Diciamoci la verità, a nessuno sono mai piaciuti i compiti in classe, le interrogazioni, gli esami, da studenti ne avremmo fatto tutti volentieri a meno. Eppure erano utili perché ci permettevano di verificare quale fosse realmente la nostra preparazione. Anche se questo importantissimo scopo lo abbiamo compreso solo molto tempo dopo.
Dicono che gli esami non finiscono mai, è proprio vero!
È molto importante imparare ad esaminarsi, ad esaminare i propri pensieri e i propri sentimenti perché da essi dipendono le scelte della nostra vita.
Il Vangelo di questa domenica racconta il celebre episodio della moltiplicazione dei pani.
Gesù chiede a Filippo un suggerimento di come trovare cibo per tutta la folla accorsa e l'evangelista nota che gli pone questa domanda "per metterlo alla prova". Non è certo Gesù ad avere bisogno di verificare la fede di Filippo, è l'Apostolo che ha bisogno di chiedersi cosa pensa veramente di Gesù.
Se quello fosse stato un esame universitario Gesù avrebbe suggerito a Filippo di tornare all'appello successivo. Ma qual è il problema di Filippo?
Filippo non sa fidarsi pienamente di Gesù, non ha compreso ancora che Gesù può rompere gli schemi a cui siamo abituati, che può dar da mangiare a cinquemila persone con soli cinque pani.
Succede anche a noi di trovarci in situazioni in cui le nostre risorse sono a dir poco ridicole rispetto al compito da assolvere, alla necessità del momento, cosa facciamo? Di solito ci lasciamo prendere dall’ansia e dall’angoscia, cerchiamo soluzioni che, a volte, non sono nemmeno del tutto secondo la verità e la giustizia. Cosa dovremmo fare, invece? Fidarci di Dio! Dirgli: "Signore tu sai tutto, tu sai in quale situazione mi trovo, tu sai quali sono le mie possibilità, io te le metto tutte a disposizione, come il ragazzo del Vangelo, poi pensaci tu!" E se Gesù con cinque pani ha dato da mangiare a cinquemila persone volete forse che non possa risolvere anche le nostre difficoltà? Certo, devono essere difficoltà concrete e necessità reali. Non è che possiamo chiedere al Signore che ci faccia trovare i soldi per fare un mese di vacanza ai Caraibi in resort cinque stelle! Ma per ciò che è realmente necessario, che non è un capriccio o un’ingiustizia, impariamo ad affidarci davvero al Signore Gesù. Ci chiede solo due cose: che gli mettiamo a disposizione tutto quello che abbiamo, tutto! e che ci fidiamo pienamente di lui. Se guardiamo alla vita di molti santi, anche molto recenti, troviamo innumerevoli episodi in cui tutto sembrava perduto, sembrava che il poco che c’era non potesse bastare e invece il Signore non ha fatto mai mancare nulla. Fidiamoci, lasciamolo agire nella nostra vita, affidiamogli tutto ed egli provvederà a tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Pensieri e riflessioni di un prete carismatico felicissimo di scoprire ogni giorno l'amore fantasioso e tenerissimo di Dio!!!
sabato 25 luglio 2015
sabato 18 luglio 2015
Tempo di riposo e di pace del cuore - Riflessione sul Vangelo di domenica 19 luglio 2015
Il caldo torrido di questi giorni non ci permette di dubitarne: siamo in estate! Siamo nella stagione delle vacanze, le tanto attese e sospirate vacanze!
Aspettiamo le vacanze per poterci riposare dalle fatiche dei tanti impegni della nostra vita quotidiana che spesso ci lasciano sfiniti con il desiderio di mollare tutto per rifocillarci un po'.
La fatica, però, non è tutta uguale, c'è fatica e fatica.
C'è una fatica buona, quella che viene dall'impegno quotidiano nel compimento dei nostri doveri, dal prenderci cura delle persone che abbiamo accanto, dall'impegnarci ogni giorno ad annunciare il Vangelo con i nostri gesti, le nostre parole, le nostre scelte, dal compiere la volontà di Dio.
