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sabato 28 gennaio 2017

Molto più che felici - Riflessione sul Vangelo di domenica 29 gennaio 2017

Quante energie e quanto impegno mettiamo ogni giorno nelle tante attività quotidiane. Alcune le compiamo per dovere, un po' contro voglia, altre invece le facciamo con entusiasmo ma, in fondo, dietro alle une e alle altre c'è lo stesso traguardo che cerchiamo di raggiungere: la felicità. Ogni uomo su questa terra cerca ogni giorno la propria felicità e, come i cercatori d'oro dei romanzi di Jack London, speriamo di poterla trovare nelle cose più diverse. C'è chi cerca la felicità nella propria professione, chi nella famiglia, chi nel divertimento. C'è chi lavora duro tutto un anno per poter fare una vacanza particolare, chi aspetta con impazienza il momento in cui potrà andare a vedere un film che lo appassiona, chi risparmia per poter comprare un oggetto tanto desiderato. C'è chi fa i salti mortali per poter passare un po' di tempo con i propri familiari, chi si organizza mesi prima per trascorrere una giornata con gli amici. Ognuno di noi ha alcune mete davanti a sé in cui è sicuro di trovare la felicità e quando le raggiungiamo magari ci scopriamo davvero felici ma, si sa, le cose di questo mondo durano poco. Le vacanze finiscono e così i film, le cene, le partite di calcetto, finiscono le ferie, i weekend, i tempi liberi, finisce anche la pausa pranzo e noi ci rituffiamo nei nostri impegni all'inseguimento di una nuova meta, di una nuova occasione di felicità.
Non c'è nulla di male, in tutto ciò... ma è davvero necessario? Davvero dobbiamo fare tutta questa fatica per essere felici?
Il Vangelo di questa domenica ci presenta l'inizio del lungo discorso della montagna, Gesù insegna alle folle e inizia con un elenco: le beatitudini.
Le conosciamo bene ma forse non le abbiamo mai capite fino in fondo. Per nove volte Gesù dice "Beati"... ma cos'è la beatitudine? Abituati come siamo a inseguire la felicità non sappiamo riconoscere qualcosa di molto più grande.
La beatitudine è molto più della felicità perché questa dura poco e prima o poi finisce, quella, invece, è continua, stabile. Il beato è colui che gioisce dal profondo del cuore di una gioia limpida, piena, autentica che dà pace e serenità, che non viene scalfita nemmeno dalle difficoltà e dalle sofferenze della vita. A differenza della felicità, la beatitudine non va cercata e inseguita ma riconosciuta e accolta. La beatitudine è un dono speciale del Signore, il dono che fa a tutti coloro che lo accolgono veramente nella loro vita, che scelgono di fidarsi completamente di lui, di lasciarsi guidare dal suo Spirito. Accogliere il Signore Gesù, vivere realmente e integralmente la sua chiamata alla vita nuova ci apre gli occhi, ci rende capaci di vedere quello che prima non riuscivamo a percepire, diventiamo capaci di contemplare la nostra vita non più nella finitezza di questo mondo ma nella prospettiva della vita eterna.
Le beatitudini che Gesù enumera sono condizioni, sono stati dell'animo, non momenti transitori ma stabili e permanenti, sono modi di essere, scelte radicali di vita. I poveri in spirito, coloro che sopportano le sofferenze, i miti, gli affamati di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati e i giusti, sono persone che hanno scelto di vivere la verità della loro vita, che hanno compreso che purezza, mitezza, misericordia, giustizia sono le caratteristiche di chi ama davvero in modo autentico e pieno. Quando accogliamo il Signore Gesù nella nostra vita comprendiamo che anche noi siamo fatti per amare donandoci completamente e che solo così possiamo vivere la gioia vera, la beatitudine.

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