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sabato 4 febbraio 2017

Il gusto della vita - Riflessione sul Vangelo di domenica 5 febbraio 2017

Ci sono tante caratteristiche per cui noi italiani siamo famosi nel mondo, una di queste è sicuramente la nostra abitudine alla buona cucina. Se vi è mai capitato di visitare un supermercato in un Paese straniero avrete notato la grande quantità di cibi precotti, pronti in pochi minuti di microonde. Da qualche tempo alcuni di questi prodotti hanno fatto capolino anche sugli scaffali dei nostri supermercati ma con poco successo. Siamo abituati troppo bene, ben conosciamo i gusti degli alimenti genuini e fatti in casa e diffidiamo di tutto ciò che è preconfezionato, le nostre papille gustative sono sensibili a conservanti e coloranti e additivi vari e non si lasciano ingannare facilmente. Per la maggior parte di noi, almeno, il cibo deve avere un buon sapore, nutrirsi non può essere solo una necessità, deve essere uno dei piaceri della vita. Ad ogni alimento deve corrispondere il suo sapore, altrimenti a che serve?
Nella pagina di Vangelo di questa domenica Gesù ci dice che siamo il sale della terra e se il sale perdesse il suo sapore non servirebbe più a nulla. Dunque noi, suoi discepoli, abbiamo il compito di dare sapore alla nostra società, al nostro mondo, così come il sale esalta i sapore delle pietanze. Ciò che rende saporita la vita, che la rende gustosa, piacevole non sono le soddisfazioni di questo mondo, non il successo né la ricchezza, questi, come gli aromi artificiali danno un gusto di conservante, di finto alla vita. L'amore, invece, è ciò che dà buon sapore alla vita, è ciò che la rende piacevole, appetibile, gustosa. Se la nostra vita è colma d'amore saprà anche dare un buon sapore alla vita delle persone che abbiamo accanto.
Dobbiamo dunque farci una domanda: che gusto ha la mia vita? Ha un sapore genuino, di cibo preparato in casa con amore o sa di cibo precotto e riscaldato al microonde?
Fuor di metafora: la mia vita è colma di soddisfazioni artificiali e illusorie o di amore vero?
Tra i grandi mali della nostra società ci sono la solitudine, l'abbandono, la depressione: vite insipide, scialbe, che non hanno alcuna attrattiva. Tante persone vivono accontentandosi di vite senza sapore o, peggio, in cui il sapore è dato dalle illusioni del mondo. Noi cristiani, noi che abbiamo sperimentato l'amore di Dio per noi, che ne abbiamo gustato il sapore autentico, intenso, pieno abbiamo il dovere di dare sapore alla vita dei nostri fratelli. Non un dovere che deriva da un contratto ma un dovere d'amore. Iniziamo quindi a compiere gesti d'amore, di gratuità, che portino gioia, conforto, sostegno a chi vive accanto a noi. Le nostre opere buone possano essere non tanto un esempio da seguire ma uno stimolo a cercare l'incontro con il Signore Gesù, l'unico che dà sapore alla nostra vita.
Facciamo in modo che chi ci sta accanto venga a chiederci il segreto della nostra gioia, della nostra generosità, del nostro amore perché ha intuito che la nostra vita è gustosa, bella, gioiosa, piena. I santi hanno fatto così, non hanno mai dovuto costringere nessuno, hanno semplicemente vissuto a pieno la loro fede, la loro comunione con Dio in ogni gesto, in ogni parola, in ogni azione e chi stava loro accanto, incuriosito dal buon sapore di una vita spesa per amore degli altri, ha chiesto di poter incontrare colui che è la fonte di questo buon sapore: il Signore Gesù.

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