, se non camminasse più in mezzo a noi, ma non è così!
San Pietro lascia le reti per seguire Gesù
Cappella della Nunziatura di Parigi
Gesù continua a camminare tra le nostre case, in un modo diverso da allora ma non meno vero, non più solo nella terra di Zabulon e di Neftali ma in ogni angolo del mondo, lì dove c'è la tenebra del male viene a portare la sua luce. Viene nelle nostre vite spesso buie in cui lasciamo entrare solo uno spiraglio di luce, una volta ogni tanto, perché vuole inondarle del suo bagliore, vuole disperdere le tenebre del nostro peccato e delle nostre sofferenze con il suo amore luminoso. Quanta tenebra e quanto buio nelle vite di tantissime persone oggi! Quanta sofferenza e disperazione, quanta sfiducia e rassegnazione che spesso si cerca di allontanare ricercando le gioie terrene ma ci accorgiamo che è come voler illuminare una stanza buia con un cerino: fa poca luce e dura un istante.
Voglio anche essere realista non proprio tutti vivono una vita buia, anzi la maggior parte di noi vive una vita che forse definisce accettabile, di cui ci si può accontentare, un po' come abitare in una casa dove le tapparelle vengono alzate giusto il necessario per vedere i mobili e non andarci a sbattere.
Ma secondo voi Dio ci avrebbe creati per una vita "accettabile"?
NO! Dio non ci ha creati per una vita "accettabile" e nemmeno per una vita bella! Dio ci ha creati per una vita grandiosa!
Sì, per una vita grandiosa!
Grandiosa non perché ricchi e benestanti, non perché sani, senza malattie e sofferenze, non perché liberi di fare quel che ci passa per la testa ma grandiosa perché illuminata dalla luce della sua presenza, riscaldata dal fuoco del suo amore. Se il Signore è con noi, se gli abbiamo aperto la nostra vita, se gli abbiamo donato il nostro cuore ci scopriremo colmati della sua grazia che ci rende capaci di affrontare ogni sofferenza, malattia e preoccupazione. Ci sapremo amati e custoditi, comprenderemo che non c'è nulla su questa terra che possa essere più importante e prezioso del suo amore, della possibilità di stare con Lui.
È questo che hanno capito subito Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni quella mattina di duemila anni fa quando si sono sentiti chiamare per nome dal Signore. Hanno capito che Gesù non era venuto a stravolgere la loro vita, a costringerli ad essere persone diverse, a non essere più se stessi, a rinunciare a tutto.
Hanno capito che Gesù stava offrendo loro la possibilità di una vita grandiosa in cui avrebbero continuato ad essere pienamente se stessi, pescatori, ma non avrebbero più compiuto semplici opere umane destinate a finire ma opere di Dio, opere d'amore eterno.
Quando Dio ti propone di compiere le sue opere non ci devi pensare nemmeno un minuto: cosa mai potresti avere di così prezioso e importante da poter competere con l'eternità dell'amore di Dio?