C'è poi un'altra fatica, questa però non è una fatica buona, la provoca il nostro inseguire i nostri progetti, le nostre idee, i nostri capricci. È una fatica generata dall'ansia del domani, dal pensare che tutto dipenda solo da noi, dalle nostre forze, dalle nostre capacità, un'ansia che ci ritroviamo quando abbiamo chiuso il Signore fuori dalla nostra vita, quando abbiamo deciso che facciamo meglio da soli. È l'ansia di chi non ha una guida sicura e si trova a vagare per la vita continuando a chiedersi se ciò che sta facendo sia la cosa giusta.
La pagina di Vangelo di questa domenica ci presenta entrambe queste fatiche.
C'è la fatica buona dei discepoli che tornano da Gesù e gli raccontano con entusiasmo la loro prima esperienza di annuncio del Vangelo. Gesù ne è felice ma nota anche la loro stanchezza fisica, fatica buona, e li invita a ritirarsi in disparte per riposarsi un po'. Gesù non è un imprenditore interessato solo al profitto, si prende cura dei suoi e li invita a prendere una pausa affinché il riposo faccia ritrovare loro le forze per riprendere poi l'impegno apostolico. Anche il riposo, anche la vacanza è un dono, una grazia di Dio per noi, è l'occasione per ritemprarci per riprendere fiato, anche per riguardare a quanto il Signore ci ha dato di compiere. Sarebbe bello se, durante questo tempo estivo, potessimo ritagliare qualche momento di preghiera in più per raccontare a Gesù quello che abbiamo fatto durante quest'anno. Non serve a lui, sa bene quello che abbiamo combinato, ma serve a noi per poter contemplare ancora meglio quanta grazia il Signore ha riversato nella nostra vita.
C'è poi la fatica che nasce dall'assenza di una guida sicura, dall'inseguire i nostri piani, una fatica che è mista a spaesamento e paura. È la fatica della folla di cui Gesù ha compassione perché "erano come pecore senza pastore". Anche in questo caso Gesù affronta la radice del problema e inizia a insegnare molte cose. Si propone, cioè, come ciò di cui mancano: un pastore, una guida sicura nel cammino di questa vita. Probabilmente ci stanno venendo in mente molte persone che conosciamo che non hanno scelto di avere il Signore Gesù come guida della loro vita. Prima, però, di preoccuparci degli altri, pensiamo a noi stessi. Anche noi possiamo avere alcuni ambiti della nostra vita in cui vogliamo fare di testa nostra, in cui non vogliamo farci guidare perché pensiamo di sapere da soli cosa sia meglio per noi. Sono parti della nostra vita in cui continuiamo a seguire i nostri progetti e le nostre sicurezze a cui non vogliamo rinunciare, ma sono anche le situazioni che più ci preoccupano, ci mettono ansia, ci stancano e innervosiscono. Per queste cose la soluzione non è andare in vacanza, sarebbe solo l'illusione di poter evitare ciò che ci opprime, al nostro ritorno ritroveremmo tutto come prima.
La soluzione per queste situazioni che ci affaticano e ci scoraggiano è lasciarsi guidare dal Signore Gesù, farlo entrare in ciò che non va nella nostra vita, in ciò che ci causa disagio, ci mette angoscia e ci innervosisce. Mettiamoci in ascolto della sua Parola, permettiamogli di illuminare gli angoli bui della nostra vita, lasciamolo entrare anche lì dove vorremmo continuare a decidere da soli. Permettiamogli di provvedere alle nostre necessità, di condurci sulla via che ha tracciato per noi, impariamo a dirgli "Signore, fai tu"! Quando avremo imparato ad affidarci veramente e pienamente al Signore, lo avremo scelto come guida e pastore di tutta la nostra vita, di ogni nostra scelta, allora tutte le tensioni, le ansie, le paure e le preoccupazioni si scioglieranno come un gelato in questa grande calura estiva e lasceranno il posto alla pace profonda del cuore, quella che solo Gesù Buon Pastore sa donarci.
