Pensieri e riflessioni di un prete carismatico felicissimo di scoprire ogni giorno l'amore fantasioso e tenerissimo di Dio!!!
sabato 30 agosto 2014
Questione di progetti - Riflessione sul Vangelo di domenica 31 agosto 2014
venerdì 8 agosto 2014
Oltre le nostre paure - Riflessione sul Vangelo di domenica 10 agosto 2014
La vita è già abbastanza complicata...
Quante volte ci siamo trovati a dire o ad ascoltare questa frase? Sì, perché spesso la nostra vita è davvero complicata e faticosa. Ma cos'è che la rende così?
I fattori possono essere molti am questa domenica Gesù ci aiuta a metterne a fuoco due: la paura e la presunzione di sapere come debbano andare le cose.
Dopo la moltiplicazione dei pani, l'evangelista Matteo ci riferisce che Gesù dovette costringere i suoi discepoli a partire in barca per l'altra riva del Mare di Galilea, che poi è solo un lago e nemmeno tanto grande. Ma perché dovette costringerli, perché non volevano andare? Non per riguardo a Gesù, perché non volevano lasciarlo solo ma perché sapevano bene che dopo il tramonto del sole sul lago si scatenano molto spesso venti molto forti e ne avevano una gran paura. Quando poi Gesù va loro incontro camminando sulle acque ricadono nuovamente nella paura, credono infatti, che Gesù sia un fantasma, e la loro presunzione di sapere come funzionano le cose li rende incapaci perfino di riconoscere Gesù; anche Pietro, che in uno slancio di fiducia cammina sulle acque verso Gesù, alla prima difficoltà si lascia prendere dalla paura e inizia ad affondare.
È la paura che ci fa affondare, che ci fa dubitare del Signore, di quello che ci chiede e ci propone. Anche noi, come i discepoli, pensiamo di sapere come debbano andare le cose, pensiamo di dover contare solo sulle nostre forze e sulle nostre conoscenze, facciamo fatica a fidarci debbano andare le cose, pensiamo di dover contare solo sulle nostre forze e sulle nostre conoscenze, facciamo fatica a fidarci del Signore, specie quando ci chiede qualcosa che è al di fuori dei nostri programmi o al di là delle nostre sicurezze. Anzi, proprio per non trovarci a doverci misurare con quanto temiamo, spesso preferiamo non ascoltare proprio quello che il Signore ci chiede, preferiamo restare con le nostre certezze e sicurezze.
Gesù invece ci spinge a superare le nostre paure e a mettere in discusione le nostre sicurezze, non per fare di noi dei temerari incoscienti con sprezzo del pericolo e pronti a tutto ma chiedendoci di fidarci di Lui, della sua parola e della sua provvidenza.
Gesù non vuole farci affondare nel mare del dolore ma farci affrontare le tempeste della vita con la sicurezza che quando siamo con Lui, quando compiamo la sua volontà, quando ci fidiamo di quello che ci chiede, troviamo la serenità e la pace.
Iniziamo, allora, questa domenica a dire al Signore: voglio fidarmi di te anche quando mi chiedi qualcosa di cui non penso di essere capace, quando credo di sapere come debbano andare le cose e mi sembra impossibile che possano andare diversamente da così.
Scegliere di fidarsi del Signore più che delle proprie paure non è facile ma è ciò che fa la differenza tra una vita con l'acqua alla gola e una vita che giunge serenamente alla riva.
venerdì 1 agosto 2014
Un poco che diventa tutto - Riflessione sul Vangelo di domenica 3 agosto 2014
Sembra un luogo comune, invece è una triste realtà: abbiamo mille impegni, attività, scadenze, molti di noi vivono come se la sopravvivenza del mondo intero dipendesse da loro, gli altri non arrivano a tanto ma poco ci manca. Ci preoccupiamo per un sacco di cose, vaghiamo a destra e a sinistra in cerca di qualcuno che ci dia un'idea buona, un suggerimento, un consiglio per andare avanti, per risolvere i problemi, per affrontare le difficoltà.
