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sabato 23 novembre 2013

Cristo, mio Re - Riflessioni sul Vangelo di domenica 24 novembre 2013

C'era una volta... così iniziavano le favole che ci raccontavano quando eravamo bambini, che ci affascinavano tanto e che ci facevano sognare di principi, principesse, regine e re, così, per la maggior parte di noi i re sono quelli delle favole, hanno una corona d'oro, un manto di velluto, un trono dorato e soffice, gioielli preziosi, un palazzo sontuoso.
Celebriamo in questa domenica la festa di Cristo Re dell'Universo e, forse, ci piacerebbe pensare a Gesù come i re delle favole, un'immagine maestosa e trionfante... il Vangelo però ci presenta un'immagine ben diversa che non facile da comprendere.
Gesù è decisamente un Re fuori dagli standard: ha per corona dei rovi spinosi, per manto le ferite della flagellazione, per trono la croce, per gioielli i chiodi e per palazzo una collinetta il cui nome, luogo del cranio, è sufficientemente eloquente. Tutto sembra tranne che un Re, eppure lì sulla Croce, ferito e umiliato, è proprio il nostro Re, è il Re dell'Universo.
Nemmeno quelli che gli stanno intorno riescono a riconoscere Gesù come Re (...e sì che era anche scritto!) infatti lo deridono, lo insultano, lo tentano e lo umiliano. Uno solo riesce a guardare oltre l'apparenza e riconosce in Gesù il Re dell'Universo, il buon ladrone che gli chiede con un filo di voce: "ricordati di me nel tuo regno".
Ma come ha fatto? Cosa ha visto il buon ladrone?
Innanzi tutto ha visto se stesso e il proprio peccato, ha visto le proprie debolezze, le proprie colpe, la propria fragilità, ha compreso come le sue azioni, le sue scelte, le sue ribellioni, lo abbiano portato fin lì sulla croce, perché il male, il peccato, ci conducono sempre verso la morte, la morte della nostra anima. Poi ha visto Gesù e la sua innocenza, ha visto il suo atto d'amore pieno, completo, incredibile, ha visto la sua pazienza, la sua mitezza, il perdono per chi lo aveva ingiustamente condannato al più orribile dei supplizi e ha capito che solo Dio può essere capace di un amore simile. Solo Dio può amare noi, fragili, deboli, traditori e ingrati, più di quanto ami se stesso. Il buon ladrone ha superato l'apparenza, ha saputo vedere oltre i limiti terreni, ha intravisto in quell'amore immenso il Regno di Dio e, con tanta umiltà, non ha chiesto di poterci entrare ma solo un ricordo. Umiltà e amore hanno aperto il suo cuore e lo hanno reso capace di riconoscere e scegliere Gesù Crocifisso come suo Re.
Attorno a noi tante voci ripetono continuamente le parole sprezzanti di quelli che stavano sotto la croce, cercano di farci fermare all'apparenza, di farci pensare che Gesù abbia perso, che sia un fallito, che abbia sbagliato tutto e che non si può affidare la propria vita a uno che è morto così.
Non ascoltiamo quelle voci! Apriamo invece il nostro cuore, impariamo a riconoscerci bisognosi del Signore Gesù, del suo amore immenso e tenerissimo che possiamo contemplare ogni volta che lo guardiamo crocifisso per noi, per me! Non dobbiamo aver paura di scoprirci deboli, fragili, peccatori, perché Lui si è fatto per noi debole e fragile ed è morto proprio per liberarci dalle nostre fragilità, dal nostro peccato.
Scegliere il Signore Gesù come mio Re, come Signore della mia vita, non è annullare la mia libertà, è, al contrario, l'unica via di libertà: libertà dalla schiavitù del male, del peccato, della morte. Quante volte nella vita ci siamo trovati schiavi del nostro male, delle nostre scelte, dei nostri errori, delle voci attorno a noi!
Impariamo dal buon ladrone, facciamo nostre le sue parole, la sua semplice e timida preghiera "Signore, ricordati di me nel tuo regno" e anche a noi il Signore dirà "in verità ti dico oggi sarai con me in paradiso".

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