sabato 11 luglio 2015
Liberi di vivere secondo l'amore di Dio - Riflessione sul Vangelo di domenica 12 giugno 2015
La pagina del Vangelo di Marco di questa domenica ci presenta Gesù che chiama a sé i Dodici e li manda a due a due dando loro il potere sugli spiriti impuri, gli Apostoli vanno e proclamano la conversione, scacciano i demoni e guariscono i malati. Gesù non è venuto a insegnarci una teoria, a darci delle nozioni, è venuto a liberarci dal male in tutte le sue forme e consegna ai suoi questo potere perché attraverso di loro possa raggiungere ogni uomo. Gli Apostoli, infatti, prima proclamano la conversione, invitano cioè a compiere un atto di volontà di rinuncia al male, all’egoismo, all’ira, all’orgoglio, alla superbia, poi scacciano i demoni, liberano cioè dalle seduzioni e dalle menzogne del demonio, e guariscono i malati, liberandoli dalle malattie. Negli ultimi decenni questo elemento della liberazione dal male è stato un po’ dimenticato, spesso viviamo una fede molto intellettuale o, peggio, moralistica, quasi che il Vangelo fosse un trattato di teologia o un manuale di buone maniere. Così, però, la fede resta staccata dalla vita, rimane, appunto, una teoria o un inseme di regole da seguire ma la nostra vita resta imprigionata nel male e ce ne accorgiamo perché siamo spesso tristi, scoraggiati, amareggiati, ci lasciamo prendere dall’ansia e dall’angoscia. Abbiamo bisogno, invece, di un incontro con il Signore Gesù, un incontro attraverso coloro che lo hanno incontrato, che da lui sono stati liberati, che da lui hanno avuto il mandato di portare la sua salvezza e la sua liberazione. La Chiesa è tutto questo! Il Signore Gesù ci ha donato i Sacramenti come strumenti della nostra liberazione: il Battesimo, la Riconciliazione, l’Unzione degli infermi sono i doni di grazia che il Signore ci ha lasciato per liberarci dal male, fisico e spirituale. Decidiamo, allora, in questa domenica di convertirci veramente a Lui, non solo con l’intelligenza ma con tutta la vita, lasciamoci raggiungere dalla sua forza liberatrice, accogliamo i doni del suo amore che vengono a spazzare via il male dalla nostra esistenza. Nel mandare i Dodici, Gesù ha pensato anche a ciascuno di noi e ha scelto gli Apostoli proprio perché la sua opera di liberazione potesse raggiungere ogni uomo di ogni tempo. Lasciamoci liberare e scopriremo che la libertà vera non è fare tutto quello che mi passa per la testa ma vivere secondo l’amore di Dio.
sabato 4 luglio 2015
Un'unica certezza - Riflessione sul Vangelo di domenica 5 luglio 2015
Quando leggiamo un libro, ascoltiamo un racconto, guardiamo un film, specie se la trama ci avvince, tendiamo ad immedesimarci nella storia, ci schieriamo con il protagonista, biasimiamo quanti lo ostacolano e gli sono ostili.
Probabilmente questo accade anche quando ascoltiamo il Vangelo durante la Messa. Ci immedesimiamo nella storia, ci schieriamo con gli amici di Gesù e biasimiamo quanti gli si dimostrano contrari.
Probabilmente lo facciamo anche ascoltando il Vangelo di questa domenica, rimaniamo stupiti per l'ottusità dei nazaretani, ci chiediamo come abbiano potuto essere così miopi dal concentrarsi solo su quello che di Gesù già sapevano, senza saper approfittare della sua presenza, della sua parola autorevole, del suo potere taumaturgico. Fossimo stati noi al loro posto ci saremmo comportati in modo ben diverso!
Ma ne siamo così sicuri? Siamo così certi che il loro atteggiamento non sia un po' anche il nostro?
