Se vi chiedessi quale dei cinque sensi considerate il più importante, probabilmente la maggior parte di voi mi risponderebbe la vista.
La vista è il senso che ci permette di vedere ciò che ci circonda, di conoscere, di scoprire la realtà attorno a noi o, per lo meno, ciò che ci appare, che immediatamente si presenta a noi.
A ben pensarci, però, la vista non di rado ci gioca brutti scherzi, ci sembra di vedere una cosa e poi scopriamo che la realtà è diversa, che la prima impressione non era quella giusta, che c'è più di quel che i nostri occhi hanno visto.
Pietro, Giacomo e Giovanni hanno fatto questa esperienza, quel giorno sul Tabor hanno scoperto che Gesù non era solo quello che fino a quel momento avevano visto. Conoscevano Gesù ormai da un bel po' di tempo, avevano riconosciuto in lui un maestro autorevole e un amico premuroso, avevano sperimentato la sua profonda e autentica umanità, ma quel giorno hanno potuto guardare oltre, hanno potuto vedere anche la divinità di Gesù, hanno avuto la grazia di contemplarlo vero uomo e vero Dio. Il Signore ha dato loro la possibilità di guardare oltre l'umanità, oltre l'apparenza, oltre ciò che sembrava evidente affinché potessero contemplare la sua gloria per imparare ad avere ancora più fiducia in lui ed essere pronti a seguirlo anche nei momenti più difficili.
Davanti alla manifestazione della gloria di Gesù i discepoli rimangono spaventati ma, nello stesso tempo, è per loro un'esperienza di grande bellezza tanto che non vorrebbero più andarsene. Come tutte le esperienze forti hanno avuto bisogno di tempo per comprendere, hanno dovuto continuare a seguire Gesù, hanno dovuto passare attraverso il Venerdì Santo per giungere alla mattina di Pasqua e così comprendere pienamente quanto avevano vissuto sul monte.
E noi? Noi che non eravamo sul Tabor quel giorno, noi che non abbiamo visto Gesù trasfigurato, che non abbiamo udito la voce del Padre, quale senso ha per noi questo evento? Perché ne ascoltiamo il racconto?
Noi non faremo la stessa esperienza di Pietro, Giacomo e Giovanni, ma la trasfigurazione ci insegna a guardare oltre, a non fermarci all'apparenza, alla prima vista. Possiamo imparare a dare un po' meno credito ai nostri occhi, a non fermarci solo alla realtà materiale, a ciò che possiamo toccare e vedere.
La Trasfigurazione ci dice che c'è anche altro oltre al mondo che conosciamo, una realtà di cui facciamo già parte, che è per noi: è il mondo di Dio, è la sua vita per noi, è il suo disegno d'amore e di salvezza.
Guardare oltre è, innanzi tutto, un atto di umiltà, virtù a cui siamo poco abituati, nell'ammettere che la realtà non è solo quella che percepisco, quella che ho davanti agli occhi, che vedo e controllo.
Guardare oltre è ammettere che c'è molto più di quel che vedo, che Dio resta nascosto ai miei occhi terreni ma continua ad agire e a prendersi cura di me, compiendo il suo disegno di salvezza per me.
Guardare oltre è imparare ad ascoltare la Parola del Signore Gesù, lasciarsi guidare dal suo Vangelo, lasciarsi riempire di gioia all'annuncio della liberazione dal male. Sembra paradossale ma per guardare oltre la nostra stretta realtà dobbiamo imparare ad ascoltare. Se impariamo a fidarci di Dio, della sua guida e del suo amore, smetteremo di credere possibile solo ciò a cui siamo abituati, che abbiamo progettato o previsto.
Guardare oltre è fidarsi di Dio anche davanti a situazioni che ci sembrano assurde, senza uscita, senza soluzione.
Guardare oltre è fidarsi davanti alla croce, è credere che Dio sa trarre il bene dal male, sa richiamare alla vita dalla morte.
Guardare oltre è fidarsi più del Signore che di se stessi,
La cultura in cui viviamo spesso non ci permette di guardare oltre, ci insegna che tutto è già scritto, che tutto è già determinato.
Non lasciamoci convincere, non adagiamoci, non rassegnamoci ad una vita ordinaria, stabilita, normale, monotona e noiosa.
Dio ha pensato per noi una vita straordinaria, per ciascuno di noi, non importa che età abbiamo, non importa quello che facciamo, non importa il nostro stato di salute. Qualunque sia la condizione in cui ci troviamo, qualu
nque sia la storia che gli occhi ci raccontano, c'è sempre un di più che il Signore ha preparato per noi.
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