Questa abbondanza di notizie corredate da immagini strazianti ci hanno portato ad essere molto emotivi, a cercare il senso di quello che vediamo senza riflettere sulle cause, a chiederci "ma dov'è Dio in tutto questo, perché permette questi abomini?"
Il Signore Gesù viene oggi nel nostro mondo ferito dall'odio e dalla violenza, viene accanto a noi appesantiti dalla paura, dall'ansia per il nostro futuro, viene a farci rialzare la testa a ridarci coraggio, a farci guardare oltre questo mondo così cupo.

Gesù sa bene che vivere a questo mondo non è facile, che ci troviamo circondati da tanto male, che anche noi spesso ci troviamo a compierlo, magari non compiamo attacchi terroristici, ma anche ciascuno di noi sa di aver fatto male a qualcuno in un momento di rabbia, di gelosia, di invidia. A volte per distrarci cerchiamo di ubriacarci di tante cose, cerchiamo di impegnare la nostra vita in tante attività, in tante occupazioni, per distrarci, per non pensarci, per darci l'illusione che le cose possono anche andare bene. Eppure tutte queste cose, ognuno ha le sue, ci appesantiscono solo , ci stancano e ci fanno adagiare.
Il Vangelo di questa domenica ci invita a rialzare la testa, a guardare oltre le cose di questo mondo, non per trascurarle, non per fingere che non siano importanti o per rintanarci in un mondo fantastico ma per puntare lo sguardo su colui che ci salva da tutto questo.
Le pagine di Vangelo come questa, che annunciano la fine del mondo, non ci stanno mai molto simpatiche, ci mettono sempre un po' d'ansia. Ci hanno sempre dipinto il Giorno del Giudizio come un momento terribile di cui avere paura e così speriamo che arrivi il più tardi possibile. Invece è proprio il contrario, quel giorno sarà il Giorno, il momento del nostro incontro definitivo con il Figlio dell'Uomo, con il Signore Gesù che ci ha amato fino a dare tutta la sua vita per noi, che ci accoglie nel suo Regno dove non c'è più alcuna traccia di male.
Non dobbiamo, dunque, avere paura di quel Giorno, non dobbiamo temere l'incontro col Signore Gesù, anzi dobbiamo aspettarlo con ansia, come si aspetta l'arrivo di una persona cara.
San Paolo ci ha dato le indicazioni di come prepararci a questo incontro: rendendo saldi i nostri cuori nell'amore sovrabbondante. Il nostro amore si consolida innanzi tutto con il perdono, se prima non perdoniamo non potremo nemmeno amare. Iniziamo col perdonare noi stessi, perdoniamoci per gli errori compiuti, per le debolezze, per le fragilità. Tutti fatichiamo a perdonare gli altri perché innanzi tutto non siamo capaci di perdonare noi stessi e così teniamo anche lontano il perdono di Dio.
Con la sua Croce il Signore Gesù ci dice che il Padre perdona chiunque si rivolga con sincerità e pentimento a lui, perché è Dio di misericordia, questo non lo dobbiamo mai dimenticare. Papa Francesco ha voluto indire un Giubileo della Misericordia perché è ciò di cui abbiamo tutti più bisogno. Ma se non siamo disposti a perdonare noi stessi non saremo nemmeno disposti ad accogliere la misericordia di Dio per noi. Impariamo dunque a perdonare noi stessi e diventeremo capaci di perdonare anche chi ci ha fatto del male, inizieremo così ad amare come Gesù ci ama, rinsalderemo il nostro cuore nel suo amore e comprenderemo, col cuore, che non solo non abbiamo nulla da temere dal suo ritorno ma che anzi dobbiamo aspettarlo con tutto noi stessi perché sarà il compimento di tutta la nostra vita.