Ci sono delle pagine del Vangelo che ci piacciono molto, che siamo sempre felici di ascoltare, ma ce ne sono altre che ci piacciono un po' meno, che quando le ascoltiamo la domenica... diciamo che non ci fanno impazzire dalla gioia.
La pagina di questa domenica, che molti intitolerebbero "ama i tuoi nemici", è probabilmente una di quelle meno amate. Forse la sentiamo molto distante dal nostro vissuto, ci sembra che Gesù ci chieda qualcosa di troppo grande per le nostre forze.
Ma davvero può essere così? Ma davvero il Signore può chiederci qualcosa di cui non siamo capaci?
Non sarà forse che siamo noi ad aver capito male?
Proviamo allora ad ascoltare meglio quello che ci viene proposto.
Gesù in poche parole descrive quello che è il nostro quotidiano: voler bene a chi ti vuole bene ma star ben alla larga da chi ti è ostile e se ti fa qualcosa di male tu vendicati. La nostra vita, cioè, ha per centro il nostro Io quindi chi mi è amico lo tratto bene, chi non lo è... proprio non lo tengo in considerazione. Guardiamoci bene nel cuore con obbiettività e non potremo che concordare con questa descrizione.
Ma che tipo di vita è questa? È una vita felice? Se mi guardo intorno direi di no! Mi sembra piuttosto una vita in cui ci si accontenta di tirare a campare.
Gesù, però, desidera per ciascuno di noi una vita veramente felice e così ci invita a cambiare prospettiva, a mettere al centro della nostra vita Dio che ragiona in modo molto diverso da noi. È un Padre che ama tutti i suoi figli, buoni e cattivi, giusti e ingiusti, perché un padre fa così, ama i suoi figli sempre, anche quando disobbediscono, si comportano male, gli fanno del male.
Ma Lui è Dio e noi come possiamo pensare di essere capaci di amare come ama Lui?
È stato difficile nascere, assomigliare ai vostri genitori, imparare la loro lingua? No! Nessuno di noi ha faticato per avere gli occhi del colore di quelli di papà o i capelli del colore di mamma, nessuno di noi ha faticato per imparare la lingua dei nostri genitori, siamo cresciuti con loro. Amare come ama Dio non è diverso!
Ogni giorno (e più volte al giorno, spero) eleviamo a Dio la preghiera che ci ha insegnato suo Figlio Gesù che inizia con le parole "Padre nostro". Non sono mica parole a caso! Se Gesù ci invita a rivolgerci a Dio chiamandolo Padre è perché è davvero così, perché è davvero nostro Padre! Siamo noi che forse diciamo questa parola dandole poco peso. San Francesco spesso quando iniziava il Padre nostro non riusciva ad andare oltre la prima parola perché solo l'idea di poter chiamare Dio Padre, e quindi essere suo figlio, lo faceva impazzire dalla gioia.
Proviamo allora a metterci un po' di fiducia in più quando preghiamo il Padre nostro, crediamo che siamo davvero suoi figli e quindi gli assomigliamo in quella che è la sua caratteristica principale: l'amore. Amare i nostri nemici è un atto eroico solo se pensiamo di poterlo fare col nostro piccolo e freddo cuore, se invece ci apriamo al dono dello Spirito Santo e lasciamo che sia Lui, che è l'Amore del Padre, ad amare in noi il voler bene a chi ci fa del male non sarà altro che un atto del tutto naturale. San Paolo ci ricorda che noi siamo tempio di Dio e che lo Spirito abita in noi, non teniamolo rinchiuso! Lasciamo che ci insegni il linguaggio del Padre che è il linguaggio dell'amore per tutti.
Il nostro ego cercherà di frenarci dicendoci che vivere così è vivere da fessi che si fanno imbrogliare e opprimere dagli altri, non diamogli retta!
Pensiamoci bene: stiamo meglio quando portiamo rancori e litighiamo o quando viviamo in pace volendo bene a tutti? Io penso che una vita davvero gioiosa sia quella in comunione e in pace con tutti.
All'inizio sarà un po' difficile, le cattive abitudini sono dure da perdere, ma se non ci lasciamo scoraggiare e ci impegniamo innanzi tutto ad aprire il cuore all'azione dello Spirito (dobbiamo pregare, se non fosse sufficientemente chiaro), piano piano ci accorgeremo che non è così complicato, anzi che è davvero bellissimo! Una vita d'amore vero è una vita di gioia perché ci fa essere più noi stessi ci fa vivere da quello che siamo: figli amati che somigliano al loro Padre.
