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sabato 28 ottobre 2017

Il segreto della gioia vera - Riflessione sul Vangelo di Domenica 29 ottobre 2017

C'è, nel cuore di ognuno di noi, un profondo anelito di libertà. Tutti, sin da piccolissimi, abbiamo bisogno di affermare la nostra indipendenza, di poter decidere da soli della nostra vita, di poter fare le nostre scelte senza alcuna costrizione. Siamo, infatti, tutti ben convinti che libertà vera sia poter fare ciò che mi va e non fare ciò che non mi va. In questa prospettiva tutto ciò che anche solo sembra essere un'autorità, un'istanza che possa in qualche modo darci dei comandi, la evitiamo con grande cura: primo tra tutti Dio. È infatti ben diffusa (fin dal Paradiso Terrestre) l'idea che Dio voglia farci fare qualcosa che a noi non va, voglia darci ordini, farci eseguire i suoi comandi limitando così la nostra libertà. Ora, se solo ci fermassimo a rifletterci sopra un minuto ci accorgeremmo che questa idea è assolutamente insensata! Perché mai Dio prima ci avrebbe dato la libertà per poi togliercela? E cosa mai Dio potrebbe aver bisogno da noi? Lui che è onnipotente, dunque può tutto, potrebbe mai aver bisogno di noi che raramente ne facciamo una giusta?
Però nella Bibbia si parla di comandamenti! Allora è vero che Dio vuole comandare su di noi!
I Comandamenti non sono ordini di un generale alle sue truppe che, se vengono disobbediti, si viene deferiti alla corte marziale. I Comandamenti sono le indicazioni che Dio ci dona per vivere veramente liberi. Vera libertà, infatti, non è fare tutto quello che mi va ma tutto quello che mi fa bene, che mi completa, che dà senso alla mia vita. Siccome però noi non lo sappiamo ciò che ci fa bene e ciò che dà senso alla nostra vita -e gli innumerevoli errori di ciascuno di noi sono lì a dimostrarlo- Dio ci viene in aiuto e ci dice cosa ci fa davvero bene.
Quando un dottore della Legge chiede quale, dei tanti comandamenti presenti nella Scrittura, sia da considerare il più importante, Gesù risponde mettendo insieme due versetti della Bibbia che però contengono la stessa indicazione: "tu amerai"! Ecco il vero comandamento di Dio, ecco a cosa Dio ci vuole "costringere"! Dio vuole che nella nostra vita non facciamo altro che amare! Amare lui innanzi tutto e con tutto noi stessi e amare chi abbiamo accanto come noi stessi.
A ben pensarci, non è forse la cosa che tutti desideriamo più di ogni altra? Chi non desisdera amore per la propria vita? Allora, forse, possiamo iniziare a prendere in considerazione di ascoltare cosa Dio ci "comandi", no?
Siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio che è amore, l'unica cosa che darà senso e pienezza alla nostra vita, l'unica cosa che ci darà gioia vera è amare.
Se ci pensiamo bene, anche nelle cose che ci va di fare, nei nostri capricci e desideri, ciò che inseguiamo è l'amore. Tutto quello che facciamo è mosso dall'amore. Se però ciò che ci muove è un amore egocentrico, che cerca cioè solo il nostro bene personale, ciò che troviamo non è la felicità ma l'insoddisfazione. Quante volte mi è capitato di incontrare persone che apparentemente avevano tutto quello che si potesse desiderare eppure erano irrimediabilmente insoddisfatte!
Ciò che ci completa, ciò che ci riempie, che ci dona soddisfazione e gioia vera non è l'amore egocentrico ma l'amore donato, l'amore che ama l'altro cercandone il bene, cercandone la gioia e il benessere. È l'amore gratuito, quello che si dona senza attendere nulla in cambio, che cerca la gioia dell'altro prima della propria. È un amore che possiamo imparare solo da Dio perché egli solo sa amare così. Scoprirci amati ogni istante da lui e scegliere di amarlo a nostra volta, concretamente, fidandoci di lui, del suo amore, della sua volontà, desiderando di ascoltare la sua Parola, l'incontro con lui nella preghiera e nei sacramenti è ciò che ci insegna ad amare veramente noi stessi e i nostri fratelli, è ciò che ci conduce alla gioia vera.
Se vogliamo davvero trovare la nostra gioia dobbiamo imparare a operare per la gioia degli altri, di chi abbiamo accanto, di chi il Signore mette sul nostro cammino.

