Fin da bambini abbiamo imparato a valutare gli eventi della nostra vita in base al risultato che portano. Quando frequentavamo la scuola tutto andava bene non in base a quanto avevamo imparato ma ai voti che avevamo preso. Anche nel gioco seguivamo lo stesso principio (e lo continuiamo a fare anche da adulti) l'importante non è divertirsi ma vincere. Diventati adulti le cose non sono cambiate, nella maggior parte dei casi il profitto è l'unico metro di valutazione sul lavoro che svolgiamo. Siccome, poi, la nostra vita non è fatta a compartimenti stagni questo principio, il principio del risultato, lo applichiamo anche alla vita spirituale per cui ci impegniamo in intense preghiere di richiesta quando qualcosa ci affligge ma raramente mettiamo poi lo stesso impegno per ringraziare quando abbiamo ottenuto quanto desiderato. Ancora meno siamo capaci di rendere grazie a Dio per ciò che abbiamo perché lo diamo per scontato, quasi che tutto quello che fa parte della nostra vita sia un nostro diritto.
Hanno fatto così i lebbrosi del Vangelo di questa domenica, vanno incontro a Gesù e ad alta voce gli chiedono di aver misericordia di loro, chiedono la guarigione. Una volta ottenuta e certificata dalla competente autorità, i sacerdoti, nove di loro proseguono la loro vita senza nemmeno pensare di tornare indietro a ringraziare per il dono miracoloso. Subito approfittano della ritrovata salute e tornano alle loro occupazioni, ai loro affari, a cercare nuovi risultati, lodare Dio e ringraziare è solo una perdita di tempo perché non produce nulla. Che maleducati, ci viene da commentare, ma siamo così sicuri che non avremmo fatto lo stesso? Anzi, siamo sicuri che non facciamo ogni giorno lo stesso? Quanta della nostra preghiera è ringraziamento e lode? Quanta, invece è richiesta?
Abbiamo bisogno di riscoprire la preghiera di lode e ringraziamento che, a ben guardare, è la prima e più importante forma di preghiera nella Scrittura. Lodare Dio e ringraziarlo per quanto ci ha dato non è una perdita di tempo, nella nostra vita quello che conta non è il risultato ma la comunione con Dio! Una vita piena di buoni risultati ma priva della relazione fondamentale con il Signore sarebbe una vita vuota, triste, buia. Non sono i risultati e i traguardi in questo mondo che ci riempiono di gioia, che ci fanno sentire veramente soddisfatti di noi stessi ma la comunione con Dio, vivere secondo il suo disegno d'amore. Per tutto ciò la vi maestra è la preghiera di lode.
Con la preghiera di lode non chiediamo nulla a Dio, semplicemente ci fidiamo di lui, riconosciamo la sua grandezza, il suo amore infinito per noi, la sua tenerezza, la sua premura, la sua provvidenza. Quando la preghiera di lode diventa abituale nella nostra vita di fede, quando è l'inizio di ogni nostra preghiera, vedremo aumentare la nostra fiducia nel Signore, contemplando le meraviglie che ha operato e continua a compiere nella nostra vita capiremo che la preghiera di ringraziamento diventa quasi superflua perché Dio vuole già la nostra salvezza, non c'è alcun bisogno di convincerlo. La preghiera di lode apre il nostro cuore a Dio, ci rende anche più disponibili ad ascoltarlo, ad accogliere la sua volontà, meno capricciosi ed esigenti.
Proviamoci! Facciamo della preghiera di lode l'inizio di ogni nostra preghiera, se non sappiamo come fare, se ci sentiamo impacciati, scegliamo un salmo di lode, ricopiamolo, portiamolo sempre con noi e iniziamo con quello e poi lasciamo che sia il nostro cuore a far sgorgare come una fontana la lode a Dio. Vedremo con i nostri occhi quali grandi doni ha in serbo il Signore per noi!
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