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sabato 10 settembre 2016

Misericordiosi come il Padre - Riflessione sul Vangelo di domenica 11 settembre 2016

Quando, poco più di un anno fa, Papa Francesco ha iniziato a parlare di Giubileo della Misericordia, alcuni hanno cominciato subito a chiedersi se fosse davvero così necessario, se servisse veramente fermarsi per un intero anno a meditare sulla misericordia di Dio.
Io penso che basti guardarsi intorno, sfogliare i giornali, ascoltare le notizie o anche solo fare la fila alla posta o al supermercato, per capire che la nostra società, che tutti noi abbiamo bisogno di misericordia. Abbiamo bisogno di scoprirci "misericordiati" (come dice il Papa) e abbiamo bisogno di imparare ad avere misericordia.
Il Vangelo di questa domenica è un concentrato di misericordia, è il capitolo del Vangelo di Luca che raccoglie le tre parabole della misericordia: la pecora smarrita, la moneta perduta, il figlio prodigo. Tutte parabole che conosciamo benissimo, che abbiamo ascoltato molte volte, che forse sappiamo anche a memoria. ma che, come una gemma preziosissima, ci svelano continuamente nuove sfumature, continuano ad essere strumento prezioso con cui il Signore parla alla nostra vita.
Papa Francesco ha voluto dare a questo Giubileo della Misericordia un motto "Misericordiosi come il Padre" dobbiamo cioè imparare dal Padre ad essere misericordiosi. Soffermiamo dunque la nostra attenzione proprio sugli atteggiamenti del Padre che Gesù mette in luce con queste tre parabole.
A me colpiscono due aspetti. Innanzi tutto il Padre non è fermo, statico, non resta in attesa del nostro ritorno, è lui a muoversi, a cercarci, a venirci incontro. Il pastore si mette in cerca della pecora smarrita, la donna spazza la casa, il padre corre incontro al figlio prodigo che ritorna. Dio non si dà mai per vinto, non si rassegna mai quando ci siamo allontanati da lui, continua a cercarci, a venirci incontro, a desiderare con tutto se stesso di poterci riabbracciare. Non ci rimprovera, non ci sgrida, non ci fa la ramanzina, anzi ci carica sulle sue spalle, si prende cura di noi, ci ridona dignità, pace, serenità.
Ci sono tante persone che vivono schiacciate da sensi di colpa, magari perché nella vita hanno commesso errori, hanno fatto peccati gravi, di cui si vergognano e di cui non sanno trovare la forza di perdonarsi. Capita che vengano a celebrare la Riconciliazione e vogliano confessare per l'ennesima volta quel peccato così doloroso. Non è il perdono di Dio che cercano ma il proprio. In fondo al cuore sanno che veramente Dio le ha già perdonate ma sono loro a non saper perdonare se stesse.
In queste tre parabole non c'è il minimo accenno a un qualunque tipo di rimprovero, di accusa, perché Dio non rimprovera né accusa, Dio accoglie e fa festa.
Ecco il secondo grande elemento: la gioia, la festa. Dio è felice quando può perdonarci, quando ci lasciamo trovare, quando ci lasciamo abbracciare e coccolare da lui. Fa festa, una festa per noi, una festa in cui la nostra vita così segnata dal male e dal peccato, così schiacciata dal dolore e dalla colpa, può finalmente tornare a gioire, ad essere così come era stata pensata. Essere "misericordiati"è esattamente questo.
Dobbiamo poi imparare anche noi ad essere misericordiosi, lasciamo da parte le accuse, i giudizi, le critiche, così spesso inquinate da invidia, risentimento, vendetta. Quando qualcuno ci fa del male, prima di reagire cerchiamo di avere compassione, prima di allontanare cerchiamo di accogliere, prima di rispondere con la stessa moneta cerchiamo di perdonare, sempre e comunque, anche quando l'altro non è pentito, anche quando sembra ostinarsi nel male.
Chiediamo al Signore che renda il nostro cuore desideroso di misericordia, ricevuta e donata, senza condizioni, senza paure. Forse potrebbe sembrare un atteggiamento da perdenti, da chi si tira indietro, no, è essere misericordiosi come il Padre e provare così la sua stessa gioia.

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