In fondo i nazaretani volevano semplicemente restare attaccati alle loro certezze. La loro certezza era che Gesù era il falegname, il figlio di Maria, lo conoscevano sin da bambino, lo avevano visto crescere, era diventato, sotto i loro occhi, un uomo come tanti. Da dove gli veniva ora tanta sapienza e il potere di fare miracoli? Questo scombinava la quiete del piccolo villaggio di Nazareth, da cui non era mai venuto nessun profeta, e un profeta, si sa, è un prestigio agli occhi degli altri, ma chi se lo ritrova in casa va a finire che poi deve anche dargli ascolto e, magari, anche convertirsi!
Ecco, noi non siamo differenti! Nemmeno noi vogliamo farci scombinare le nostre certezze, nemmeno noi vogliamo permettere al Signore di venire a cambiarci la vita, ci abbiamo messo tanto ad abituarci, a trovare la giusta posizione.
Quante volte ascoltiamo la Parola di Dio in modo distratto pensando "sì, questo brano l'ho già sentito un milione di volte, cosa vuoi che mi dica di nuovo"? Non è forse lo stesso atteggiamento dei nazaretani? Pensiamo che ormai il Signore lo conosciamo bene e ci ha già detto tutto quello che poteva dirci.
Quando ascoltiamo la Parola di Dio, invece, il Signore che parla a ciascuno di noi, dice una cosa nuova alla vita di ognuno, nessuno escluso. Non importa se quella pagina di Vangelo l'abbiamo già ascoltata due milioni di volte, il Signore ci parlerà di nuovo, dicendoci qualcosa di nuovo!
Quante volte, poi, pensiamo che le nostre difficoltà, le nostre sofferenze, i nostri problemi siano ormai irrisolvibili, quante volte ci convinciamo che non ci sia nulla da fare, che niente e nessuno potrà mai cambiare quella situazione, potrà sanare quella relazione andata in pezzi, potrà guarire quella malattia o quella ferita del cuore. Così, però, impediamo al Signore di venire a risanare la nostra vita perché non crediamo veramente che lo voglia fare o lo possa fare.
"Gesù, ci dice l'Evangelista, non poteva compiere nessun prodigio a causa della loro incredulità".
Il Signore ci vuole amare non ci vuole costringere, non ci vuole imporre la sua salvezza se noi non la vogliamo. Se noi non siamo disposti ad affidargli le nostre sofferenze, i nostri problemi, le nostre fatiche, se non ci crediamo che lui solo possa guarirci, siamo noi ad impedirgli di agire in noi, di operare le sue meraviglie.
Il primo passo è lasciarci stupire dal Signore, non dare nulla per scontato, affidargli tutta la nostra vita con l'unica certezza che lui solo può salvarla, senza avere paura di perdere i nostri punti fermi.
Ora che abbiamo capito che non siamo poi così diversi dai nazaretani che inizialmente avevamo biasimato, non lasciamoci prendere da due tentazioni di cui ci parlano le altre due letture di questa domenica.
Non scoraggiamoci se ci rendiamo conto che ancora una volta ci siamo ribellati a Dio. Egli è paziente e, soprattutto, non si dà per vinto, continua a venire nella nostra vita, continua ad inviarci i suoi profeti che ci indichino la strada per tornare a lui.
Non mettiamoci neppure in testa di dover diventare perfetti con le nostre forze, di dover venire a capo delle nostre fragilità e debolezze. Permettiamo, invece, che diventino il luogo dell'incontro con il Signore Gesù, offriamole a lui perché manifesti in esse, proprio in ciò che di noi disprezziamo, la sua gloria, la sua potenza e la sua salvezza.
Se sappiamo accogliere il Signore Gesù senza paure, con semplicità, umiltà e disponibilità, Egli trasformerà la nostra vita, la renderà una vera vita nuova.
Probabilmente questo accade anche quando ascoltiamo il Vangelo durante la Messa. Ci immedesimiamo nella storia, ci schieriamo con gli amici di Gesù e biasimiamo quanti gli si dimostrano contrari.
Probabilmente lo facciamo anche ascoltando il Vangelo di questa domenica, rimaniamo stupiti per l'ottusità dei nazaretani, ci chiediamo come abbiano potuto essere così miopi dal concentrarsi solo su quello che di Gesù già sapevano, senza saper approfittare della sua presenza, della sua parola autorevole, del suo potere taumaturgico. Fossimo stati noi al loro posto ci saremmo comportati in modo ben diverso!
