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sabato 9 luglio 2016

Un cuore che si dà da fare - Riflessione sul Vangelo di domenica 10 luglio 2016

Ci sono alcune pagine del Vangelo che sono diventate così famose da essere entrate anche nei modi di dire. È il caso della parabola del Buon Samaritano che ascoltiamo questa domenica. Attenzione però, proprio perché la conosciamo bene non lasciamoci distrarre, permettiamo al Signore di dirci qualcosa di nuovo anche questa volta.
Alla domanda di un dottore della Legge che chiede cosa fare per avere in eredità la vita eterna la risposta di Gesù è molto chiara: applicare il comandamento dell'amore, amare Dio con tutto se stessi e il prossimo come se stessi. Detto così sembra semplice ma è anche un po' troppo teorico, che significa amare il prossimo come se stessi? Per rispondere a questa domanda Gesù racconta la celebre parabola. Abituati a parlare di "buon samaritano" inconsciamente diamo tutti per scontato che il sacerdote e il levita, che passano accanto all'uomo malmenato senza fermarsi, siano malvagi, ipocriti e spietati. Ma qual è la vera differenza tra loro e il samaritano. Ciò che salta subito agli occhi è il modo di comportarsi davanti al poveretto incappato nei briganti: i primi due passano oltre, il terzo si ferma e se ne prende cura. Questa però è solo la differenza più evidente, ce n'è un'altra molto più importante che è alla base dei diversi comportamenti dei personaggi. I primi due vedono e passano oltre, non si lasciano coinvolgere dalla situazione del poveretto, non provano nulla per lui, continuano a pensare ai propri affari, mettono i propri interessi al di sopra della salute del pover'uomo ferito. Se si fossero fermati a soccorrerlo si sarebbero contaminati con il sangue e non avrebbero potuto svolgere le loro funzioni sacerdotali e levitiche. Restano indifferenti o, comunque, i loro affari hanno un'importanza maggiore.
Il samaritano, invece, vede l'uomo malmenato e ne prova compassione, si lascia commuovere dalla sua condizione, comprende che la vita di quel poveretto è in pericolo e la mette al primo posto delle sue priorità per cui se ne prende cura nel modo che ben conosciamo.
Ecco la differenza tra i primi due e il buon samaritano è tutta nel cuore, quest'ultimo ha un cuore capace di provare compassione, di amare visceralmente, di sentire il dolore dell'altro, che lo porta poi a mettersi in gioco, a darsi da fare, a non tirare dritto ma a prendersi cura.
È chiaro che questa parabola Gesù non l'ha raccontata solo per il dottore della legge, l'ha raccontata anche per noi, interroga anche noi. Come  il mio cuore? È capace di compassione? Sa riconoscere il dolore dell'altro per poi darsi da fare?
Se a queste domande avete avvertito un senso di angoscia e vorreste smettere di leggere, non preoccupatevi, è del tutto normale. Sì, perché l'amore, quello vero, fa paura a tutti proprio perché ci interpella, ci spinge a sporcarci le mani, a lasciare le nostre comodità, ci rende vulnerabili, ci porta ad esporre la parte più fragile di noi: il nostro cuore. Dobbiamo però vincere questa paura di poter soffrire, di esporci, di affezionarci, di voler bene a qualcun altro. Certo, il rischio lo correremo sempre, ogni volta che sceglieremo di amare qualcuno ci esporremo anche alla possibilità della delusione e del dolore ma finalmente il nostro cuore potrà fare ciò per cui è stato creato: amare!
Il nostro cuore, però, è spesso indurito, rattrappito su se stesso, amare gli altri ci resta molto difficile, non sappiamo come fare… Ma Gesù ci ha ben indicato come imparare ad amare: lasciandoci amare da Dio e amandolo con tutto noi stessi. Con pazienza e semplicità mettiamoci davanti al Signore e diciamogli “Signore, ho deciso di amarti con tutto me stesso, il mio cuore però non è molto capace di amare, insegnami tu, donami il tuo Spirito, accenda in me il fuoco dell’Amore vero!”
All’inizio sarà faticoso ma, piano piano, vedrete il vostro cuore rifiorire, scoprirete di saper voler bene anche alle persone non molto simpatiche e poi anche a quelle che vi hanno fatto del male. Vedrete che non potrete fare a meno di prendervi cura di chi soffre accanto a voi e proprio in questo, proprio in ciò che una volta vi faceva paura, troverete la vostra gioia.

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