domenica 19 gennaio 2014

Un vulcano nel cuore... il fuoco dello Spirito

Avete presente un vulcano? La sua forza, il suo calore, il bagliore... da questa mattina il mio cuore è così!
Che mi è successo? Ieri ho ricevuto l'Effusione dello Spirito Santo nella Comunità Gesù Ama del Rinnovamento Carismatico Cattolico che ho iniziato a seguire da qualche mese e di cui ho già dato alcune testimonianze.
Chi mi conosce avrà, probabilmente, strabuzzato gli occhi e sarà rimasto senza parole, o per lo meno piuttosto confuso.
Sì, perché io appartenevo a quel gruppo di sacerdoti, ahimè piuttosto cospicuo, che nutrono sospetti e scetticismo nei confronti delle Comunità Carismatiche.
Diciamoci la verità, a chi partecipa per la prima volta a una preghiera carismatica qualche perplessità è anche normale che venga perché alcune manifestazioni sono difficili da comprenderle finché non si vivono.
La pensavo anche io così, poi gradualmente ho iniziato a cambiare opinione. Ho già raccontato nei post precedenti come il Signore mi abbia fatto percepire la sua presenza, mi abbia donato un'esperienza di preghiera vera e profonda e di come abbia fatto crescere il desiderio di approfondire questo cammino. Per fare questo ha saputo servirsi dei fratelli della comunità che, docili allo Spirito, prima mi hanno invitato a partecipare al ritiro di Effusione e poi mi hanno chiesto se desiderassi ricevere io stesso la preghiera di Effusione. Nessuno di loro sapeva, perché non lo avevo detto a nessuno, che era un desiderio che avevo sentito nascere nel cuore ma che timidamente non me la sentivo di esprimere... ci ha pensato Lui!
Così venerdì 17 gennaio sono partito per Sacrofano per partecipare al ritiro di Effusione con il cuore colmo di attesa, quasi quanto i giorni che avevano preceduto la mia ordinazione sacerdotale.
Penso sia importante precisare che, malgrado l'esperienza fatta e il desiderio di vivere questo momento, restavano in me tre domande:
1. Cos'è il riposo nello Spirito?
2. Come funziona la preghiera in lingue?
3. L'Effusione è davvero come la descrivono?
Avrei potuto chiedere ai fratelli di spiegarmi ma temevo rimanesse poi in me un dubbio latente che potesse essere una suggestione personale, c'era una sola persona di cui mi potevo fidare ciecamente, la cui parola nessuno avrebbe mai potuto mettere in discussione: il Signore! Così ho pregato e ho chiesto al Signore che mi facesse capire, mi sono abbandonato a Lui certo che Lui non mi inganna mai.
Alla prima domanda il Signore ha risposto venerdì pomeriggio.
Durante la preghiera comunitaria io ero al mio posto, c'erano altri attorno a me ma nessuno mi stava imponendo le mani o mi toccava, nessuno aveva parlato di riposo nello Spirito durante la preghiera, io ho chiuso gli occhi e sono caduto sulla sedia dietro di me come se mi fossi addormentato in un istante. Descrivere l'esperienza è difficile... proviamoci! Avete presente quando siete a letto e avete trovato la posizione ideale,quella in cui siete comodissimi, ve ne state al calduccio e vi viene da dire "e chi si muove più? sto tanto bene così!"... ecco il riposo nello Spirito è così ma mille volte meglio. Sono rimasto così forse una decina di minuti, perfettamente cosciente di quello che accadeva intorno a me, perfettamente padrone di me stesso, non ho avvertito nulla che mi costringesse o che limitasse anche di una sola virgola la mia libertà, nulla! Dunque il mio corpo era perfettamente rilassato e riposato e il mio spirito era nella pace e nella serenità. Queste parole un po' sconnesse non rendono però veramente quello che ho vissuto, so però che niente mi ha condizionato né è stata una mia simulazione perché mi ha sorpreso totalmente.
