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sabato 7 dicembre 2013

Maria, insegnaci ad attendere il Signore - Riflessioni sul Vangelo di domenica 8 dicembre 2013

L'Avvento è il tempo dell'attesa e nessuno meglio di Maria può insegnarci come ci si prepara all'incontro con il Signore Gesù, lasciamoci guidare attraverso quattro parole.
Ascolto. Maria ascolta Dio, accoglie la sua Parola portata dall'angelo. L'ascolto di Maria è un ascolto vero, pieno, attento, libero da pregiudizi, attese, preconcetti, supposizioni, così diventa meraviglia, sorpresa, gioia piena. Maria si lascia riempire dalla Parola di Dio, dal suo amore e si stupisce che Dio abbia potuto guardare proprio a lei.
 Il nostro modo di ascoltare Dio è, invece, spesso distratto, ascoltiamo con le orecchie ma dimentichiamo subito quanto sentito. Altre volte pretendiamo che risponda alle nostre richieste perché pensiamo di sapere meglio di Lui di cosa abbiamo bisogno, oppure pensiamo di sapere già cosa abbia da dirci, da chiederci, da proporci.
Eccomi. Maria risponde prontamente, subito, senza esitare "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola". Maria non si ferma a riflettere, non dice a Gabriele "aspetta, fammici pensare un po'!" Risponde subito, anzi chiede anche cosa debba fare perché possa avvenire ciò che è stato annunciato, non valuta se la proposta le convenga, se sia vantaggiosa, comoda, utile.
Quanta difficoltà abbiamo invece noi a dire il nostro "Sì" a Dio, pretendiamo di conoscere i dettagli, vogliamo accertarci che non ci andiamo a perdere, che quello che ci sta chiedendo sia davvero vantaggioso. E così, il più delle volte preferiamo le nostre misere e fragili sicurezze alla sua volontà che ci appare azzardata e per nulla sicura.
Fiducia. Maria dice subito il suo "Eccomi" perché si fida di Dio più che di se stessa, la sua fiducia è vera, concreta, reale, non ha bisogno di rassicurazioni, non chiede segni, non pretende prove, sa che Dio non le chiederebbe mai nulla di male, ma, al contrario, che qualunque cosa le stia proponendo, fosse anche la più assurda, è per il suo bene e per il bene di ogni uomo della storia.
Quanto è difficile per noi fidarci di Dio, abbandonarci alla sua volontà, decidere di credere veramente a Lui. Rimane ancora in noi il sospetto che possa ingannarci per cui preferiamo fidarci di noi stessi, delle nostre fragili forze, anche se siamo caduti molte volte, delle nostre scarse conoscenze, anche se spesso abbiamo sbagliato, dei nostri desideri, anche se spesso si sono dimostrati falsi. Così facendo ripetiamo ogni giorno quella scelta di ribellione e chiusura a Dio che la Genesi descrive con il racconto del peccato originale e noi, come Adamo ed Eva, ci diventiamo incapaci di una vera relazione d'amore con Dio
Umiltà. Maria si fida di Dio perché sa riconoscersi bisognosa di Lui, sa che da sola non può nulla, che senza Dio non è nulla, sceglie la via dell'umiltà, si svuota completamente di se stessa, del suo amor proprio e così lascia spazio a Dio che la può riempire del suo amore.
Oggi "umiltà" è quasi una parolaccia, non ne vogliamo sentire parlare: una persona di successo deve essere spavalda e sicura di sé, "non deve chiedere mai" diceva una pubblicità di alcuni anni fa. Ma tutta questa sicurezza e spavalderia è una maschera che nasconde la paura delle nostre debolezze, delle nostre fragilità e delle nostre ferite. Abbiamo paura di soffrire, di non essere accettati, di non essere amati se ci presentiamo per quello che siamo perciò lasciamo che sia la nostra superbia a guidarci la quale ci porta a fare scelte di cui poi ci pentiamo perché invece di risolverci i problemi ce ne hanno creati dei nuovi.
Quanta differenza tra Maria e noi! Se ci riflettiamo bene capiamo che davvero l'unica via per una relazione vera con Dio è quella tracciata da Maria, la via della fiducia piena, eppure a noi sembra tanto difficile, vorremmo ma nello stesso tempo sappiamo di non farcela.
Per un verso è vero, se pretendiamo di fare tutto da soli non ci riusciremo mai, ci scoraggeremo e ci accontenteremo di una vita scialba e di una relazione con Dio da "cristiani della domenica". Gesù conosce bene le nostre fragilità e sa quanto sia difficile per noi imparare a fidarci di Lui, per questo non ci lascia da soli, ci sostiene, ci dona la sua grazia, la sua forza, perché ci ama così come siamo e ci preferisce fragili e deboli ma sinceri piuttosto che mascherati da perfetti e infallibili.
Per poter accogliere tutto questo, per poter sperimentare che non è solo una bella favola ma la realtà della nostra vita, dobbiamo percorrere la via dell'umiltà, svuotarci di tutte le nostre sicurezze e dire anche noi, ogni giorno, il nostro "Eccomi" al Signore. Un "Eccomi" detto non con le labbra ma con tutta la nostra vita, il Signore non chiama tutti ad andare missionari dall'altro capo del mondo, alla maggior parte di noi chiede di compiere la sua volontà d'amore lì dove siamo, in famiglia, al lavoro o a scuola, con gli amici o i vicini di casa e diventare collaboratori della sua salvezza, fragili e incapaci ma amati da Lui di un amore tenerissimo.

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