venerdì 20 ottobre 2017

Vera immagine - Riflessione sul Vangelo di domenica 22 novembre 2017

Abbiamo un rapporto curioso con lo Stato, non ci piace pagare le tasse ma poi vorremmo avere servizi efficienti e perfetti. Ora, che in Italia il problema della corruzione, dello sperpero e della disonestà sia una piaga aperta per tutta la società è cosa più che risaputa, tuttavia ciò non ci autorizza a non pagare le tasse dovute. Che sia un dovere lo esprime molto chiaramente Gesù: "rendete a Cesare ciò che è di Cesare", possiamo non essere d'accordo, possiamo trovare mille eccezioni e diecimila buone ragioni per non pagarle ma è un nostro preciso dovere di giustizia.
Evitiamo, però, di liquidare così banalmente la pagina di Vangelo di questa domenica. Non fermiamoci al "date a Cesare ciò che è di Cesare", la parte veramente importante è ciò che segue immediatamente: "e a Dio ciò che è di Dio".
Nel rispondere a farisei ed erodiano Gesù chiede di chi siano l'immagine e l'iscrizioni presenti sul denaro e quindi invita a restituirlo a colui che vi è rappresentato e poi invita a restituire a Dio ciò che gli appartiene, ciò, quindi che porta la sua immagine e la sua iscrizione. Per capire questa sottigliezza di Gesù ci servono due passi, il primo dal libro della Genesi (1,26) in cui Dio dichiara "facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza" e il secondo è nel libro del profeta Geremia (31,33) in cui Dio stabilisce la sua alleanza con Israele affermando: "porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo."
Sulla moneta ci sono l'immagine e l'iscrizione di Cesare nell'uomo ci sono l'immagine e l'iscrizione di Dio, dunque la prima torni a Cesare ma l'uomo torni a Dio.
Gesù ci invita a rendere a Dio ciò che è di Dio, la nostra umanità, la nostra stessa vita. Ci sta invitando a vivere per Dio, a riconoscerci parte di un grande disegno d'amore, di un grande progetto di salvezza che riguarda ciascuno di noi, ogni uomo!
Rendere a Dio ciò che è suo significa scegliere di vivere una vita abbandonati alla sua volontà il che non significa che dobbiamo diventare tutti preti e suore o comunque tutti bigotti impegnati in pratiche di ascetismo estremo, in digiuni e astinenze, in penitenze corporali e ogni altra cosa la nostra fervida immaginazione ci suggerisca. Significa fidarci di Dio sempre, in ogni situazione, quelle favorevoli e quelle sfavorevoli quelle piacevoli e quelle dolorose, nella consapevolezza che la nostra vita gli appartiene e non permetterà che nulla possa distruggerci o annientarci. Abbandonarsi alla sua volontà ci permetterà di sperimentare che davvero ci è sempre accanto e ci sostiene in ogni situazione, che ci dona conforto quando siamo sfiduciati, ci infonde coraggio quando abbiamo paura, ci consola quando siamo rattristati.
Rendiamo a Dio ciò che è di Dio, consegniamogli la nostra vita, senza però poi riprendercela, senza continuare a fare di testa nostra, ad inseguire i nostri progetti, ad angosciarci se le cose non vanno come vorremmo noi. Rendiamo a Dio la nostra vita e la vedremo brillare della sua luce, colmata del suo amore, splendente della sua verità.

