La Parola di Dio di questa domenica ci presenta due cuori: il cuore di Dio e il cuore dell'uomo.
C'è il cuore di Dio che è amore, che si prende cura delle sue creature, che non vuole che l'uomo resti solo, per questo crea gli animali e, da ultimo, crea la donna "perché l'uomo abbia un aiuto che gli sia simile". Il cuore di Dio è un cuore che ama e che insegna ad amare perché è l'amore la linfa della nostra vita, senza amore non si può vivere.
Poi c'è il cuore dell'uomo, un cuore inaridito come il terreno del deserto, secco, screpolato, sterile, duro. Ogni giorno ognuno di noi affronta difficoltà, problemi, dolori e fatiche che, come il forte sole del deserto, lo inaridiscono e induriscono. Proprio come un terreno secco diventa impermeabile all'acqua, il nostro cuore diventa incapace di accogliere l'amore che è ciò che ci rende fecondi, capaci di donarci e capaci di gioire. Tutto questo non avviene in due giorni, ha tempi molto più lunghi, l'inaridimento del cuore è molto graduale, tanto che spesso non ce ne accorgiamo se non quando è già molto tardi, quando abbiamo smesso di voler bene alle persone che abbiamo accanto, quando ci siamo chiusi in noi stessi, convinti che nessuno possa comprenderci e condividere le nostre sofferenze, quando ormai ci sentiamo soli.
Chi ha il cuore indurito, incapace di amare, è anche incapace di riconoscere il disegno d'amore di Dio, di capire il proprio compito, lo scopo della propria vita, comincia a pensare di essere inutile, di non valere gran ché lasciando campo libero alla tristezza e allo scoraggiamento. Qualcuno tenta di reagire con un impegno maggiore per auto affermarsi ma questo fa solo crescere l'arroganza, la superbia e l'egoismo che chiudono ancora di più in se stessi.
Gesù sa bene quanto possa essere ostinato e sterile un cuore duro, quanto possa essere cieco, incapace di contemplare la bellezza dell'amore di Dio, di lasciarsene conquistare per viverlo pienamente, ad iniziare proprio dalle relazioni più importanti e intime. Sa che un cuore duro cercherà di farsi norme e leggi a proprio uso e consumo, per potersi giustificare, per poter dire di essere in regola, per poter mettere a tacere la coscienza, senza per altro riuscirci davvero. È questa la condizione dei farisei che chiedono a Gesù se sia lecito ripudiare la propria moglie come la Legge di Mosè concedeva.
Ancora una volta, Gesù non risponde direttamente alla domanda ma riporta lo sguardo sul disegno di Dio, sul suo amore, su ciò che è il nostro bene, su ciò che è la verità della nostra vita.
Non siamo venuti al mondo per caso, per fare quello che ci va di fare, siamo venuti al mondo per amare, per donarci, per spendere la nostra vita a servizio degli altri e se non viviamo così, viviamo male.
Gesù non ci abbandona nell'aridità del nostro cuore, ci indica la strada per farlo rifiorire, per renderlo accogliente, nuovamente capace di amare: amare come fanno i bambini, con gratuità e innocenza.
Ci insegna che l'amore vero non è quello che prende ma quello che dona, se vogliamo essere veramente felici non dobbiamo pretendere che gli altri facciano quello che vogliamo noi ma dobbiamo essere noi a donare la vita per loro. Se questo ci fa fatica, se proviamo un moto di ribellione nel pensare di doverci donare a chi abbiamo accanto è perché nel nostro cuore è già in atto un processo di desertificazione, si sta indurendo perché non lo abbiamo irrorato a sufficienza di amore di Dio. Prendiamoci un po' di tempo nella nostra giornata, tutti possiamo ritagliarci qualche decina di minuti per metterci davanti a Dio, presentargli le nostre sofferenze, le nostre ferite, le nostre preoccupazioni. Lasciamoci amare da Lui, lasciamoci consolare, lasciamoci irrigare il cuore del suo amore. Possiamo leggere un salmo, un brano del Vangelo, possiamo pregare una decina del rosario, possiamo ripetere una preghiera a cui siamo affezionati fin da bambini, tanti possono essere i modi con cui metterci davanti a Dio. L'importante è lasciarci amare da Lui, permettergli di trasformare il nostro cuore, di renderlo nuovamente fecondo, ancora capace di donarsi ai fratelli con la semplicità e la spontaneità dei bambini.
Ne vale la pena? Sono convinto di sì e lo sono anche tutti i santi che, con la loro vita ci dimostrano che la durezza di cuore non ha mai portato la felicità a nessuno, lasciarsi, invece, irrigare dall'amore di Dio dona gioia vera.
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