Poi è arrivato sabato, il giorno dell'Effusione.
L'intera giornata l'abbiamo trascorsa in preghiera davanti a Gesù nel Santissimo Sacramento mentre uno alla volta venivamo chiamati per la preghiera di Effusione.
Era davvero molto tempo che non pregavo così intensamente e profondamente, il Signore mi ha fatto comprendere che stava guarendo le mie ferite, che ciò che per molto tempo mi aveva fatto male ora Lui lo guariva, ho sentito la vicinanza di Maria Santissima e di una persona defunta a me molto cara. Tutto questo è rimasto tra me e il Signore, non ne ho parlato con nessuno, ci tengo a sottolinearlo perché è ciò con cui il Signore ha risposto alle altre due domande.
Sono venuti a chiamarmi per la preghiera di Effusione, mi hanno portato in una saletta dove sei tra fratelli e sorelle mi hanno accolto e dopo essermi presentato brevemente hanno iniziato a pregare per me imponendomi le mani. Quasi immediatamente sono nuovamente andato nel riposo dello Spirito e i fratelli e le sorelle attorno a me hanno cominciato a dirmi quello che lo Spirito Santo stava facendo loro percepire. Mi hanno detto della persona a me cara che stava intercedendo per me (non in modo generico ma con grande precisione), mi hanno detto della guarigione (anche qui con riferimenti chiari che solo io conoscevo), mi hanno detto dell'intercessione di Maria Santissima descrivendomi esattamente l'immagine che avevo percepito io durante la preghiera. Così il Signore ha risposto alla mia terza domanda: quelle immagini, quei particolari potevano venire solo ed esclusivamente da Lui.
Ne rimane ancora una: il canto in lingue! Durante la preghiera di Effusione una delle sorelle mi ha detto queste parole "lo Spirito vuole farti il dono delle lingue, lo vuoi?" Non ho esitato nemmeno un istante e ho detto Sì! Non ho ancora ben capito come sia esattamente questa esperienza dello Spirito, per ora ho capito che è possibile solo quando faccio tacere completamente il mio io e lascio che lo Spirito preghi in me come dice san Paolo "lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili" Rm 8,26.
I fratelli e le sorelle mi hanno poi annunciato i carismi che lo Spirito mi ha voluto donare perché vorrà servirsi di me per il suo disegno d'amore.
Io ora mi sento come un bimbo la mattina di Natale, circondato dai regali e con la confusione in testa per non saper da dove cominciare.
Non so a cosa mi chiamerà il Signore, come mi chiederà di usare i carismi che mi ha donato, di una sola cosa sono certo che il 18 gennaio 2014 il Signore ha cambiato la mia vita in modo irreversibile, io pensavo mi avesse già donato tanto e invece mi ha donato ancora molto di più.
A chi legge queste mie righe un po' sconnesse e strampalate, ma che vengono dal cuore, chiedo di pregare per me affinché io mi possa sempre mantenere umile e docile allo Spirito Santo, perché solo così potrò vivere questa chiamata speciale che mi ha voluto fare con mia enorme sorpresa.
Ai miei confratelli sacerdoti scettici e critici chiedo di fidarvi di Dio! Siete sacerdoti e sapete capire quando state pregando per davvero o quando state parlando al vento, sapete riconoscere la presenza di Dio quindi, invece di bollare subito l'esperienza carismatica come una cosa da esaltati chiedete a Dio che vi illumini e che vi faccia capire, lo sapete Lui non vi mente. Poi non è mica detto che dobbiate tutti diventare carismatici, si può essere santi cristiani e sacerdoti anche senza l'esperienza carismatica.
Soprattutto non fate ostruzionismo, non negate ai vostri fedeli e a voi stessi la possibilità di provare, ricordate le parole di Gamaliele "Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!" At 5, 39.
Fidatevi dello Spirito, non ve ne pentirete!

