Un vecchio proverbio dice "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi". Tralasciando, per ora, la seconda parte che affronteremo a suo tempo, ci soffermiamo sulla prima. Natale è la festa che, più di tutte le altre, si desidera trascorrere in famiglia,. anche a costo di fare lunghi viaggi o viaggi brevi ma molto trafficati!
Famiglia! Nell'anno che si sta concludendo questo vocabolo, o meglio il concetto/valore che esprime, è stato spesso discusso e dibattuto, si sono fatte sempre più pressanti le richieste di una parte della società di estendere il concetto di famiglia e di matrimonio anche a situazioni che, per lo meno da un punto di vista prettamente letterale, non lo sono. Quella stessa parte della società continua con insistenza a chiedere però anche la facilitazione del divorzio, diffondendo così l'idea che ognuno debba avere diritto di fare famiglia con chi vuole, come vuole e fin quando vuole.
Mentre questo dibattito culturale prosegue con toni spesso fastidiosi e non senza falsità, nella vita reale molte famiglie si sfasciano tra grandi sofferenze, molti giovani vorrebbero poter iniziare questa meravigliosa avventura ma la società non li favorisce, anzi sembra quasi ostacolarli, molti bambini vengono abbandonati senza che nessuno se ne possa prendere cura perché le procedure di adozione sono complicate da una burocrazia fine solo a se stessa.
In questa situazione, ha ancora senso parlare di famiglia? Sì, anzi oggi ce n'è ancora più bisogno!
La Parola di Dio di questa domenica ci presenta due famiglie, che a noi possono sembrare un po' speciali, ma che ci fanno comprendere cosa significhi essere famiglia secondo il disegno di Dio: Abramo e Sara con Isacco e Maria e Giuseppe con Gesù.
Lasciamoci guidare da queste famiglie e permettiamogli di insegnarci ad essere famiglia.
Abramo e Sara ci insegnano la fiducia in Dio, una fiducia piena e completa, un vero abbandono alla sua volontà. Si fidano così tanto di Dio da offrirgli anche quell'unico figlio, avuto miracolosamente in vecchiaia, non chiedono il perché di una richiesta così strana, sanno che Dio ha sempre un'ottima ragione per fare quello che fa. La richiesta di Dio sembra in piena contraddizione con quanto promesso ma sanno che Egli mantiene sempre le sue promesse.
Anche Maria e Giuseppe ci insegnano la fedeltà a Dio, alle sue richieste, al suo disegno, in modo, forse, più ordinario, più quotidiano. Hanno accolto un figlio decisamente speciale ma si comportano come genitori comuni, compiono con fedeltà quanto prescritto dalla Legge di Mosè e presentano Gesù al Tempio come ogni altra famiglia ebrea. Quando poi Simeone profetizza che Gesù è la "salvezza di Israele" e così anche la profetessa Anna, Maria e Giuseppe restano stupiti. Questo stupore nasce proprio dal pieno abbandono alla volontà di Dio, sanno bene chi è quel bambino eppure si lasciano stupire, non hanno fatto dei progetti o dei piani su di Lui, si lasciano guidare ogni giorno, in ogni situazione, per cui tutto ciò che riguarda il Bambino è per loro motivo di sorpresa. Maria e Giuseppe si fidano di Dio, non danno nulla per scontato, sanno bene che Dio ha un disegno che a noi è spesso incomprensibile perché siamo troppo piccoli per poterlo vedere tutto, ma sanno che è un disegno di salvezza e che ognuno di noi ha un compito preciso in questo disegno.
Impariamo da Abramo e Sara e da Maria e Giuseppe a fidarci di Dio, ad abbandonarci alla sua volontà, mettiamo da parte paure, sospetti, dubbi e incertezze, chiediamo al Signore cosa vuole dalla nostra famiglia e per la nostra famiglia. Lasciamoci sorprendere da Dio, rifiutiamo la tentazione di pensare di sapere come debbano andare le cose, di farci un nostro disegno o di pensare che la nostra vita non possa essere diversa da com'è.
Se Dio guida la nostra famiglia, affronteremo comunque difficoltà e momenti di prova, come li hanno affrontati Abramo e Sara e Maria e Giuseppe, ma sapremo che anche attraverso quelle fatiche e quei dolori Dio compirà il suo disegno di salvezza e sarà una meraviglia.
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