Abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, abbiamo bisogno di vivere in società, di contribuire gli uni alla vita degli altri, anche i più scontrosi, riservati e misantropi non possono pensare di vivere una vita nella totale solitudine.
La nostra società ha tanti difetti, tanti problemi ed errori, i notiziari ci confermano quotidianamente che ci sono molte sofferenze, molte difficoltà, che tante persone invece di contribuire alla vita altrui si impegnano a distruggerla o semplicemente la ignorano.
L'indifferenza è il vero male della nostra società: siamo indifferenti a quello che accade a chi ci sta accanto, non ci preoccupiamo di come stia il vicino di casa, forse non ne conosciamo nemmeno il nome, non ci interessa se il nostro collega sta affrontando un momento di difficoltà o di dolore. Tutti, chi più chi meno, pensiamo a noi stessi, a risolverci i nostri problemi, a provvedere alle nostre necessità, qualche volta facciamo un po' di beneficenza perché comunque abbiamo nel cuore qualcosa che ci dice che non possiamo proprio ignorare completamente i bisogni dei più poveri ma, in fondo, è più per pacificarci la coscienza che per vero amore verso il fratello indigente.
Vivendo tutti in questa società ci troviamo inevitabilmente contagiati da questo individualismo che, piano piano, ci sta portando a vivere in questo modo anche la vita di fede. Molte persone partecipano alla Messa domenicale un po' come se partecipassero ad un concerto o una conferenza: con molta attenzione a ciò che viene detto dal sacerdote ma piuttosto indifferenti a chi è seduto accanto nello stesso banco. Proviamo a ripensare all'ultima volta che siamo stati a Messa: conoscevamo le persone che erano sedute accanto a noi o nel banco davanti o in quello dietro? Quando incontriamo per strada qualcuno che vediamo a Messa tutte le domeniche, siamo capaci di salutarlo?
Gesù ci propone qualcosa di diverso, ci chiama ad una vita in cui non c'è posto per l'individualismo, ci chiama ad una vita di comunità, ci chiama a prenderci cura gli uni degli altri, ad aiutare il fratello che sbaglia a cambiare, non con un giudizio che ha i tratti della condanna, ma con l'attenzione e la carità, ci invita a pregare gli uni per gli altri, a vivere in comunione.
La vita comunitaria è sicuramente più impegnativa e, a volte, faticosa che una vita di individualismo ma è immensamente più bella! Vivere la propria fede in una comunità, che sia la parrocchia, il movimento ecclesiale, la comunità religiosa, è scoprire di non essere degli individui ma di essere fratelli, è comprendere di non essere soli perché figli di uno stesso Padre che ci raccoglie attorno a Sé e ci invita a sostenerci a vicenda. Quanto è bello sapere di non essere soli, di avere qualcuno accanto che affronta la vita come te ma anche insieme a te, sapere che se stai vivendo un momento difficile hai accanto qualcuno che forse non te lo potrà risolvere ma che potrà aiutarti a portarne il peso.
Per vivere una vera vita di comunità sono però necessarie due cose: molto amore per i fratelli che ci faccia pensare prima a loro che a noi stessi e molta umiltà che ci faccia riconoscere i nostri limiti e difetti, questo ci metterà al riparo dal giudizio e dalla critica che sono veleni micidiali che dividono e rendono tutti infelici.
Ancora una volta sembra che il Signore ci chieda tanto ma quello che ci dona è molto di più, è questione di come vogliamo vivere la nostra fede, la scelta è nostra! Se vogliamo fidarci del Signore Gesù e iniziare a pensarci parte di una comunità possiamo fare qualche piccolo passo magari iniziando a presentarci e a salutare il fratello che ogni domenica è seduto accanto a noi ma con cui non abbiamo mai nemmeno scambiato una parola, un gesto semplice ma che, ne sono certo, ci darà tanta serenità e pace e inizierà a farci gustare la bellezza di vivere insieme come fratelli.
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