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sabato 20 settembre 2014

Collaboratori nell'edificazione del Regno - Riflessione sul Vangelo di domenica 21 settembre 2014

Mi è capitato più volte di trascorrere dei giorni di ritiro spirituale in una struttura poco fuori Roma, su una collina e la sera spesso andavo nella parte più alta e guardavo la città davanti a me. Quante luci, quante case, quanti palazzi, quante automobili... dall'alto Roma sembra un grande formicaio di gente indaffarata. Quanti impegni, quante attività, quanti lavori, compiamo ogni giorno, a volte sembra che non abbiamo il tempo di fare tutto, altre ci sembra di fare tanto ma non concludere nulla.
Arriviamo alla sera stanchi e abbiamo sicuramente fatto tante cose ma ci siamo mai chiesti perché le facciamo?
In altre parole: per chi stiamo lavorando?
Consideriamo tutta la nostra vita, tutti i nostri impegni, tutte le nostre attività, non solo quella lavorativa, per chi facciamo tutto questo?
A queste domande sembra possano esserci migliaia di risposte, a stringere però le possibilità sono solo due: io o Dio, in altre parole il mio benessere o la gloria di Dio
Quando cerco il mio benessere, come gli operai della parabola, seguo la logica del guadagno: Più lavoro e più devo guadagnare. Questo principio è sicuramente valido nel campo del lavoro retribuito ma non funziona nel resto della vita. Non lo possiamo applicare alla cura per i figli, per esempio, altrimenti ognuno di noi avrebbe con i propri genitori un debito economico spaventoso! Non possiamo nemmeno applicarlo all'attenzione per gli amici: se un'amicizia è regolata dall'interesse personale non è più un'amicizia. Anche la beneficenza può essere fatta alla ricerca del proprio benessere quando cerco la riconoscenza e l'ammirazione degli altri.
A ben guardare però ciò che facciamo nella ricerca del nostro benessere non è mai qualcosa che ci riempie veramente, ci soddisfa poco, non ci fa sentire utili, non dà senso alla nostra vita.
Il Signore Gesù ci propone una visone totalmente diversa della nostra vita, ci viene incontro e ci invita a lavorare nella sua vigna, per il suo Regno. Ci propone di cambiare mentalità e abbandonare la logica del guadagno e aprirci alla logica della Provvidenza della fiducia in Lui che non ci fa mancare nulla di ciò di cui abbiamo bisogno, che si prende cura di ciascuno di noi.
Lavorare per il Regno di Dio non significa abbandonare il proprio posto di lavoro e partire missionari per terre lontane (per qualcuno magari è così ma non tutti di certo!), non significa dover stravolgere la propria vita ma abbandonare i propri schemi mentali e lasciarsi guidare da Dio che ci chiama.
Non importa in quale ora della vita sono, non importa se sono giovane o adulto o anziano, il Signore mi chiama oggi a servizio della sua vigna che è la Chiesa. Il Signore sceglie me! Con tutte le mie debolezze, con tutte le mie fragilità, con tutte le mie mancanze!
Già questo dovrebbe farci saltare di gioia: Dio si fida così tanto di me da chiedermi di collaborare con Lui nell'edificazione del suo Regno... e se ha fiducia è perché mi ama davvero!
Ci sono persone che farebbero i salti mortali per poter lavorare al fianco di personaggi importanti nel loro campo professionale, persone che sono disposte a lavorare senza compenso... e noi? Dio ci chiama a lavorare con Lui... e ci pensiamo anche?
Probabilmente ci troviamo tentati di chiedere cosa ci offre, se è vantaggioso quello che ci propone...
Lo è, vi assicuro! Dio non ci fa mai mancare nulla di ciò di cui abbiamo bisogno, fin nel minimo dettaglio, colma la nostra vita della sua pace e della sua gioia, quelle vere, quelle che nessun guadagno, nessun successo terreno potranno mai darci.
Oggi il Signore viene nella tua vita e ti dice: vieni a lavorare con me! A noi non resta che rispondere
come Maria: Eccomi!

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