In questo mare di voci che chiedono, pretendono, suggeriscono, informano, gridano, la voce di Dio è una delle tante, la vita cristiana è un impegno tra gli altri, per lo più lo espletiamo con la Messa domenicale e, forse, con una preghiera un po' di fretta la mattina o la sera, perché noi abbiamo tante cose a cui pensare.
Anche le folle ai tempi di Gesù andavano vagando "come pecore senza pastore" ed Egli ne ebbe compassione, ne comprese, cioè le ansie e le preoccupazioni, si prese cura di ciascuno, guarì i malati, insegnò a guardare alla vita con la serenità che nasce quando si compie la volontà del Padre.
Anche a noi fermarci ad ascoltare la Parola di Dio, partecipare alla Messa domenicale, pregare un po', fa bene, ci distende, ci rilassa, ci permette di mettere la vita nelle mani del Signore e lasciarci coccolare da Lui.
Ma poi la Messa finisce e tutto il coro delle altre voci ricomincia, riprendono le ansie e le preoccupazioni, le stesse che avevano i discepoli quella sera di duemila anni fa: hanno bisogno di mangiare, mandiamoli nei villaggi così ognuno si procurerà il cibo necessario. Torniamo, cioè, a dover provvedere da soli alla nostra vita, ad affannarci per riuscire a mettere qualcosa nel piatto, a pagare le bollette...
La risposta di Gesù lascia perplessi i discepoli e forse anche noi: "Non occorre". Non ce n'è bisogno perché c'è Lui, c'è Gesù che ha compassione di quella gente, sa cosa provano, sa quali problemi li preoccupano, sa quali sono i bisogni di ciascuno. Il resto lo sappiamo: prende i cinque pani e i due pesci e sfama tutta quella folla sterminata, ma se lo ha fatto una volta, perché non può farlo ancora? Perché non può prendersi cura anche di noi?
A differenza di quella folla, noi ce ne andiamo, cerchiamo altrove il nostro cibo, il nostro nutrimento, andiamo a chiedere ad altri ciò che ci necessita per vivere, ma gli altri ci danno un cibo terreno, che deperisce (oggi diremmo che ha la data di scadenza) e che non ci sazia.
Che vuol dire? Che dovremmo restare in chiesa tutto il giorno?
No, ovviamente, ma restare con il Signore Gesù, sì! Restare con Lui significa lasciarsi sfamare da Lui, lasciare che prenda il nostro poco e lo moltiplichi, tutto il nostro poco! Viviamo fino in fondo il nostro oggi, consegnandolo tutto al Signore: il nostro lavoro, i nostri impegni di studio, il nostro essere genitori, figli, nonni, fratelli, amici, consegnandogli quello che ci preoccupa, quello che ci sembra che non ci possa bastare e lasciando che provveda Lui a moltiplicarlo.
Se ora state pensando che a dirlo sembra facile ma poi le bollette arrivano lo stesso, vi posso assicurare che se davvero consegniamo tutta la nostra vita al Signore, ma deve essere davvero tutta, non possiamo tenere sotto il nostro controllo nulla, se gli doniamo tutto non ci mancherà mai nulla di quello di cui abbiamo veramente bisogno, di ciò che è davvero necessario. Moltissimi santi di tutti i tempi hanno sperimentato direttamente la grandezza della Provvidenza di Dio ma anche tantissimi fratelli oggi possono testimoniare la stessa cosa. Se a noi non è ancora successo è perché non siamo ancora stati capaci di questo atto di fiducia vero, pieno e totale, ancora ci teniamo qualcosa per noi, ancora non pensiamo che veramente il Signore Gesù possa prendersi cura di noi fino nelle più piccole cose. E invece è proprio così, Gesù ha tanta compassione per ciascuno di noi, ci ama di un amore tenerissimo e non ci vuole far mancare nulla, non ci chiama a vite di privazioni, digiuni e astinenze, ci invita a nutrirci innanzi tutto di Lui e poi a lasciare che sia Lui a guidare la nostra vita, tutto questo perché ci ha amato fino a dare la sua vita per noi.