Ciascuno di noi ha davanti a sé due vite diverse tra cui scegliere, non due modi di vita, due vite vere e proprie. La prima è la vita vecchia, secondo il mondo, l'altra è la vita nuova secondo Gesù. Ognuno di noi è liberodi scegliere quale vivere, senza obblighi o costrizioni.
Vediamo come sono fatte.
C'è la vita del mondo in cui ogni sbaglio, ogni errore, ogni peccato, va pagato e pagato caro, si paga con la vita. È una vita in cui vige la legge della giungla, ciascuno deve pensare a se stesso, al proprio vantaggio, ai propri interessi, deve eliminare chi può essere una minaccia. Le amicizie sono interessate, dettate da un medesimo interesse e quando questo viene meno la parola "amico" non ha più senso. È la vita in cui gli altri sono solo strumenti per ottenere quel che si vuole, non c'è interesse vero per nessuno. È la vita degli scribi e dei farisei del Vangelo che trascinano davanti a Gesù la donna adultera non perché preoccupati della salvezza della sua anima e nemmeno per il marito tradito ma solo con l'intento di mettere in difficoltà quel maestro così scomodo.
E poi c'è la vita nuova che ci propone Gesù, che offre alla donna. È una vita in cui il peccato può essere perdonato e non rimane come un macigno a pesare sulla vita. È una vita in cui non si sente il bisogno di giudicare e condannare gli altri perché si è coscienti delle proprie debolezze ma si sa anche che non sono quelle lunica verità della nostra vita. È la vita in cui il Signore non condanna ma perdona, in cui ci dona una nuova possibilità, in cui ci invita a rialzarci dopo il peccato e a guardare avanti facendo attenzione a non ricaderci. È la vita in cui il Signore ci colma della sua grazia amandoci così come siamo, senza chederci nulla in cambio, senza pretendere da noi la perfezione, aiutandoci, invece, a comprendere il male che ci facciamo col peccato.
A noi decidere, a noi scegliere. Che vita voglio?
Se scelgo la vita nuova di Cristo allora tutto il resto non vale più nulla, posso considerarlo spazzatura perché davanti all'amore misericordioso del Signore Gesù nulla vale, nulla è prezioso, nulla è importante.
Come si fa a scegliere questa vita nuova?
Basta smettere di rispondere al male con altro male e accogliere la misericordia del Signore per me.
Siamo nell'anno della misericordia, mai tempo fu più propizio, non sprechiamolo!
Pensieri e riflessioni di un prete carismatico felicissimo di scoprire ogni giorno l'amore fantasioso e tenerissimo di Dio!!!
sabato 12 marzo 2016
Vita vecchia, vita nuova - Riflessione sul Vangelo di domenica 13marzo 2016
sabato 5 marzo 2016
Il desiderio di Dio - Riflessione sul Vangelo di domenica 6 marzo 2016
"Il mondo è bello perché è vario" recita un vecchio proverbio ed è proprio vero, il mondo è davvero vario! Siamo tutti diversi, non solo d'aspetto, siamo diversi nei modi di fare, nelle idee, nelle convinzioni, nel modo di affrontare la vita. Alcuni sono più intraprendenti, altri più cauti, alcuni sono più ribelli, altri più conservatori, ciascuno di noi ha un modo diverso di approcciarsi alla propria esistenza. Questo vale anche per la relazione con Dio: alcuni non vogliono averci a che fare e se ne stanno lontani, altri invece fanno attenzione ad essere sempre ligi al proprio dovere.
La Chiesa ci propone in questa domenica la parabola del Padre misericordioso (più conosciuta come "il figliol prodigo") che è, a mio parere, il Vangelo centrale di quest'anno giubilare della Misericordia.
Nei due figli possiamo ritrovarci tutti, ciascuno di noi si trova a vivere con Dio la stessa difficoltà di relazione che i due figli hanno con il padre. Alla maggior parte degli uomini, come al figlio minore, capita di attraversare un tempo di lontananza da Dio un tempo in cui si preferisce determinare da soli la propria vita, fare di testa propria, sicuri di saper bene cosa sia meglio per noi. Chi vive una vita di fede può invece trovarsi a vivere una relazione con Dio simile a quella che il figlio maggiore ha con il padre: formalmente molto corretta ma una relazione di servitù non di figliolanza. Entrambi i figli non sono felici, entrambi hanno astio contro il padre, così anche noi ci troviamo ad avere astio nei confronti di Dio, perché non abbiamo la vita che vorremmo, perché ci sentiamo trascurati da Lui, perché ciò che abbiamo non ci soddisfa, perché pensiamo che non capisca il nostro disagio. Entrambi i figli litigano col padre, gli dicono in faccia la loro amarezza e il loro dolore, lo trattano male, ma è proprio lì, in quel momento, proprio quando hanno gridato in faccia al padre tutto quello che hanno nel cuore che il Padre va loro incontro, li abbraccia, gli spiega tutto il suo amore.
Se non abbiamo mai litigato con Dio, forse è il caso di pensarci! So che detto così sembra strano, forse anche blasfemo, ma nella Bibbia sono in tanti ad aver litigato con Dio: Giacobbe ci lotta proprio, Mosè si lamenta spesso con Dio per il compito ingrato che gli ha affidato, Pietro risponde male a Gesù e lo rimprovera più volte, solo per citare i casi più famosi.
Dio non ha paura delle nostre sfuriate, non ha paura nemmeno dei nostri peccati, non si offende se gli diciamo le cose in faccia, se diamo sfogo alle nostre amarezze, sa bene che questo è il nostro modo per tornare ad essere un po' più ragionevoli, per diventare più disponibili a considerare anche un punto di vista diverso dal nostro. Il figlio minore scopre che in fondo a casa del padre non si stava poi così male, il figlio maggiore scopre che tutto quello che pensava proprietà esclusiva di suo padre è in realtà anche suo, ne può godere anche lui.
