L'abbiamo detto tante volte, tutti noi, ogni giorno, fino all'ultimo istante di questa vita, cerchiamo una sola cosa: essere felici, e l'unica ricetta della felicità è l'amore. Non parlo dell'emozione che ti fa star bene per un po' perché risponde ai tuoi desideri del momento ma che svanisce come la neve al sole appena i desideri del momento cambiano. Parlo dell'amore vero, quello che costa impegno e fatica ma che scalda il cuore, l'amore che ti fa donare la vita per l'altro scoprendoci poi non una perdita ma un arricchimento. Tutti siamo capaci ad amare, è scritto nella nostra essenza (che ci caratterizza molto più che il DNA), ma spesso non sappiamo usare bene questa capacità, spesso amiamo in modo sbagliato. L'unico che ci può insegnare ad amare veramente è colui che è tutto amore: Dio!
Per imparare ad amare non basta una teoria, serve una pratica, non si impara ad amare leggendo un libro, si impara ad amare solo lasciandosi amare, scoprendo di essere amati e vedendo i segni dell'amore per noi impariamo, a nostra volta, ad amare. Quando si ama qualcuno c'è sempre un grande desiderio di stare insieme e di condividere la vita.
Anche Dio ha questo grande desiderio, ama ciascuno di noi e desidera stare sempre con noi, con ciascuno di noi.
Il popolo di Israele aveva compreso questo desiderio di Dio e aveva costruito un tempio a Gerusalemme affinché fosse un segno visibile, un luogo concreto in cui il Signore potesse abitare in mezzo al suo popolo eletto. Potremmo obbiettare che Dio è ben più grande di qualunque tempio l'uomo potrebbe mai costruirgli, ed è vero, ma il Tempio di Gerusalemme era un simbolo, il modo di rendere visibile questo desiderio di Dio, un luogo in cui ogni israelita avrebbe potuto riconoscere l'amore e la cura del Signore. L'amore ha bisogno di simboli, l'amore in quanto tale è invisibile ma lo possiamo comunicare con dei segni: un bacio, una carezza, un regalo. Nessuna di queste cose è l'amore ma tutte ne esprimono un aspetto.
Per Dio, però, un tempio di pietre non era ancora abbastanza vicino, cercava un'intimità maggiore, voleva poter abitare insieme ad ogni uomo in qualunque luogo del pianeta si trovasse, voleva essere sempre con ogni persona umana, con ciascuno dei suoi figli.
Questo grande desiderio del Padre lo ha realizzato il Figlio facendo sua la nostra umanità, unendola alla sua divinità, rendendo così la nostra natura umana capace di accogliere e ricevere Dio che viene ad abitare nel più intimo, nel punto più profondo del cuore. Gesù con la sua Incarnazione, la sua Morte e Resurrezione, ci ha resi tempio dello Spirito Santo che ha riversato nei nostri cuori il giorno del nostro Battesimo. Questo significa che Dio non è lontano, chissà dove, che non devo andare a cercarlo in luoghi reconditi, il Signore è sempre con me, non mi abbandona mai perché ha scelto di abitare nel mio cuore.
La luce, non la puoi chiudere in un barattolo, basta un minimo spiraglio e passa e illumina anche i luoghi più bui, l'amore è così, quando una persona ha scoperto di essere amata da Dio, di essere piena del suo amore, piena di Lui, non può tenerlo per sé, deve condividerlo con gli altri. Dio, infatti, vuole amarci in modo speciale e unico ma non individualistico, ci chiede di riversare questo suo amore sui nostri fratelli, di illuminare la loro vita con il suo amore. Per questo non solo Gesù ha trasformato ciascuno di noi in tempio del suo Santo Spirito ma ci ha uniti tutti a Sé, ha fatto di noi un popolo nuovo, la sua Chiesa. L'amore del Padre, che ci rende figli suoi, non solo ci lega a Lui ma ci unisce anche tra noi, fa di noi tutti un corpo unico.
Oggi celebriamo la dedicazione della Basilica del Santissimo Salvatore e dei santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano, Cattedrale di Roma, Madre di tutte le chiese dell'Urbe e dell'Orbe (di Roma e di tutto il mondo). Tutta la Chiesa oggi celebra l'anniversario dell'inaugurazione (il termine liturgico è appunto "dedicazione") avvenuta nel 324, ma non è il fatto storico che ci interessa maggiormente. Impariamo, invece, a riconoscere nell'edificio il simbolo della Chiesa, nelle tante pietre che la compongono il simbolo di noi tutti che la costituiamo come pietre vive.
In questi tempi la Chiesa è spesso bersagliata da molte critiche e molti giudizi, anche tanti cristiani non la comprendono o ne capiscono poco la realtà. Penso che la causa di questa incomprensione nei confronti della Chiesa sia da trovare nell'individualismo che caratterizza la nostra società e che è anche la causa principale del male oscuro che fa soffrire molti: la solitudine.
L'abitudine a pensare ognuno per sé ci porta a chiuderci agli altri, a vedere l'intera società e le sue istituzioni come uno strumento utile per i nostri bisogni e tutto questo non fa che accrescere la sensazione di essere soli.
La Chiesa ci dice esattamente il contrario! Ci dice che non siamo mai soli, che Dio ha scelto di abitare con noi, di unirci tra noi. Ci dice di non avere paura, di aprirci ai fratelli, di riconoscerli come tali, non come altri individui che cercano solo di sfruttarci ma come coloro che mi sostengono nel momento della difficoltà, che vogliono condividere con me le gioie e i dolori perché sanno, come so io, che siamo tutti amati dal Padre, che Cristo ha dato la sua vita per ciascuno di noi, che lo Spirito Santo dona vita ai nostri cuori. La Chiesa è la famiglia, è il porto sicuro, è il luogo dove posso sentirmi veramente a casa perché sono amato per quello che sono, con i miei difetti e i miei pregi. È lì che scopro di essere perdonato anche quando l'ho fatta davvero grossa, dove so che troverò sempre qualcuno pronto a darmi una mano e, se proprio non potesse aiutarmi, mi starà comunque vicino e mi darà conforto con il suo affetto. La Chiesa è l'unico luogo dove la solitudine è stata sconfitta.
Questa potrebbe sembrare una descrizione idealistica, lontana dalla realtà. No, questo è semplicemente il desiderio del Signore Gesù quando ha fondato la sua Chiesa, ora sta a noi, a ciascuno di noi, realizzare questo grande sogno, impegnarci a costruire questo grande e meraviglioso progetto di Dio che continuerà ad essere luogo dell'incontro d'amore tra il Creatore e la sua creatura.
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