sabato 14 ottobre 2017

Festa vera - Riflessione sul Vangelo di domenica 15 ottobre 2017

Molti anni fa, in una sua celeberrima canzone, Lucio Dalla immaginava un nuovo anno in cui fosse festa ogni giorno. Chi di noi non vorrebbe far festa ogni giorno? La festa è quel momento in cui puoi dimenticarti di tutti i problemi, delle tue preoccupazioni, dei tuoi guai, dei tuoi mali. È il tempo della spensieratezza, della gioia, tempo in cui si mangia e si beve in compagnia: la festa è ciò che più si avvicina alla felicità che tutti cerchiamo.
E se quello che Lucio Dalla cantava come un'utopia potesse invece essere la nostra quotidianità? Senza nemmeno bisogno di trasferirsi a Ibiza o in qualche altra località turistica famosa per la "movida".
Tutta la nostra vita può essere una festa, una grande e gioiosa festa di nozze! Gesù sceglie quella che ai suoi tempi era la festa più importante della vita come immagine per farci capire che Dio
ci chiama a condividere la sua gioia.
Bello!!! Ma sembra ancora più utopico della canzone di Dalla. Non ci crediamo molto, anzi spesso ci sentiamo abbandonati da Dio, ci sembra di affogare nei nostri problemi, nelle nostre fatiche e nei nostri dolori, vorremmo vederli risolti subito, con un colpo di bacchetta magica, vorremmo far festa come fa festa il mondo, evitando i problemi, dimenticando le responsabilità, pensando solo a soddisfare il nostro desiderio di svago. Così l'invito che il Signore ci fa ogni giorno a partecipare al suo banchetto di nozze non lo prendiamo nemmeno in considerazione, ormai non lo riconosciamo nemmeno più. Siamo tanto impegnati, abbiamo tante cose da fare, dobbiamo faticare tanto per poterci conquistare un angoletto di relax e divertimento. Sono finite da poco le ferie e magari stiamo già pensando a quelle prossime. Quando capita qualcosa che scombina, anche solo di poco, i nostri programmi andiamo su tutte le furie, ce la prendiamo con tutto e con tutti, Dio in primis.
Se solo fossimo un po' meno egocentrici, se solo considerassimo la nostra vita da una prospettiva più ampia, se solo iniziassimo a pensare che problemi, difficoltà, fatiche e anche le malattie e le sofferenze non devono necessariamente sparire dalla nostra vita per darci sollievo. C'è un proverbio che dice "non tutti i mali vengono per nuocere", se ogni male, ogni difficoltà e ogni sofferenza della nostra vita la mettiamo nelle mani di Dio, gli permettiamo di guidarci ad affrontarla, di donarci forza, conforto, coraggio allora anche la situazione più difficile diventerà un'occasione di grazia perché "tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (Rm 8,28).
La festa di nozze a cui Dio ci invita non è solo la vita eterna in cui entreremo dopo aver terminato il nostro pellegrinaggio qui su questa terra, non è una promessa lontana, è una gioia vera profonda e autentica che possiamo vivere già da adesso, ogni giorno. Non è una festa come quelle del mondo in cui dimenticarci di ciò che ci opprime, salvo poi ritrovare tutto appena torniamo a casa. È una festa vera, è vivere la nostra vita quotidiana nella gioia del Signore, nella consapevolezza che, qualunque cosa ci accada, siamo figli amati, custoditi nelle mani di Dio e nulla potrà mai strapparci dal suo amore.
Ad ogni festa ci si presenta indossando l'abito adatto, anche alla festa di Dio dobbiamo partecipare con l'abito adatto che è l'abito della fede che abbiamo ricevuto nel Battesimo. È un abito che non è fatto di stoffa ma di fiducia in Dio e nella sua sapienza, è fatto d'amore concreto, vissuto, donato, è fatto di speranza, attesa abbandono alla sua volontà.
Tutto questo non è qualcosa per pochi fortunati, la festa di Dio non ha una lista chiusa, è per ciascuno di noi, è vera e reale, dobbiamo solo accogliere il suo invito, fidarci di lui, partecipare il più possibile al suo banchetto, nutrirci della sua Parola, dei suoi Sacramenti, della sua grazia. Siamo fatti per essere sempre nella gioia, lasciamo la tristezza al demonio, viviamo invece da gioiosi figli di Dio!