Fin da piccoli siamo tutti stati educati alla meritocrazia: fai qualcosa di buono e ricevi un premio, fai qualcosa di sbagliato e vieni punito. Non ha sempre funzionato al meglio ma con il tempo ci siamo convinti che la giustizia coincida con questo sistema e, naturalmente, lo abbiamo subito proiettato su colui che è il giusto per antonomasia: Dio. Di qui la convinzione che Dio premi i buoni e punisca i cattivi.
In quest'ottica premio-punizione ci troviamo a leggere tutto il Vangelo, in particolare la pagina di questa domenica che sembra confermare in pieno quest'idea: i buoni, quelli cioè che hanno dato da mangiare, da bere, hanno assistito e visitato, vengono premiati e accolti nel Regno dei Cieli mentre i cattivi, quelli invece che non hanno assistito chi era in difficoltà, vengono puniti nel fuoco eterno.
Siamo proprio sicuri che la giustizia di Dio sia meritocratica? Forse dobbiamo ascoltare con più attenzione cercando di cogliere alcune sfumature.
Entrambi i gruppi, quando il Re li mette davanti alle loro azioni chiedono "Quando?" ma quel quando ha due sfumature molto diverse.
I buoni lo chiedono con stupore, quasi a dire "non ci eravamo accorti che fossi tu!", non hanno fatto del bene in attesa di un premio, fosse anche la vita eterna, lo hanno fatto per una scelta di vita fondamentale, lo hanno fatto perché hanno provato misericordia per i loro fratelli.
I cattivi chiedono "quando?" quasi a giustificarsi, quasi a dire "se ti avessimo incontrato ti avremmo sicuramente aiutato, ma non ti abbiamo mai visto in difficoltà, Signore". Costoro sono quelli che fanno le cose con calcolo, che vivono la vita secondo il loro interesse e fanno solo ciò che conviene loro. Paradossalmente i veri meritocratici sono proprio i cattivi che se avessero saputo di avere davanti il Signore si sarebbero dati da fare. Il loro cuore però non conosce la misericordia ma solo l'interesse e non c'è posto per loro nel Regno dei Cieli, non perché devono essere puniti per ciò che hanno fatto o omesso, ma perché il Regno dei Cieli è il Regno della misericordia e chi non è misericordioso non ci riesce ad entrare, non ne ha le caratteristiche.
La giustizia di Dio, quindi, non è meritocratica è misericordia! E la misericordia è molto più della meritocrazia!
Tanti cristiani sono pienamente convinti che il paradiso vada meritato, che ci si debba comportare bene per ottenere la salvezza, come se la salvezza fosse qualcosa in vendita. Dobbiamo "essere buoni" o meglio, dobbiamo amare concretamente tutti, specie quelli che ne hanno più bisogno, non nell'attesa di riceverne qualcosa in cambio ma perché questa è la nostra natura! Siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio quindi dobbiamo agire come agisce lui, questa è la nostra vera natura. La vera natura del cuore dell'uomo è di essere misericordioso. Se però ci mettiamo a fare calcoli, se il nostro comportamento è dettato dalla ricerca di un vantaggio, non stiamo più agendo come Dio, non amiamo come fa lui e non possiamo stare con lui, non sopporteremmo la sua presenza.
In questa domenica chiediamo al Signore che ci aiuti a cambiare la nostra mentalità, che ci insegni ad essere buoni non per calcolo ma per scelta, non cercando un vantaggio ma perché vogliamo amare, vogliamo essere fedeli a noi stessi, a quello che siamo. Scegliamo di amare e amare concretamente, facendoci carico delle sofferenze di chi incontriamo sulla nostra strada, guardandolo negli occhi, come ci insegna Papa Francesco, comprendendone la sofferenza, avendone misericordia. È in questo amore concreto e disinteressato che è la nostra salvezza, è questo lo spazio di incontro con il Signore, l'ingresso nel suo Regno che è un Regno di misericordia.
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