sabato 18 gennaio 2014

Immersi nello Spirito - Riflessioni sul Vangelo di domenica 19 gennaio 2014

Ciascuno di noi ha, nel corso della propria vita, alcune date particolari, eventi significativi e importanti, momenti preziosi e speciali da ricordare perché sono tappe fondamentali del nostro cammino di vita. 
Poi ci sono gli altri giorni, quelli normali, quelli in cui non succede nulla di speciale, nei quali la nostra vita prosegue in modo ordinario, quelli che, a ben guardare, sono la maggioranza, quelli che, però, più facilmente rischiano di sfuggirci via inghiottiti da una noiosa routine.
Il Tempo Ordinario, che abbiamo ripreso lunedì scorso, non è il tempo di una noiosa ripetizione di giorni tutti uguali durante i quali ci limitiamo a sopravvivere ma il tempo della quotidianità con Gesù, il tempo nel quale la nostra vita prosegue con i suoi impegni, i suoi doveri, le sue abitudini ma con un compagno di viaggio che rende ogni giorno nuovo, sorprendente e prezioso, anche se agli occhi di chi ci guarda sembra che non sia cambiato nulla. 
Giovanni Battista ci presenta questo amico che ha scelto di fare il cammino con noi e ci dice che è "l'agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo". Che modo curioso di presentare una persona?!? Noi ormai ci abbiamo fatto l'abitudine perché questa frase la sentiamo ogni volta che partecipiamo alla Messa per cui ormai non ci facciamo nemmeno più caso. Ma cosa vuol dire?
Per noi, oggi, l'agnello è alla scottadito o brodettato ma per Giovanni e per ogni Israelita era il segno della Pasqua, della liberazione dalla schiavitù d'Egitto e insieme la speranza di essere nuovamente liberati. 
Gesù è colui che ci libera, che prende su di sé i nostri peccati, per toglierli, per portarli via, per cancellarli e far sì che non ci facciano più del male... solo che alla nostra società questo non interessa più.
La cultura occidentale è fortemente scristianizzata, non è più interessata a Cristo, non sa più cosa farsene, non perché sia una cultura razionale e scientifica che non ha più bisogno del soprannaturale (maghi, oroscopi e indovini stanno facendo affari d'oro!) ma perché ha tentato di cancellare il peccato dalla vita. 
Il peccato è ormai un concetto antiquato, non è più di moda, quello che una volta era peccato oggi non lo è più, ci siamo modernizzati, ci sono più solo i preti che parlano di peccato (Papa Francesco compreso, con buona pace di qualche giornalista che ne manipola e travisa le parole). 
Questo tentativo di eliminare il peccato dalla nostra cultura è paragonabile a quello che i malavitosi hanno fatto con i rifiuti tossici nella "terra dei fuochi". Si sono illusi che seppellendo scorie tossiche a venti metri di profondità nessuno se ne sarebbe accorto e invece centinaia di persone sono morte a causa di quei rifiuti perché hanno continuato a fare male, ad essere nocivi, anche se ben nascosti.
La nostra società cerca di seppellire il peccato ma ne continua a subire gli effetti nocivi: la solitudine, la tristezza, l'ansia, lo scoraggiamento, la disperazione di cui tanta gente soffre oggi sono gli effetti del peccato seppellito che continua a far male. 
Il peccato non va negato, nascosto, ma confessato! Lo dobbiamo mettere nelle mani del Signore che ce lo toglie, che se lo porta via perché non ci faccia più del male!
Gesù non si limita a togliere il nostro peccato ma ci immerge nello Spirito Santo, noi siamo stati immersi in Dio, nel suo amore.
Da momento che siamo immersi in Dio cosa può farci ancora paura, cosa può rattristarci, cosa preoccuparci? Nulla! Perché Dio ci protegge, si prende cura di noi, ci ha salvati, ci inonda del suo amore e della sua gioia. 
Se, però, la nostra vita continua ad essere segnata da paura, tristezza, ansia, sconforto è perché non ci crediamo abbastanza! Non pensiamo che Dio ci ami davvero tanto da volerci con Sé, da permeare tutta la nostra vita del suo amore e della sua pace. 
Il primo pensiero di ogni giornata dovrebbe essere "io sono battezzato! sono immerso nello Spirito Santo!"
Lo Spirito ha colmato ciascuno di noi dei suoi doni e dei suoi carismi ma noi preferiamo fare senza e così le nostre giornate scorrono via tutte uguali, monotone e noiose. 
Se invece scegliamo di vivere da battezzati, da immersi nello Spirito ogni giorno sarà nuovo e sorprendente 
perché Dio agirà nella nostra vita e Dio fa "nuove tutte le cose". 

sabato 11 gennaio 2014

Figli di un Padre compiaciuto - Riflessioni sul Vangelo di domenica 12 gennaio 2014

A Gesù le cose piacciono fatte bene, non improvvisate e affrettate, gli piacciono "come Dio comanda", nel vero senso dell'espressione!

