In realtà basterebbe rileggere il Vangelo con un minimo, ma proprio un minimo, di attenzione e cercando di mettere da parte le nostre rigide e spietate convinzioni per renderci conto che a Gesù di condannare e disprezzare un peccatore non gli è proprio mai passato nemmeno per l'anticamera del cervello, non gli ha mai nemmeno fatto la predica! Se c'è una cosa che Gesù ha sempre fatto è sempre stato l'esatto contrario: Gesù ha sempre amato i peccatori, ha mangiato con loro, li ha accolti, li ha perdonati.

Noi che avremmo fatto al posto di Gesù? Probabilmente gli avremmo detto "Vergognati! Tu rubi ai tuoi fratelli! Venduto al nemico!" o qualcosa del genere, andandocene poi con ostentato sdegno.
Gesù invece alza lo sguardo e dice a Zaccheo "Scendi che vengo a mangiare da te!". Ora, ricordiamo che per gli ebrei mangiare alla stessa tavola era sinonimo di condivisione di vita, Gesù quindi sceglie di condividere la sua vita con un peccatore della peggior specie. Zaccheo non crede alle sue orecchie! Il maestro che vuole fermarsi da lui! Ma allora forse c'è speranza anche per un peccatore come lui, forse non è detta l'ultima parola, forse l'ultima parola non è condanna ma misericordia. Zaccheo scende in fretta e colmo di gioia accoglie Gesù in casa sua. Gesù non si mette a fargli la ramanzina, semplicemente si siede a tavola e mangia con gli altri, se avesse fatto un discorso sull'onestà, sulla rettitudine o sul pentimento sicuramente l'Evangelista ce lo avrebbe riportato. Eppure Zaccheo sceglie di convertirsi, di dare la metà delle sue ricchezze ai poveri e di restituire quattro volte tanto quanto rubato. Zaccheo non si converte perché ha ascoltato una predica ma perché è stato amato. Non sono le parole, i giudizi, le regole che ci convertono ma l'amore di Dio, la sua misericordia per ogni uomo, per ogni peccatore.
Quando nella vita ci troviamo nella condizione di Zaccheo, quando pensiamo di aver sbagliato troppo, quando pensiamo che non c'è alcuna speranza per noi, cerchiamo lo sguardo di Gesù, lasciamoci amare da lui, accogliamolo in casa nostra, nella nostra vita, affinché porti, anche a noi la salvezza.
Se invece pensiamo di essere più bravi degli altri, più giusti e corretti e sentiamo in noi l'irrefrenabile bisogno di giudicare, criticare, condannare, quando non possiamo fare a meno di fare una ramanzina al fratello che ha peccato, ricordiamoci che Gesù non lo ha mai fatto e non lo farebbe nemmeno con chi abbiamo davanti. Scegliamo invece di amare chi ha peccato e attraverso il nostro amore sarà l'amore del Signore ad agire e a convertire anche il cuore più ostinato.