Ma ne siamo così sicuri? Siamo così certi che il loro atteggiamento non sia un po' anche il nostro?
In fondo i nazaretani volevano semplicemente restare attaccati alle loro certezze. La loro certezza era che Gesù era il falegname, il figlio di Maria, lo conoscevano sin da bambino, lo avevano visto crescere, era diventato, sotto i loro occhi, un uomo come tanti. Da dove gli veniva ora tanta sapienza e il potere di fare miracoli? Questo scombinava la quiete del piccolo villaggio di Nazareth, da cui non era mai venuto nessun profeta, e un profeta, si sa, è un prestigio agli occhi degli altri, ma chi se lo ritrova in casa va a finire che poi deve anche dargli ascolto e, magari, anche convertirsi!
Ecco, noi non siamo differenti! Nemmeno noi vogliamo farci scombinare le nostre certezze, nemmeno noi vogliamo permettere al Signore di venire a cambiarci la vita, ci abbiamo messo tanto ad abituarci, a trovare la giusta posizione.
Quante volte ascoltiamo la Parola di Dio in modo distratto pensando "sì, questo brano l'ho già sentito un milione di volte, cosa vuoi che mi dica di nuovo"? Non è forse lo stesso atteggiamento dei nazaretani? Pensiamo che ormai il Signore lo conosciamo bene e ci ha già detto tutto quello che poteva dirci.
Quando ascoltiamo la Parola di Dio, invece, il Signore che parla a ciascuno di noi, dice una cosa nuova alla vita di ognuno, nessuno escluso. Non importa se quella pagina di Vangelo l'abbiamo già ascoltata due milioni di volte, il Signore ci parlerà di nuovo, dicendoci qualcosa di nuovo!
Quante volte, poi, pensiamo che le nostre difficoltà, le nostre sofferenze, i nostri problemi siano ormai irrisolvibili, quante volte ci convinciamo che non ci sia nulla da fare, che niente e nessuno potrà mai cambiare quella situazione, potrà sanare quella relazione andata in pezzi, potrà guarire quella malattia o quella ferita del cuore. Così, però, impediamo al Signore di venire a risanare la nostra vita perché non crediamo veramente che lo voglia fare o lo possa fare.
"Gesù, ci dice l'Evangelista, non poteva compiere nessun prodigio a causa della loro incredulità".
Il Signore ci vuole amare non ci vuole costringere, non ci vuole imporre la sua salvezza se noi non la vogliamo. Se noi non siamo disposti ad affidargli le nostre sofferenze, i nostri problemi, le nostre fatiche, se non ci crediamo che lui solo possa guarirci, siamo noi ad impedirgli di agire in noi, di operare le sue meraviglie.
Il primo passo è lasciarci stupire dal Signore, non dare nulla per scontato, affidargli tutta la nostra vita con l'unica certezza che lui solo può salvarla, senza avere paura di perdere i nostri punti fermi.
Ora che abbiamo capito che non siamo poi così diversi dai nazaretani che inizialmente avevamo biasimato, non lasciamoci prendere da due tentazioni di cui ci parlano le altre due letture di questa domenica.
Non scoraggiamoci se ci rendiamo conto che ancora una volta ci siamo ribellati a Dio. Egli è paziente e, soprattutto, non si dà per vinto, continua a venire nella nostra vita, continua ad inviarci i suoi profeti che ci indichino la strada per tornare a lui.
Non mettiamoci neppure in testa di dover diventare perfetti con le nostre forze, di dover venire a capo delle nostre fragilità e debolezze. Permettiamo, invece, che diventino il luogo dell'incontro con il Signore Gesù, offriamole a lui perché manifesti in esse, proprio in ciò che di noi disprezziamo, la sua gloria, la sua potenza e la sua salvezza.
Se sappiamo accogliere il Signore Gesù senza paure, con semplicità, umiltà e disponibilità, Egli trasformerà la nostra vita, la renderà una vera vita nuova.
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