A qualcuno questa cosa potrà sembrare un po' irriverente ma è proprio Gesù a dirlo, nel Vangelo di questa domenica; a Giovanni Battista che vorrebbe rifiutarsi di battezzarlo dice: "Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia". Ed è così che ci troviamo davanti questo evento un po' strano, difficile da capire fino in fondo, che è il battesimo di Gesù.
Difficile da capire perché il battesimo predicato da Giovanni era un rito di conversione e purificazione, Gesù certamente non aveva bisogno né di convertirsi né di purificarsi eppure ci ha tenuto a riceverlo, perché dunque?
Secondo alcuni teologi ed esegeti lo ha fatto per dimostrarci la sua vicinanza, il suo volersi mettere in fila con noi peccatori, un po' come fa Papa Francesco oggi, perché Gesù è venuto a condividere la nostra condizione, non per finta ma per davvero.

Ma per me c'è di più e la chiave per capirlo è proprio in questa risposta data a Giovanni "conviene che adempiamo ogni giustizia".

Gesù sa che la missione che sta per iniziare è parte di un preciso disegno di salvezza che il Padre ha progettato fin nei minimi dettagli perché Dio le cose le fa bene, appunto. In questo grande disegno di salvezza per tutti gli uomini c'è il battesimo di Giovanni che funge da porta di ingresso per il tempo messianico: il tempo durante il quale il Messia viene a rivelare l'amore del Padre.
Gesù non è un professore che viene a insegnarci una lezione ma un compagno di viaggio che viene a mostrarci una strada e la fa con noi, per questo vuole il battesimo di Giovanni, per questo è giusto che anche lui si faccia battezzare per indicarci la via.

Dato però che il battesimo di Giovanni non c'è più: tutto ciò che relazione ha con noi e con il nostro battesimo?
Battezzare significa immergere, con il nostro battesimo siamo stati immersi in Cristo morto e risorto per noi così quella che viviamo non è più la nostra vita naturale ma è la vita divina di Gesù. Papa Francesco nella catechesi di mercoledì scorso ci ha ricordato che il battesimo è importante e non è la stessa cosa se una persona è battezzata o non lo è.
Come quello di Giovanni anche il nostro battesimo è una porta che ci fa entrare nella Vita Nuova che Dio ci dona, quindi è anche un abbandonare una vita vecchia, segnata dal male e dal peccato, dunque è una conversione e una purificazione.
Non avrebbe alcun senso entrare nella Vita Nuova di Dio e poi continuare a comportarsi come nella vita vecchia, come se il battesimo non lo avessimo ricevuto! Eppure se ci guardiamo con un po' di obbiettività ci accorgiamo che molte delle nostre azioni non sono da battezzati, non sono gesti e parole che dicono la gioia di Dio, che portano la sua luce, che gridano la sua salvezza.
Perché? Come si fa a vivere in modo più autentico questo che è il dono più prezioso che abbiamo ricevuto?
Credendoci di più!
Il nostro vero problema, ciò che ci frena dal vivere ogni giorno il nostro battesimo, è che non ci crediamo abbastanza, non crediamo veramente alla promessa d'amore che il Signore ci ha fatto con questo Sacramento, non pensiamo che Dio dica sul serio chiamandoci ad essere veramente santi.
Lo Spirito Santo che è disceso su Gesù è disceso anche su ciascuno di noi, le parole "Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento" il Padre le ha pronunciate anche per ciascuno di noi al momento del nostro battesimo e le pronuncia ogni giorno. Ogni giorno il Padre desidera compiacersi di ciascuno di noi, non perché abbiamo obbedito ai suoi ordini ma perché abbiamo vissuto una vita di amore vero, abbiamo compiuto gesti di eternità.
Credere al mio battesimo è credere di avere un Padre che mi ama, vivere da battezzato è vivere da figlio amato... e non c'è gioia più grande!

domenica 5 gennaio 2014

Come i Magi in cammino verso Gesù - Riflessioni sull'Epifania

"Epifania, tutte le feste porta via" con questo detto, che personalmente ho sempre trovato desolante, liquidiamo le feste natalizie e la solennità di oggi passa più come la festa della befana (oltre che dell'industria dolciaria, s'intende) che quello che è veramente: la manifestazione del Signore Gesù come Salvatore di tutte le genti.
Come già abbiamo incontrato altri personaggi sul nostro cammino così ora saranno i Magi a spiegarci questo incontro con il nostro Salvatore.