Forse litigare con Dio ci può aiutare a tirare fuori i nostri sentimenti, a metterci in dialogo veramente, così finalmente il Signore potrà farci capire quanto siamo preziosi per Lui, quanto ci ama, potrà colmarci del suo amore e della sua misericordia.
Siamo nell'anno della Misericordia, non lasciamoci sfuggire questa occasione così preziosa. Se ti senti come il figlio minore, lontano da Dio, se ti vergogni della tua ingratitudine, se pensi di aver fatto troppo male per poter essere perdonato, alzati e torna verso casa, senza paure, senza timori, Dio sta già attendendo il tuo ritorno, non vede l'ora di poterti gettare le braccia al collo e chiamarti nuovamente figlio. Se invece pensi di aver fatto tanta fatica nella tua vita per essere buono, per essere giusto, per essere inappuntabile e sei amareggiato perché ti sembra che Dio non si curi di te, ti sembra che gli altri abbiano quello che vogliono e tu no, di senti trascurato, diglielo! Nella preghiera di' a Dio la tua amarezza e il tuo dolore, non continuare a tenertelo dentro, ti sta rodendo come un tarlo, grida a Dio la tua rabbia ma poi lasciati abbracciare e consolare da Lui, lascia che ti mostri che non ha mai smesso di amarti, di prendersi cura di te, di sostenerti e di custodirti.
In fondo Dio ha un solo grande desiderio abbracciarci, amarci, averci a casa con sé, lasciamo che questo suo desiderio si realizzi.
La Chiesa ci propone in questa domenica la parabola del Padre misericordioso (più conosciuta come "il figliol prodigo") che è, a mio parere, il Vangelo centrale di quest'anno giubilare della Misericordia.
Nei due figli possiamo ritrovarci tutti, ciascuno di noi si trova a vivere con Dio la stessa difficoltà di relazione che i due figli hanno con il padre. Alla maggior parte degli uomini, come al figlio minore, capita di attraversare un tempo di lontananza da Dio un tempo in cui si preferisce determinare da soli la propria vita, fare di testa propria, sicuri di saper bene cosa sia meglio per noi. Chi vive una vita di fede può invece trovarsi a vivere una relazione con Dio simile a quella che il figlio maggiore ha con il padre: formalmente molto corretta ma una relazione di servitù non di figliolanza. Entrambi i figli non sono felici, entrambi hanno astio contro il padre, così anche noi ci troviamo ad avere astio nei confronti di Dio, perché non abbiamo la vita che vorremmo, perché ci sentiamo trascurati da Lui, perché ciò che abbiamo non ci soddisfa, perché pensiamo che non capisca il nostro disagio. Entrambi i figli litigano col padre, gli dicono in faccia la loro amarezza e il loro dolore, lo trattano male, ma è proprio lì, in quel momento, proprio quando hanno gridato in faccia al padre tutto quello che hanno nel cuore che il Padre va loro incontro, li abbraccia, gli spiega tutto il suo amore.
Se non abbiamo mai litigato con Dio, forse è il caso di pensarci! So che detto così sembra strano, forse anche blasfemo, ma nella Bibbia sono in tanti ad aver litigato con Dio: Giacobbe ci lotta proprio, Mosè si lamenta spesso con Dio per il compito ingrato che gli ha affidato, Pietro risponde male a Gesù e lo rimprovera più volte, solo per citare i casi più famosi.
Dio non ha paura delle nostre sfuriate, non ha paura nemmeno dei nostri peccati, non si offende se gli diciamo le cose in faccia, se diamo sfogo alle nostre amarezze, sa bene che questo è il nostro modo per tornare ad essere un po' più ragionevoli, per diventare più disponibili a considerare anche un punto di vista diverso dal nostro. Il figlio minore scopre che in fondo a casa del padre non si stava poi così male, il figlio maggiore scopre che tutto quello che pensava proprietà esclusiva di suo padre è in realtà anche suo, ne può godere anche lui.
Forse litigare con Dio ci può aiutare a tirare fuori i nostri sentimenti, a metterci in dialogo veramente, così finalmente il Signore potrà farci capire quanto siamo preziosi per Lui, quanto ci ama, potrà colmarci del suo amore e della sua misericordia.
Siamo nell'anno della Misericordia, non lasciamoci sfuggire questa occasione così preziosa. Se ti senti come il figlio minore, lontano da Dio, se ti vergogni della tua ingratitudine, se pensi di aver fatto troppo male per poter essere perdonato, alzati e torna verso casa, senza paure, senza timori, Dio sta già attendendo il tuo ritorno, non vede l'ora di poterti gettare le braccia al collo e chiamarti nuovamente figlio. Se invece pensi di aver fatto tanta fatica nella tua vita per essere buono, per essere giusto, per essere inappuntabile e sei amareggiato perché ti sembra che Dio non si curi di te, ti sembra che gli altri abbiano quello che vogliono e tu no, di senti trascurato, diglielo! Nella preghiera di' a Dio la tua amarezza e il tuo dolore, non continuare a tenertelo dentro, ti sta rodendo come un tarlo, grida a Dio la tua rabbia ma poi lasciati abbracciare e consolare da Lui, lascia che ti mostri che non ha mai smesso di amarti, di prendersi cura di te, di sostenerti e di custodirti.
In fondo Dio ha un solo grande desiderio abbracciarci, amarci, averci a casa con sé, lasciamo che questo suo desiderio si realizzi.
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