Luca Rossetti, Trinità, Chiesa San Gaudenzio, Ivrea. |
Ma davvero può essere così? Ma davvero il Signore può chiederci qualcosa di cui non siamo capaci?
Non sarà forse che siamo noi ad aver capito male?
Proviamo allora ad ascoltare meglio quello che ci viene proposto.
Gesù in poche parole descrive quello che è il nostro quotidiano: voler bene a chi ti vuole bene ma star ben alla larga da chi ti è ostile e se ti fa qualcosa di male tu vendicati. La nostra vita, cioè, ha per centro il nostro Io quindi chi mi è amico lo tratto bene, chi non lo è... proprio non lo tengo in considerazione. Guardiamoci bene nel cuore con obbiettività e non potremo che concordare con questa descrizione.
Ma che tipo di vita è questa? È una vita felice? Se mi guardo intorno direi di no! Mi sembra piuttosto una vita in cui ci si accontenta di tirare a campare.
Gesù, però, desidera per ciascuno di noi una vita veramente felice e così ci invita a cambiare prospettiva, a mettere al centro della nostra vita Dio che ragiona in modo molto diverso da noi. È un Padre che ama tutti i suoi figli, buoni e cattivi, giusti e ingiusti, perché un padre fa così, ama i suoi figli sempre, anche quando disobbediscono, si comportano male, gli fanno del male.
Ma Lui è Dio e noi come possiamo pensare di essere capaci di amare come ama Lui?
È stato difficile nascere, assomigliare ai vostri genitori, imparare la loro lingua? No! Nessuno di noi ha faticato per avere gli occhi del colore di quelli di papà o i capelli del colore di mamma, nessuno di noi ha faticato per imparare la lingua dei nostri genitori, siamo cresciuti con loro. Amare come ama Dio non è diverso!
Ogni giorno (e più volte al giorno, spero) eleviamo a Dio la preghiera che ci ha insegnato suo Figlio Gesù che inizia con le parole "Padre nostro". Non sono mica parole a caso! Se Gesù ci invita a rivolgerci a Dio chiamandolo Padre è perché è davvero così, perché è davvero nostro Padre! Siamo noi che forse diciamo questa parola dandole poco peso. San Francesco spesso quando iniziava il Padre nostro non riusciva ad andare oltre la prima parola perché solo l'idea di poter chiamare Dio Padre, e quindi essere suo figlio, lo faceva impazzire dalla gioia.
Proviamo allora a metterci un po' di fiducia in più quando preghiamo il Padre nostro, crediamo che siamo davvero suoi figli e quindi gli assomigliamo in quella che è la sua caratteristica principale: l'amore. Amare i nostri nemici è un atto eroico solo se pensiamo di poterlo fare col nostro piccolo e freddo cuore, se invece ci apriamo al dono dello Spirito Santo e lasciamo che sia Lui, che è l'Amore del Padre, ad amare in noi il voler bene a chi ci fa del male non sarà altro che un atto del tutto naturale. San Paolo ci ricorda che noi siamo tempio di Dio e che lo Spirito abita in noi, non teniamolo rinchiuso! Lasciamo che ci insegni il linguaggio del Padre che è il linguaggio dell'amore per tutti.
Il nostro ego cercherà di frenarci dicendoci che vivere così è vivere da fessi che si fanno imbrogliare e opprimere dagli altri, non diamogli retta!
Pensiamoci bene: stiamo meglio quando portiamo rancori e litighiamo o quando viviamo in pace volendo bene a tutti? Io penso che una vita davvero gioiosa sia quella in comunione e in pace con tutti.
All'inizio sarà un po' difficile, le cattive abitudini sono dure da perdere, ma se non ci lasciamo scoraggiare e ci impegniamo innanzi tutto ad aprire il cuore all'azione dello Spirito (dobbiamo pregare, se non fosse sufficientemente chiaro), piano piano ci accorgeremo che non è così complicato, anzi che è davvero bellissimo! Una vita d'amore vero è una vita di gioia perché ci fa essere più noi stessi ci fa vivere da quello che siamo: figli amati che somigliano al loro Padre.