I Magi sono dei sapienti, degli studiosi, dei ricercatori, degli uomini saggi che cercano la verità della loro vita, che desiderano incontrare Dio e lo attendono. Scrutano il cielo, studiano i testi e quando vedono sorgere la stella, il segno della nascita del Salvatore, lasciano tutto e si mettono in cammino per andare ad adorare Dio venuto tra gli uomini.
Dopo un cammino così lungo e percorso con tanto entusiasmo, penso siano rimasti piuttosto stupiti nello scoprire che Erode e tutta la sua corte, che abitavano a pochi chilometri da Betlemme, non sapessero nulla. Ma Erode non aspetta nessuno, non desidera incontrare nessuno, superbamente pensa di non aver bisogno del Messia.
I Magi non si lasciano scoraggiare e la stella li conduce così fino a Betlemme, lì trovano un bimbo avvolto in fasce che ha per culla una mangiatoia e prostrati lo adorano. I Magi non sono scienziati spocchiosi che cercano solo di confermare una propria teoria e bollano come irrazionale tutto quello che non vi collima (come purtroppo fanno oggi molti uomini di scienza) sono sapienti che sanno lasciarsi sorprendere da Dio, che non cercano di ingabbiarlo nei loro schemi, così sanno lasciarsi stupire e possono riconoscerlo in un neonato povero e semplice.
Dopo averlo adorato gli offrono i loro doni: oro per il Re dei re, incenso per Dio che si è fatto uomo, la mirra per il Messia che darà la sua vita per tutti gli uomini.
Compiuto questo atto di omaggio possono tornare ai loro paesi per annunciare quello che hanno visto e dire a tutti che Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio!
Oggi anche noi possiamo fare la stessa esperienza dei Magi, non vedremo Gesù neonato con gli occhi del corpo ma con quelli dell'anima. Anche noi dobbiamo lasciare tutto, le nostre sicurezze, i nostri preconcetti, le nostre attese e dobbiamo metterci in cammino lasciandoci guidare dalla stella. Per ciascuno di noi la stella è la Chiesa che ci indica il cammino verso Gesù ma anche un amico, un parente, qualcuno che ci vuole bene e desidera farci incontrare il nostro Salvatore perché l'ha incontrato prima di noi. Non dobbiamo avere paura e non dobbiamo scandalizzarci se Dio non si presenta come lo avevamo immaginato, lasciamo che sia Lui a mostrarsi nella sua fragilità e semplicità, semplicemente accogliamolo e adoriamolo.
Come i Magi anche noi possiamo portargli doni preziosi.
Riconosciamolo come nostro Re e offriamogli la nostra umiltà, più preziosa dell'oro: solo se ci sapremo riconoscere umili gli lasceremo guidare la nostra vita.
Riconosciamolo come nostro Dio e offriamogli la nostra fiducia, più profumata dell'incenso: solo un'apertura fiduciosa del cuore ci permetterà di dare al Signore il primo posto.
Riconosciamolo nostro Salvatore e offriamogli la nostra gratitudine, più fragrante della mirra: solo un cuore grato saprà riconoscere il grande dono della sua morte in croce per ciascuno di noi.
Poi torneremo alla nostra vita ma nulla potrà più essere come prima, tutto dovrà cambiare. Non vivremo più nella paura di fare errori, abbiamo un Re che ci guida, nell'ansia che la sofferenza possa schiacciarci abbiamo Dio accanto a noi, nell'angoscia che la morte possa porre fine alla nostra vita, abbiamo un Salvatore che ha vinto la morte.
Non teniamo per noi questo incontro, diventiamo noi stessi come una stella per le persone che Dio metterà sul nostro cammino, conduciamole all'incontro con il Messia nato per noi, alla fonte della nostra gioia.

