È giunta l'ora. Siamo alle porte della Settimana Santa, la settimana più intensa e importante di tutto l'anno nella nostra vita di cristiani.
Diciamocelo, però, non è che sprizziamo di gioia! Ne comprendiamo tutta la profondità ma ci fa un po' paura, se potessimo, passeremmo subito alla domenica di Pasqua.
La Settimana Santa ci mette davanti al cruento spettacolo della Croce, ci conduce fino a contemplare la morte di Gesù e, davanti alla morte, nessuno di noi è tranquillo.
Non lo era neppure Gesù, lo dice chiaramente nella pagina di Vangelo di questa domenica, eppure prosegue il suo cammino che lo condurrà fino al Golgota, fino al dono della sua vita per noi.
Più volte mi sono chiesto: ma era proprio necessario morire in croce? Era proprio necessaria la morte di Gesù? Perché Gesù ha scelto di fare sua un'esperienza che io vorrei evitare, che faccio di tutto per dimenticare?
A nessuno piace pensare alla morte, figuriamoci parlarne, ancora meno affrontarla come ha fatto il Signore Gesù! Eppure ogni giorno tanti segni ci ricordano che non possiamo sfuggirle: i fiori che appassiscono in un vaso, per esempio, ci ricordano che il tempo passa e che questa vita che viviamo non è eterna, anzi è molto più breve e fragile di quanto non cerchiamo di convincerci.
Se apriamo lo sguardo, se non fissiamo solo il momento della morte in croce di Gesù ma contempliamo tutta la sua passione, tutto il percorso che ha compiuto per arrivare a quel momento, vedremo che il Signore ci indica un modo nuovo e diverso di vivere tutta la nostra vita.
La maggior parte di noi vive una vita che è una continua fuga dalla morte, nella ricerca perenne di modi per sfuggirle o per lo meno per fingere di dimenticarla. Ci attacchiamo a questa vita terrena, la difendiamo, la proteggiamo, cerchiamo di sfruttarla al meglio, di ricavarne quanto di meglio abbia da offrirci. Cerchiamo divertimenti e soddisfazioni, riconoscimenti e gratificazioni che ci aiutino a combattere la paura della morte che ognuno di noi si porta nel cuore e che, per quanto si sforzi, non riesce mai a mettere del tutto a tacere.
Con la sua passione Gesù ci mostra un modo diverso di vivere, un modo che ci sorprende e che ci scandalizza anche un po': "chi odia la propria vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna". Davanti a questa frase siamo rimasti tutti turbati e ci chiediamo come sia possibile che il Signore che ci ha donato la vita ora ci chieda di odiarla.
Il testo greco greco originale usa due termini diversi per indicare la vita di questo mondo e la vita eterna. Dunque ci sono due vite diverse! Sì, è proprio qui il punto! Non esiste un'unica vita che dobbiamo conservarci finché possiamo, c'è una vita nuova, una vita eterna che non conosce la morte, che non ha una fine, che non ci viene sottratta. Questa vita è la vita di Dio, è l'alleanza nuova di cui parla il profeta Geremia, è la vita eterna che il Signore Gesù ci dona, che abbiamo ricevuto nel nostro Battesimo.
Dobbiamo iniziare, allora, a odiare la vita di questo mondo, dobbiamo, cioè, smettere di affannarci per conservarci la vita di questo mondo. Dobbiamo iniziare a pensare che stiamo già vivendo una vita nuova, la nostra vita eterna e a comportarci di conseguenza. Possiamo farlo solo se scegliamo di fidarci di Dio completamente. La vita eterna non la possiamo conoscere e scoprire prima, non possiamo provarla come fosse un abito in un negozio e poi decidere se viverla o no. Se scegliamo di compiere questo atto di fede e di amore verso Dio, se decidiamo di fare questo unico passo in quello che ora ci sembra buio (perché la fede, vista da fuori, sembra buio pesto) scopriremo poi che è un passo nella luce.
I tanti santi dei nostri giorni ci dimostrano con la loro vita che tutto questo non è una bella favoletta ma realtà. San Giovanni Paolo II, per esempio, ha sempre mostrato di vivere una vita luminosa, sia quando era nel pieno delle sue forze e ha girato il mondo intero per portare quella luce a tutte le persone di questo mondo buio, sia nel tempo della malattia in cui quella luce di cui brillavano i suoi occhi è diventata ancora più luminosa. La Beata Teresa di Calcutta, altra vita luminosa di una luce che non si spegne né si affievolisce, che ha speso ogni sua energia per aiutare, accogliere, amare gli ultimi degli ultimi. Ancora, Chiara Corbella Petrillo, giovane mamma che ha dato la sua vita per essere pienamente madre e sposa, che ha vissuta una malattia terribile nella luce della resurrezione, della vita eterna e ha diffuso quella luce in tutti quelli che l'hanno conosciuta e che la stanno conoscendo ora attraverso le testimonianze del marito e degli amici. Nelle loro vite e nelle vite di tanti uomini e donne che camminano accanto a noi vediamo concretamente realizzata l'immagine del chicco di grano che muore e porta così molto frutto. Quante persone hanno cambiato vita, sono uscite da situazioni terribili perché illuminati dal loro esempio, dalla loro testimonianza!
Potrei andare avanti all'infinito ma tutti gli esempi di questa Terra non potranno nulla se non saremo noi a decidere di fidarci di Dio, di iniziare a vivere da oggi la vita eterna che ci ha donato il Signore Gesù.
Come? Imparando da lui a vivere come figli di Dio, obbedendo, cioè ascoltando con attenzione (questo il significato di obbedienza) quello che il Padre dice al nostro cuore: non avere paura, non temere io sono con te, ti custodisco nelle mie mani, ti ho fatto per stare con me, perché tu viva con me nell'eternità! Vivere la vita eterna già da oggi, è vivere da figli di Dio, vivendo secondo l'amore e la verità, eliminando dalla nostra vita il male e il peccato a cui le nostre paure ci conducono.
Lasciamoci rassicurare dalla voce dello Spirito che ci conforta, ci rassicura, ci fa scoprire amati e custoditi, che ci infonde coraggio nel vivere ogni giorno la vita nuova che il Signore Gesù ci ha donato offrendo la sua vita per noi. Anche noi, così, diventeremo un chicco di grano che porterà molto frutto per la salvezza di tanti fratelli.
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