Siamo quasi alla fine di questo Giubileo della Misericordia, abbiamo trascorso un anno a raccontare, meditare, contemplare la misericordia di Dio. A ben guardare però forse dovremmo prolungarlo per un'altra cinquantina d'anni! Sì, perché nel corso di questo anno speciale mi è sorta una domanda: perché così tanta gente pensa che Dio sia un giudice severo e intransigente che non vede l'ora di condannare tutti? È vero che in buona parte la colpa di questa idea è di noi preti, per tanto tempo troppo impegnati a condannare il peccato senza curarci abbastanza del peccatore, anzi arrivando a identificare l'uno con l'altro. Andare alla ricerca di colpevoli però non serve a molto. Penso sia più utile concentrarci sull'amore misericordioso di Dio, l'unico che può rettificare queste idee così distorte.
In realtà basterebbe rileggere il Vangelo con un minimo, ma proprio un minimo, di attenzione e cercando di mettere da parte le nostre rigide e spietate convinzioni per renderci conto che a Gesù di condannare e disprezzare un peccatore non gli è proprio mai passato nemmeno per l'anticamera del cervello, non gli ha mai nemmeno fatto la predica! Se c'è una cosa che Gesù ha sempre fatto è sempre stato l'esatto contrario: Gesù ha sempre amato i peccatori, ha mangiato con loro, li ha accolti, li ha perdonati.
Il Vangelo di questa domenica è emblematico: Gesù incontra Zaccheo. Luca, per non lasciare adito a dubbi, ci informa chiaramente che Zaccheo era capo dei pubblicani e ricco, a un ebreo dei tempi di Gesù non serviva altro per capire che tale ricchezza non era certo frutto di abilità imprenditoriali ma di furto ed estorsione a quanti erano tenuti a pagare le tasse ai romani. Zaccheo, dunque, era un peccatore della peggior specie, sente però parlare di Gesù e, come tutti noi, è curioso di vederlo. Essendo basso ed essendoci molta folla, Zaccheo sale su un albero convinto di avere una visuale migliore. Non ci pensa nemmeno a incontrare Gesù faccia a faccia, un rabbì non si mischia certo con persone del suo tipo. Giunto però sotto l'albero Gesù alza lo sguardo e...
Noi che avremmo fatto al posto di Gesù? Probabilmente gli avremmo detto "Vergognati! Tu rubi ai tuoi fratelli! Venduto al nemico!" o qualcosa del genere, andandocene poi con ostentato sdegno.
Gesù invece alza lo sguardo e dice a Zaccheo "Scendi che vengo a mangiare da te!". Ora, ricordiamo che per gli ebrei mangiare alla stessa tavola era sinonimo di condivisione di vita, Gesù quindi sceglie di condividere la sua vita con un peccatore della peggior specie. Zaccheo non crede alle sue orecchie! Il maestro che vuole fermarsi da lui! Ma allora forse c'è speranza anche per un peccatore come lui, forse non è detta l'ultima parola, forse l'ultima parola non è condanna ma misericordia. Zaccheo scende in fretta e colmo di gioia accoglie Gesù in casa sua. Gesù non si mette a fargli la ramanzina, semplicemente si siede a tavola e mangia con gli altri, se avesse fatto un discorso sull'onestà, sulla rettitudine o sul pentimento sicuramente l'Evangelista ce lo avrebbe riportato. Eppure Zaccheo sceglie di convertirsi, di dare la metà delle sue ricchezze ai poveri e di restituire quattro volte tanto quanto rubato. Zaccheo non si converte perché ha ascoltato una predica ma perché è stato amato. Non sono le parole, i giudizi, le regole che ci convertono ma l'amore di Dio, la sua misericordia per ogni uomo, per ogni peccatore.
Quando nella vita ci troviamo nella condizione di Zaccheo, quando pensiamo di aver sbagliato troppo, quando pensiamo che non c'è alcuna speranza per noi, cerchiamo lo sguardo di Gesù, lasciamoci amare da lui, accogliamolo in casa nostra, nella nostra vita, affinché porti, anche a noi la salvezza.
Se invece pensiamo di essere più bravi degli altri, più giusti e corretti e sentiamo in noi l'irrefrenabile bisogno di giudicare, criticare, condannare, quando non possiamo fare a meno di fare una ramanzina al fratello che ha peccato, ricordiamoci che Gesù non lo ha mai fatto e non lo farebbe nemmeno con chi abbiamo davanti. Scegliamo invece di amare chi ha peccato e attraverso il nostro amore sarà l'amore del Signore ad agire e a convertire anche il cuore più ostinato.
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