La Quaresima ci viene descritta come il tempo della penitenza, dell'accusa dei peccati, del digiuno, della mortificazione... e noi riassumiamo tutto questo in una parola: tristezza. Se potessimo ne faremmo a meno ma ci rassegniamo un po' come se fosse un prezzo da pagare per celebrare poi Pasqua: se voglio essere felice dopo devo un po' soffrire ora.
Ecco che viene fuori questo pensiero distorto che ci fa pensare che Dio ci faccia pagare le grazie e la gioia che ci dà con la sofferenza e la mortificazione. Nulla di più lontano dalla gratuità dell'amore di Dio!
La Quaresima non è assolutamente il tempo della tristezza, è il tempo della tenerezza!
È il tempo della tenerezza perché Dio ci invita a stare un po' di più con Lui, a incontrarlo più spesso, a riconoscerlo presente nella nostra vita più di quanto facciamo di solito.
Questo Tempo della Chiesa si apre con la pagina del Vangelo di Matteo in cui Gesù indica tre "opere": l'elemosina, la preghiera e il digiuno. Non si tratta di tre esercizi, di tre prove di sopravvivenza, di tre sforzi da compiere per dimostrare la nostra eroicità cristiana! Sono tre modi per entrare nell'intimità con il Padre.
L'elemosina, che in greco significa misericordia, è mettere il nostro cuore vicino al cuore del fratello che è nel bisogno e scoprire così l'amore del Padre che ci ha donati l'uno all'altro perché non ci sentissimo soli e abbandonati. Sì, perché non è solo il povero che ha bisogno di me ma sono anche io che ho bisogno del povero, non per potermi vantare di aver fatto delle buone azioni, ma perché io possa uscire dal mio egoismo e impari ad aprire il cuore all'altro e così non mi senta più solo.
La preghiera è l'abbandono in Dio, nel suo amore, è il mio "sì" all'amore del Padre che mi vuole suo figlio, che desidera farmi comprendere quanto mi ama, che mi fa percepire la sua tenerezza per me. Abbiamo tutti tanto bisogno dell'intimità con Dio perché Lui solo ci dona pace, mette ordine nella nostra vita, ci guida attraverso le difficoltà di ogni giorno, ci consola e ci conforta.
Il digiuno, che Gesù mette come terzo elemento, non è un esercizio di stoico ascetismo ma è la conseguenza dei primi due: se voglio vivere la condivisione con il fratello e l'intimità con Dio dovrò rinunciare a ciò che mi appesantisce, che mi distrae, che mi fa rinchiudere in me stesso, che mi incatena alle mie dipendenze, piccole o grandi che siano.
Il Tempo che abbiamo davanti è prezioso e importante per entrare nell'intimità con il Padre, proviamo per una volta a fidarci di quello che la Chiesa ci propone a partire da duemila anni di esperienza, evitiamo di bollare come antiquato, superato o troppo difficile il percorso quaresimale.
Permettiamo a Dio di parlare al nostro cuore e di riempirci del suo amore.
Solo se entreremo in questa intimità e sperimenteremo la tenerezza del Padre potremo comprendere il dono immenso della Pasqua, altrimenti sarà un'altra festa come tante altre che lasciano il tempo che trovano.
Il Signore ci ama e ci salva, apriamogli il cuore e lasciamoglielo colmare della sua gioia.
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