Con l'idea di suscitarci rispetto e attenzione, tutto ciò che appartiene a Dio ci è sempre stato presentato circonfuso di un alone di sacralità, di straordinarietà, di eccezionalità. Il risultato, però, è stata un'idea di lontananza, di completamente altro da noi, così lontano da essere inarrivabile. Anche la sacra Famiglia di Nazareth, Gesù, Maria e Giuseppe ce li hanno talmente idealizzati che li abbiamo messi nel presepe, e da lì li guardiamo, belli, pii, devoti... ma poi la nostra vita è tutt'altra cosa!
Povero Gesù! E dire che ce l'ha messa tutta per essere normale, per avere una famiglia normale, per mettersi al nostro livello, per entrare nella nostra quotidianità, non come un supereroe o come un modello inarrivabile ma come uno di noi, in nulla diverso da noi.
Dovremmo, allora, cambiare la nostra prospettiva, smettiamola di guardare il presepe da fuori, entriamoci dentro, smettiamo di ascoltare il Vangelo come una bella favola di Natale iniziamo a viverlo come qualcosa che ci appartiene e a cui apparteniamo.
La Santa Famiglia che oggi la Chiesa ci fa contemplare non è eccezionale, è normale, è una famiglia come le altre. Certo, Gesù è il Figlio di Dio, Maria è l'Immacolata e Giuseppe è uomo giusto e pio, ma la vita che hanno scelto di vivere è stata una vita normalissima affinché anche noi, che non siamo immacolati né giusti e pii, possiamo imparare da loro.
La cosa più importante che dobbiamo imparare è a mettere Dio al centro delle nostre famiglie, a lasciarci guidare da lui, ad ascoltare la sua Parola affinché sia questa, e non i nostri capricci, a guidare le nostre scelte. La Santa Famiglia è una famiglia normale in cui tutti sono in ascolto della Parola del Signore, desiderano compiere la sua volontà e si prendono cura gli uni degli altri.
Tutti dicono che oggi la famiglia è in crisi: verissimo! E il primo motivo della crisi è che non si mette più Dio al centro della famiglia, che si sta insieme e si vive insieme finché ci va, quando non ci va più ci si lascia perché non è più importante il bene della famiglia ma la soddisfazione del singolo. Non si dialoga, non ci si ascolta ma soprattutto non si è disposti a fare sacrifici, a offrire, cioè, il proprio tempo, le proprie fatiche, le proprie aspirazioni come atto d'amore. La famiglia non è un diritto, è una chiamata, è una responsabilità, è un dono d'amore, dono non serbatoio a cui attingere per soddisfare le proprie carenze affettive.
In questa società che va perdendo ogni giorno di più la consapevolezza di cosa sia una famiglia vera e normale noi cristiani, che abbiamo nella Santa Famiglia il modello di com'è una famiglia normale, dobbiamo diventarne testimoni non a parole ma con i fatti, non facendo proclami o conferenze ma impegnandoci a vivere relazioni famigliari autentiche, vere, normali. Dobbiamo mostrare al mondo cosa significhi una famiglia normale, dobbiamo rimetter al centro Dio, dobbiamo metterci in ascolto della sua Parola, ritornare a pregare insieme, ad insegnare ai figli a pregare insieme, ad ascoltare il Vangelo ogni giorno. Dobbiamo iniziare a dimostrare con la vita che il dialogo, l'ascolto, l'accoglienza reciproca e a volte anche il sacrificio sono necessari affinché tutti i membri della famiglia possano essere felici, possano star bene perché la felicità e il benessere del singolo passa necessariamente dal benessere e dalla felicità di tutti.
Impariamo dalla Santa Famiglia cosa sia normalità, non dagli opinionisti che impazzano sul web o in tv, torniamo a fidarci di Dio e la lasciarci guidare da lui e non solo la nostra famiglia ne guadagnerà in serenità, in pace e in felicità ma lo farà tutta la nostra società.
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