Pagine

sabato 7 febbraio 2015

Uno stile nuovo - Riflessione sul Vangelo di domenica 8 febbraio 2015

Provate a pensare a quante cose avete fatto nel corso della settimana che si è appena conclusa. Molte le avete fatte volentieri, altre le avete fatte perché obbligati, di qualcosa siete soddisfatti, qualcos'altro non lo rifareste. La vita di ciascuno di noi è fatta di tanti impegni, azioni, scelte, ogni giorno ci troviamo a doverci organizzare fare tutto quello che è nelle nostre responsabilità ma anche ciò che compiamo per diletto. Forse capita anche a voi, come a me, di arrivare a sera e di accorgervi di non essere riusciti a compere tutto quello che era nei nostri programmi. Ma siamo davvero sicuri che tutto quello che programmiamo sia davvero così necessario?
Anche le giornate di Gesù erano piuttosto affollate di impegni, il Vangelo di questa domenica ce ne racconta una e ci riferisce anche come Gesù ha scelto di affrontare le tante richieste che gli venivano presentate.
Appena arrivato in casa di Simone gli fanno sapere che la suocera di Simone è a letto con la febbre e, subito, Gesù la prende per mano con grande tenerezza e la fa alzare guarendola. Sul far della sera, poi, tutta la città si raduna davanti alla casa portando i malati che Gesù guarisce e libera. Al mattino si alza molto presto e si ritira in un luogo solitario per pregare, ha però l'attenzione e la delicatezza di lasciare delle tracce affinché i suoi possano trovarlo e, con loro, riparte per visitare nuovi villaggi ed annunciare il Vangelo in tutta la Galilea.
Questa pagina di Vangelo ci presenta Gesù come uomo attento alle necessità di chi ha davanti, premuroso nel prendersene cura ma anche libero da desideri di conferme e di gloria, non è mai affrettato o affannato, non è preoccupato né indeciso, sa bene cosa deve fare e dove deve andare.
E se imparassimo da Gesù a organizzare le nostre giornate?
Certo, la nostra vita è molto diversa dalla sua, ma forse possiamo imparare ad avere uno stile nel compiere tutte le nostre attività quotidiane che assomigli sempre più al suo.
Gesù, innanzi tutto, è attento a chi ha davanti, alle necessità delle persone che incontra, le sue relazioni sono semplici e dirette, nella ricerca del bene della persona. Anche noi possiamo imparare ad essere più attenti a chi abbiamo davanti, alle necessità dei fratelli che il Signore pone sul nostro cammino. Possiamo confortare un collega che vive un momento difficile, un'amica che sta affrontando una situazione dolorosa. Davanti alle fatiche e alle sofferenze degli altri la nostra prima reazione è quella di fuggire perché il dolore altrui fa male anche a noi e ci mette a disagio. Proviamo, invece, ad imparare da Gesù a farcene carico, a prendere per mano la persona che abbiamo davanti e a dirle che le siamo vicini, che comprendiamo la sua fatica e la sua sofferenza e che desideriamo esserle di conforto. Non saremo capaci di guarire dalle malattie come faceva Gesù ma, tante volte, una parola di conforto, un sorriso, anche solo restare accanto a chi soffre, è fonte di grande conforto e coraggio ad andare avanti e a non lasciarsi abbattere dal male.
La mattina presto Gesù si ritira a pregare. Che posto ha la preghiera nella nostra vita? Istintivamente ci viene da dire che non abbiamo tempo per pregare perché abbiamo così tante cose da fare! Ma fermiamoci un istante e pensiamoci bene: è davvero tutto così indispensabile? Non riusciamo a ritagliare un quarto d'ora per stare un po' con il Signore? Per ascoltare la sua Parola di salvezza?
Proviamo a dedicare il primo quarto d'ora della giornata alla preghiera, all'ascolto della Parola di Dio del giorno, lasciando che lo Spirito Santo illumini il nostro cuore, colmi della sua grazia la nostra vita, ci faccia percepire l'amore del Padre per ciascuno di noi. Se non lo abbiamo mai fatto ci sembrerà quasi impossibile riuscire a pregare la mattina presto, se però proviamo a superare questa tentazione e iniziamo a vivere la preghiera come intimità con Dio all'inizio della giornata, scopriremo presto che quel breve quarto d'ora cambia radicalmente il senso di tutta la nostra giornata. Un proverbio dice "chi ben comincia è a metà dell'opera", se la nostra giornata inizia con l'intimità con il Signore, continuerà nella luce della sua grazia.
Da ultimo Gesù rifiuta di rimanere a Cafarnao e sceglie, invece, di proseguire per i villaggi vicini, sceglie di rinunciare alla sicurezza di un luogo conosciuto dove è acclamato e ricercato per andare dove ancora nessuno lo conosce, per andare verso l'incerto, verso lo sconosciuto, per incontrare altri fratelli e portare anche a loro l'annuncio di salvezza.
Impariamo anche noi a lasciarci guidare da Dio, ad abbandonare le nostre sicurezze, a portare la gioia del Vangelo, della vita cristiana, anche a chi ancora conosciamo poco. A scuola o sul luogo di lavoro, per esempio, proviamo ad andare a conoscere chi ancora non conosciamo, non per lasciare amicizie consolidate ma per incontrare persone nuove, per offrire loro la nostra amicizia, per portare loro la nostra gioia. Anche questo, istintivamente, ci farà difficoltà perché tutti abbiamo paura di chi non conosciamo, temiamo di fare brutte figure, di lasciare le nostre sicurezze. Il Signore però ci invia a portare la sua gioia a tutti gli uomini. Non pensiamo che questo significhi dover approntare conferenze e catechesi, anche per questo basta un sorriso, una parola gentile e di conforto, un'amicizia semplice e disinteressata.
Lo stile che Gesù ci propone sembra di difficile attuazione, sembra che ci costi parecchio, che sia impegnativo e, forse, anche un po' scomodo. Se però proviamo ad iniziare a viverlo, dopo un po' di disagio iniziale, scopriremo che riempie molto più la nostra vita di quanto non facciano i tanti impegni della nostra giornata, ci insegnerà a scegliere ciò che è veramente importante, che riempie davvero la nostra vita e che le dona quella autenticità che tutti desideriamo.

Nessun commento:

Posta un commento