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sabato 22 ottobre 2016

La misericordia che ci rende giusti - Riflessione sul Vangelo di domenica 23 ottobre 2016

Se la nostra epoca storica dovesse prendere il nome da ciò che impazza in televisione questa sarebbe l'era dei Talent Show: spettacoli nei quali persone comuni tentano di diventare cantanti affermati, stelle dello spettacolo o cuochi famosi. I veri protagonisti di questi programmi sono però i giudici che decretano chi possa continuare la gara nella puntata successiva e chi invece debba tornarsene a casa col proprio sogno infranto. Accanto ai giudici ufficiali ci sono poi decine di migliaia di "giudici ufficiosi", i telespettatori che tramite i social network esprimono i loro giudizi su giudici e giudicati. Il vero motivo di tanto successo, infatti, non è la possibilità di diventare famosi data a pochissimi ma la possibilità per tutti gli altri di esprimere il proprio giudizio, spesso molto feroce e quasi sempre incompetente.
Ci piace tanto giudicare! Nessuno ama essere giudicato eppure nessuno di noi può fare a meno di giudicare gli altri. Ci troviamo così tutti imprigionati in una spirale di giudizio: veniamo giudicati per ciò giudichiamo, gli altri si sentono giudicati da noi e ci giudicano a loro volta. Perché allora continuiamo a farlo?
Per ciascuno di noi il giudizio è un'arma di difesa, più o meno inconsciamente ci pensiamo inferiori per qualcosa a chi abbiamo accanto, il giudizio, la critica, il disprezzo, diventano così un modo per abbassare l'altro al nostro stesso livello. Metterne in luce i difetti lo rende meno perfetto quindi più sostenibile.
A volte ci difendiamo convincendoci che il nostro non è un giudizio ma la constatazione di oggettivi errori, limiti, difetti, peccati della persona che ci è accanto. Ma cosa sappiamo davvero di chi ci sta accanto? Fosse anche la persona che meglio conosciamo, non siamo sicuramente nel suo cuore, non abbiamo vissuto la sua vita, non abbiamo idea di quali eventi abbia affrontato, quali ferite possano aver lasciato nel suo cuore, ferite che lo fanno soffrire, che quasi gli impediscono di reagire come vorrebbe a determinate situazioni. Siamo in grado di vedere solo la superficie di chi abbiamo davanti, mai quello che è nel profondo del suo cuore. Per questo solo Dio può giudicare, lui solo, infatti, conosce le profondità del  nostro cuore.
La pagina di Vangelo di questa domenica ci riporta una parabola che Gesù racconta "per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri". Un fariseo prega nel tempio "tra sé", non ha bisogno di Dio, basta a se stesso, il Signore è solo chiamato a fare da notaio, a registrare la sua buona condotta e, per dimostrare ancora meglio di essere davvero un'ottima persona, si paragona al pubblicano, peccatore, rifiuto della società. Il pubblicano, invece si limita a riconoscersi peccatore e ad invocare la misericordia di Dio. Sa bene di aver fatto scelte sbagliate, di aver peccato, sa di non aver diritto al perdono perciò si affida alla misericordia di Dio. Soprattutto non guarda agli altri, non cerca di trovare qualcuno peggiore di lui con cui raffrontarsi e poter dire "però io sono migliore di questo". Sarà proprio il pubblicano, con la sua umile ammissione di colpa, a ricevere la misericordia di Dio, ad essere reso giusto, ad essere, cioè, reso simile a Dio.
Spezziamo la spirale del giudizio, smettiamo di giudicare gli altri, di cercare di apparire migliori di quello che siamo. Impariamo anche noi a riconoscere umilmente, davanti a Dio, che senza di Lui non siamo nulla, la nostra vita è vuota e senza senso. Impariamo a riconoscere con umiltà i nostri errori, i nostri peccati, accostiamoci alla Riconciliazione con fiducia, è il dono della misericordia del Padre per noi, lì ci rende giusti come ha fatto col pubblicano del Vangelo.
Non permettiamo nemmeno che i giudizi degli altri possano influenzarci, possano scoraggiarci o addirittura bloccarci. Se qualcuno ci critica prima cerchiamo di capire se non abbia ragione, se davvero ci stia aiutando a riconoscere un nostro errore, se è così correggiamoci e rendiamo grazie a Dio di averci mandato un fratello ad aiutarci. Se invece la critica è ingiustificata ricordiamoci che la nostra vita vale il Sangue di Cristo versato per dono d'amore per ciascuno di noi! Chiediamo a Signore che ci insegni a non giudicare ma a guardare tutti con la stessa misericordia con cui Egli guarda a noi.

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