sabato 4 gennaio 2014

Con l'anima satolla - Riflessioni sul Vangelo di domenica 5 gennaio 2014

Il tempo delle feste sta quasi volgendo al termine e forse cominciamo a fare i conti di quanti chili abbiamo preso rimpinzandoci di dolci e cotechini vari, ma oltre al nostro corpo, è ingrassata anche la nostra anima? 
Come si fa ad ingrassare l'anima? Non lo sapete? 
Nello stesso modo del corpo: dandogli da mangiare! 
E cosa mangia l'anima? 
L'anima si nutre di Dio, del suo amore, della sua Parola, e più ingrassa e meglio sta!

Dio, anche questa domenica, ha preparato un banchetto succulento per le nostre anime, condito della dolcezza e della tenerezza del suo amore, non mandiamolo sprecato limitandoci a dare solo qualche assaggio, lasciamoci nutrire e rimpinzare da Dio!

Ascoltiamo questa domenica nuovamente il Prologo del Vangelo di Giovanni, che abbiamo ascoltato il giorno di Natale. 
Una pagina ricchissima e preziosissima con cui Dio ci rivela che il Verbo, che è Dio e per mezzo di Lui tutto è stato fatto, si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Il Figlio di Dio si è fatto nostro vicino, nostro prossimo, è venuto a condividere la nostra vita. 
Ma quanto ci ama Dio per aver scelto di lasciare la sua eternità beata per condividere la nostra misera condizione? 
Davvero, davvero tanto! 
Guardando il Bambinello al centro del presepe che abbiamo in casa (perché tutti abbiamo un presepe in casa, vero?) possiamo ricordare e contemplare questo amore infinito di Dio che si è fatto fragile e debole per noi e gioire perché sappiamo che non ci abbandonerà mai.

L'occasione di ascoltare nuovamente questa densa prima pagina del Vangelo di Giovanni ci permette di puntare l'attenzione su un altro aspetto molto importante. 
Non solo il "Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi" ma "a quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio". 
A Dio non è bastato voler condividere la nostra condizione, ha voluto donare a noi la sua! 
Ma cosa vuol dire essere figli di Dio? 
Significa che Dio ci ama come un Padre ama i suoi figli: non a parole ma con i fatti! 
Dio si prende cura di noi, ci educa, ci sostiene, ci incoraggia, ci ammonisce, ci guida.
Ma forse è opportuno chiederci: io che tipo di figlio sono? Il mio comportamento è veramente da figlio?
La nostra relazione con Dio non ha molto del rapporto filiale, è invece segnata spesso dalla paura e dall'interesse. 
È segnata dalla paura quando "facciamo cose da cristiani" (andare a Messa, fare l'elemosina, perdonare...) perché abbiamo paura che altrimenti Dio possa punirci o non aiutarci quando ne abbiamo bisogno. 
Riflettiamoci: se Dio avesse voluto punirci avrebbe scelto un modo un po' più minaccioso di presentarsi a noi, invece viene a noi come neonato debole e fragile.
È segnata dall'interesse quando le "cose da cristiani" le facciamo perché speriamo di ottenere qualcosa che desideriamo (e la maggior parte delle nostre preghiere è così), ma Dio ci ha già donato ciò che di più prezioso aveva: la sua vita... che vogliamo di più?
Dio ci vuole suoi figli, non ci chiede di fare qualcosa ma di essere suoi figli, nient'altro. Figli che sanno riconoscersi amati dal Padre e che desiderano ricambiare quell'amore stando con Lui e amandolo nei fratelli.
Il Tempo di Natale sta volgendo al termine, usiamo bene questi ultimi giorni di festa per allontanare dal nostro cuore la paura e l'interesse, lasciamoci nutrire dal Padre che ci ama e ci chiama a condividere la sua gioia nella sua casa.