Basta prendere qualche volta l'autobus o andare in posta a pagare una bolletta e ci si accorge che tanta gente oggi è arrabbiata, nervosa, triste. Tutti sono impazienti e hanno fretta, fretta di vedere realizzati i propri desideri per riuscire a provare un po' di felicità e soddisfazione perché il tempo stringe. La maggior parte di noi vive di corsa, nella continua ricerca di uno scampolo di felicità, prima che, inesorabile, arrivi la conclusione di questa vita: la morte.
Ma, Cristo è risorto! La morte è vinta! Non ha più potere su di noi!
Questo è il grande annuncio che anche oggi, dopo duemila anni, la Chiesa fa risuonare nel mondo intero! È Pasqua! È ora di passare da questo mondo stretto, buio e triste, alla vita eterna che il Signore Gesù ci dona!
Anche per noi, come per le donne e i discepoli, non è facile comprendere cosa significhi che Cristo è risorto, lo possiamo comprendere solo scegliendo di credere, solo decidendo di fidarci. Nella nostra epoca è molto difficile fidarci, ormai crediamo solo a quello che è misurabile, che è sperimentabile, tangibile e inoppugnabile. Ma se la realtà fosse solo quello che posso toccare e vedere sarebbe una realtà stretta e soffocante, noiosa e scontata, con un'unica inesorabile e tragica conclusione: la morte!
Non so a voi, ma a me l'idea di una realtà così fatta, di una vita destinata alla tomba, proprio non mi piace.
Scelgo, allora, di fidarmi di quanto mi hanno raccontato altri che, come me, non si sono rassegnati all'idea della morte, scelgo di ascoltare la loro testimonianza e di accogliere quanto mi racconta la Scrittura. Certo, per farlo devo compiere un passo molto difficile: ammettere che non ho ragione solo io, che la realtà possa essere più grande di quella che immagino, che possa esistere qualcosa che la scienza e la tecnica moderne non possono misurare e dimostrare. Per altro se guardo bene alla mia vita vi trovo una parte che non è scientificamente spiegabile e dimostrabile: l'amore. Ed è proprio l'amore la via per incontrare il Signore Gesù. Scelgo, quindi, di percorrere questa via, di cercare nella mia vita tutti i segni d'amore e, come fossi Pollicino, seguirli per vedere dove mi conducono.
Scopro che tutti questi segni sono orientati, quasi fossero gli aghi di tante bussole che indicano tutti un'unico polo, un'unica sorgente dell'amore. Questa sorgente però, come ogni segno d'amore, sfugge ai nostri moderni strumenti di misurazione, sfugge anche ai nostri sensi, solo il nostro cuore può conoscerla se si lascia toccare, se si lascia inondare dall'amore che sgorga da questa sorgente.
Il nostro cuore chiuso è spesso chiuso e indurito dal dolore, dalla solitudine e dalla paura della morte così ha difficoltà a riconoscere in Dio l'unica fonte dell'amore.
Ma colui che ci ha creati per amore non ci ha abbandonati alla durezza del nostro cuore, ha scelto di farsi uomo come noi, di fare suoi il nostro dolore, la nostra solitudine, ha deciso di affrontare la morte che a noi fa così paura per aprirci le porte della vita eterna.
In cambio non ci chiede nulla, solo di fidarci di lui, di credere, cioè di desiderare di essere raggiunti dal suo amore, di lasciarci amare da lui. Ci insegnerà a riconoscerlo risorto, come lo insegnò ai discepoli duemila anni fa, e anche noi, come loro, gioiremo al vedere il Signore!
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