Se dovessi paragonare la nostra società ad un'età della vita non avrei proprio alcun dubbio: l'adolescenza! Quell'età in cui pensi di sapere tutto, di saper fare tutto, di bastare a te stesso! A che ti servono gli adulti? A che ti serve studiare? A che ti servono le regole? Tu sai tutto, tu sei onnipotente! Ci siamo passati tutti, chi più, chi meno, ma tutti quanti abbiamo pensato di bastare a noi stessi.
Così è la nostra società, orgogliosa delle sue scoperte scientifiche, delle sue invenzioni tecnologiche, delle sue idee progressiste, avanza sicura di sé, troppo sicura di sé, convinta di bastare a se stessa. Il problema è che anche noi ci lasciamo convincere, pensiamo che nella vita ognuno debba essere libero di fare quello che gli passa per la testa perché cerchiamo di convincerci che le nostre azioni non hanno conseguenze o effetti collaterali. Certo sarebbe bello poter fare quel che mi va senza dover poi subire le conseguenze delle mie decisioni ma, siamo obbiettivi, è un comportamento da adolescenti!
Il progresso scientifico e le aziende che ci guadagnano sopra ci stanno spingendo a crederci sempre di più onnipotenti, di saper fare tutto e di poter fare tutto. Bene inteso la ricerca scientifica è cosa buona così come il progresso tecnologico, purché non ci montino la testa e non ci facciano perdere di vista quello che siamo: uomini, fragili, deboli e, soprattutto, mortali. C'è infatti una cosa che nessuno scienziato è mai stato capace di fare ridare la vita a ciò che è morto. La morte è, a bene pensarci, la conseguenza del nostro delirio di onnipotenza: ci pensiamo così indipendenti, così autosufficienti, da poter fare a meno di Dio, di poter fare a meno dell'Autore della vita, ma senza di Lui noi siamo solo fragili mortali in cammino verso la tomba.
La grande paura di ogni uomo, infatti, è proprio la morte e dietro ogni nostra paura è, in realtà, celata la paura della morte perché la morte è l'unica cosa che non siamo capaci di evitare, di risolvere.
Dunque dobbiamo rassegnarci a morire? Dobbiamo accettare il fatto che la nostra esistenza si infrangerà inesorabilmente contro questo muro invalicabile?
No, Dio non ci ha lasciato soli! Dio non ci lascia in preda alla morte, sa che da soli non possiamo sfuggirle, che da soli non possiamo sconfiggerla e sceglie di compiere l'inaudito: si fa Lui fragile, debole, mortale, si fa Lui uno di noi, prende Lui su di Sé la nostra morte per poterla vincere, per sconfiggerla per noi, sceglie di morire al posto nostro e nel modo più atroce.
Il Signore Gesù ha scelto di rinunciare alla sua eternità, alla sua immortalità, alla sua onnipotenza, per prendere su di Sé la conseguenza del nostro peccato, della nostra ribellione a Dio, del nostro delirio di onnipotenza, perché Lui solo poteva sconfiggere la morte perché Lui solo sa donare vita a ciò che è morto, con la sua morte da vita alla nostra morte, la sconfigge, la annulla.
Ma era davvero necessario? Ma non poteva salvarci con una sola parola? Sì, certamente, ma che fine avrebbe fatto la nostra libertà? Che fine avrebbe fatto la nostra possibilità di amare?
Gesù sceglie di svuotarsi di se stesso per farsi come noi e offrirci la salvezza, senza imporcela.
Dunque non ci impone la vita eterna ma per accoglierla ci chiede un atto di libertà, ci chiede di fidarci di Lui, di fidarci più di Lui che delle nostre paure -e noi ci fidiamo tanto delle nostre paure, infatti ci fanno fare un sacco di cose che altrimenti non avremmo mai fatto- ci chiede di guardare alla Croce, di credere in Lui morto, perché solo se crediamo alla sua morte possiamo credere alla sua resurrezione e così diventare partecipi della sua vita eterna.
Il Signore ci chiede di alzare lo sguardo verso di Lui crocifisso, di non aver paura di guardare in faccia la morte in Lui morto per noi nella certezza che la morte non può più farci paura perché Gesù l'ha vinta per noi, l'ha annientata!
Alziamo allora lo sguardo al Crocifisso, riconosciamo nella Santa Croce lo strumento con cui il Signore Gesù ha scelto di dare la sua vita per amore di ciascuno di noi. Se ad un certo punto della mia vita dovessi trovarmi a dubitare dell'amore di Dio o dovessi aver paura della morte, una paura che mi porta a fare cose sconsiderate, basterà alzare lo sguardo verso il Crocifisso e dire "Gesù, Tu sei morto per me, per donarmi la tua vita eterna, sei Tu il Signore della mia vita!"
Non aspettiamo però i momenti difficili, non aspettiamo di essere disperati, impariamo da subito a contemplare l'amore del Signore per ciascuno di noi nella sua morte in Croce, iniziamo da subito a guardare al Crocifisso con uno sguardo diverso, non dobbiamo aver paura della morte, andiamo oltre, contempliamo l'Amore, l'Amore che ha portato Dio a farsi come noi per fare noi come Lui.
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